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Palazzina Laf , esordio alla regia dell’attore tarantino Michele Riondino, è stato presentato ieri sera al Cinema Galleria di Bari alla presenza del regista che dopo la proiezione ha intessuto un dibattito molto interessante ed articolato con il numeroso pubblico coinvolto e partecipe.

Palazzina Laf racconta una storia vera, la prima storia di mobbing italiana, narrata attraverso la verità di chi l’ha vissuta. Taranto, 1997, l’operaio Caterino Lamanna, impiegato all’Ilva, vive insieme alla sua fidanzata in una masseria caduta in disgrazia per la sospensione degli allevamenti proprio a causa dell’inquinamento provocato dalla vicina fabbrica. Per realizzare il suo sogno di sposarsi e trasferirsi in città decide di accettare la proposta del suo dirigente, Giancarlo Basile (Elio Germano), che gli propone di diventare una sorta di spia tra gli altri lavoratori in modo da essere sempre informato su ciò che realmente succede soprattutto tra i sindacalisti più attivi e contestatori, dunque scomodi e pericolosi, come Renato Morra (Fulvio Pepe). Per promozione Caterino chiede di essere trasferito alla Palazzina Laf, una sorta di paradiso, crede lui, dove gli operai oziano tutto il giorno. Scoprirà invece che la palazzina inutilizzata dell’impianto è in realtà un reparto fantasma dove vengono trasferiti i dipendenti più sindacalizzati e soprattutto quelli che non accettano di lavorare con mansioni e qualifiche inferiori al loro titolo e dove sono costretti a trascorrere la propria giornata senza fare nulla e senza appunto lavorare.

Il film è tutto reale, è un film di parte,un film ideologico, un film politico ma è un film vero che racconta storie vere, scritte in una sentenza del 2001 che ha condannato la proprietà e la dirigenza dell’Ilva per tentativo di violenza privata in quanto il termine mobbing non esisteva ancora nella terminologia della giurisdizione del lavoro.

Palazzina laf è un film scritto e diretto dal figlio di un operaio dell’Ilva, portatore e difensore della cultura operaista, predestinato all’assunzione in fabbrica come figlio primogenito di un impiegato in cambio del suo prepensionamento, ma è un film che paradossalmente nella visione del regista difende l’industria per come dovrebbe essere, per quella che dovrebbe essere, per la funzione ideale sociale che dovrebbe assolvere, e che cioè dovrebbe tutelare ed arricchire la comunità producendo un progresso benefico e non distruttivo e mortale invece di puntare esclusivamente al profitto. Riondino conosce e riconosce dunque la storia ed il valore dell’impianto siderurgico tarantino che negli anni ‘70/80 ha permesso ad una città come Taranto di crescere, arricchirsi, svilupparsi diventando l’unica città del meridione che subiva un’emigrazione al contrario, ma, ne vuole raccontare la mal gestione, la cattiva ed inumana dirigenza che non ha saputo amarla, tutelarla, rinnovarla perché se gli impianti fossero stati mantenuti con tecnologie moderne ed avanzate probabilmente avrebbero provocato molte meno catastrofi ambientali e conseguentemente umane.

Se Palazzina Laf, reparto fantasma dell’ex-Ilva, è nata proprio per costringere il lavoratore o a licenziarsi o ad accettare alcune condizioni che poi avrebbero comunque determinato un licenziamento, Palazzina Laf il film, nasce proprio a difesa dell’articolo 18 (il proprietario non può licenziare il lavoratore senza una giusta causa) per raccontare attraverso la prima storia di mobbing italiana l’importanza di “certi” diritti conquistati dai lavoratori ed il dovere da parte della comunità di difenderli e promuoverli invece di rimuoverli e denigrarli.

Michele Riondino firma un film preziosissimo per contenuti e stile in cui echeggiano sia Pietro Germi che Francesco Rosi, e tanto cinema importante del passato, in cui la differenza sta nella volontà di non fare semplicemente un film a tema ma un lavoro collettivo artistico imperniando la sua forza ed originalità nel validissimo cast artistico Elio Germano, Vanessa Scalera, Anna Ferruzzo, Paolo Pierobon, Domenico Fortunato, Fulvio Pepe, Gianni D’Addario, Eva Cela, Michele Sinisi, Marina Limosani e Riondino stesso, in Maurizio Braucci cosceneggiatore, Julien Panzarasa al montaggio, Teho Teardo per l’ottimo commento sonoro e Diodato con la canzone La mia terra che accompagna i titoli di coda.

.Palazzina Laf, presentato in anteprima allla 18* Festa del Cinema di Roma, sarà distribuito in sala dal 30 novembre da Bim Distribuzione.

Correte a vederlo.

Foto di Fanny La Monica (riproduzione riservata)

Fanny La Monica