Tempo di lettura: 6 minuti

Il Caso Pantani “ – l’Omicidio di un Campione – film prodotto dalla Mr. Arkadin Film, con la Regia di Domenico Ciolfi; attori : Marco Palvetti, Fabrizio Rongione, Brenno Placido e con Francesco Pannofino e Monica Camporesi, nell’approdare nella bellissima cittadina dei Monti Dauni, riempie la sala cinema della appena inaugurata Biblioteca del Castello “ Orazio Sgambati “, e lascia strascichi di emozione accompagnati da lagrime che scivolando sui volti dei presenti, son diventate ricordo di un campione che non smette di alloggiare nei cuori di tutti noi. “ Vai Pirata “ , il ricorrente incitamento che ha accompagnato il racconto di come nasce il film e di come il film abbia preso le coscienze di milioni di spettatori.

Una introduzione, quella del giornalista Maurizio Varriano che ha preso spunto dalla splendida canzone “ Il Bandito ed il Campione “ di De Gregori, magistralmente, come sempre, interpretata da Lino Rufo. Sembrava quasi scritta per Pantani e non per Girardengo.Un incrocio di destini in una strana storia, quando si correva per rabbia o per amore. Vai Pantani, vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone. Sante il bandito mette proprio paura. Fu antica miseria o un torto subito a fare il ragazzo un “feroce bandito”. – Nel prendere la parola, il Sindaco Nunno, che della cultura ne ha fatto bandiera, dopo i saluti e ricordi passati, ha mostrato una foto in cui trae il campione proprio con l’allora giovane sindaco. L’emozione ha iniziato a dettare il sopravvento in una sala decisamente attenta, gremita e passionale.

Poi, Tommaso Depalma, già sindaco di Giovinazzo ed oggi referente regionale per il turismo in bicicletta, grande appassionato di ciclismo ed amico di tanti campioni, già dirigente della Federazione Italiana Ciclismo e delegato Anci per la mobilità sostenibile, ha ripercorso la vita del Pirata con aneddoti e situazioni temporali. Un viaggio nel ricordo che, nel concedere la parola agli attori della serata, il regista del Film, Domenico Ciolfi e l’attrice Monica Camporesi, nel film la fidanzata di Pantani, ha avuto il culmine emozionale. Un racconto che ha lasciato il segno, dubbi, ricordi. Dalle vittorie al tramonto indotta da scellerate condizioni di subalternità, antagonismo, cattiveria, distacco e purtroppo, mala vita organizzata. Un racconto che nell’arrivare alla morte del campione, ha scolpito nelle menti dei presenti, la grandezza dell’uomo che effimera mente, può tradursi in “ Omicidio di un Campione “. Appassionate e di grande impatto emotivo il racconto interiore dell’attrice Camporesi nel ricordare un Pantani solo, distrutto dalle faccende di droga tanto da indurlo al tradimento, alla discontinuità relazionale, alla fine di un percorso fatto di vittorie ma anche di tanti bocconi amari. Il film campione di incassi 2021/2022, proiettato in centinaia di sale cinematografiche italiane ed estere, pluripremiato, ha inteso essere il veicolo per una verità nascosta che ancora fa discutere, ancora non trova la sua retta via. Un campione che venne messo al bando da falsità incommensurabili che ancor oggi gridano vendetta. Marco Pantani fu trovato morto il 14 febbraio 2004. Ciclista con caratteristiche di scalatore puro fu soprannominato “il Pirata” (o anche “Pantadattilo“, appellativo attribuitogli dal giornalista Gianni Mura), è considerato tra i più forti scalatori puri di ogni tempo per i suoi record in salita e i riconoscimenti da parte di altri corridori. La sua carriera, costellata da incidenti e contrattempi più o meno gravi, a più riprese si rese appassionante per il pubblico. Escluso dal Giro d’Italia 1999 a causa di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda.

Pur tornato alle gare l’anno seguente, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato, chiudendosi molto e abbandonandosi nella vita privata all’uso di droghe, come la cocaina. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi con conseguente edema polmonare e cerebrale, così come provato dall’autopsia del 2004 e da una successiva perizia medico-legale del 2015, questo secondo la tesi giudiziaria. Le circostanze della sua morte, al pari di quelle della sua esclusione dal Giro 1999, sono ancora oggetto di dibattito. Solo qualche mese fa la Procura di Rimini ha riaperto il caso non escludendo l’omicidio e questo anche grazie al film prodotto dalla Mr. Arkadin film. A distanza di ben diciannove anni dalla sua morte , la madre e tutti noi, siamo ancora alla ricerca di una verità che forse è davvero li a portata di mano.- Si riuscirà a ridare finalmente dignità ad un campione morto tra indifferenza e coscienze sporche di sangue?- Il film ha aperto nuovi scenari, il Mondo del ciclismo decisamente cambiato. Rimini è li con le sue storie e le sue contraddizioni, senza più il suo albergo “ Hotel le Rose “, non cancellando però il simbolo di una morte assurda. Lino Rufo canta De André che con la sua splendida “Rimini”, ci offre il miglior spaccato per concederci un attimo di riflessione : – Lei gli toglie le manette ai polsi, gli rimbocca le lenzuola. Ho inventato un regno e lui lo ha macellato, su una croce di legno. E due errori ho commesso, due errori di saggezza, abortire l’America ( nel film un passaggio decisivo sulle sponsorizzazioni americane ). Non regalate terre promesse a chi non le mantiene – Rimini Rimini……. –

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.