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Camminando verso l’oceano di Domenico Scialla è un romanzo visionario, in cui si racconta una storia emozionante in un intreccio di presente e passato, di realtà e fantasia. I protagonisti dell’opera sono Richardo (Rich) e Stefania (St), due compagni d’avventura che decidono di fare un viaggio a piedi fino a Finisterre, passando per Santiago di Compostela; di tappa in tappa, di ostello in ostello, percorrono una strada piena di pellegrini e di semplici camminatori in cerca di libertà e di un profondo contatto con gli esseri viventi e la natura. È un percorso che diventa un appuntamento fisso per i due amici perché affrontato in diversi anni, aggiungendo sempre qualche chilometro in più; è un cammino fondamentale in un momento della vita in cui si hanno poche certezze: soprattutto Rich vive una fase in cui sta mettendo in discussione tutta la sua esistenza. Stefania diventa quindi per lui un conforto, essendo saggia e consapevole – «St mi suggerisce di distaccarmi da tutto ciò che è la mia vita e vivere solo quello che riguarda questa situazione». Stefania è però anche una giovane donna enigmatica e stravagante, che non vuole avere un legame con Rich se non quando viaggiano insieme nelle due settimane del Cammino; per il resto dell’anno ella sparisce, a volte in modi decisamente teatrali. Fino all’ultimo viaggio, in cui ella scompare senza lasciare tracce a pochi chilometri dall’arrivo a Finisterre: è con questa misteriosa sparizione che il romanzo si apre, con Rich disperato alla ricerca della sua amica. L’opera poi fa un salto nel passato, mostrando i ricordi del ragazzo, per poi tornare, alla fine della storia, al presente e allo smarrimento del suo protagonista. Ma cosa è accaduto a Stefania? E perché al lettore pare che lo scrittore giochi con lui? Domenico Scialla si diverte a confonderci, e a farci sentire persi esattamente come Rich: in fondo le ansie, le paure e le debolezze del ragazzo sono anche le nostre, ed è quindi normale sentirsi vicini a lui. Lo stesso Cammino è la metafora della nostra esistenza, in cui è importante il viaggio e non la meta, e in cui capita di incontrare persone speciali che fanno un pezzo di strada con noi prima di abbandonarci. Stefania in tal merito sembra apparire quando il protagonista ha davvero bisogno di lei; che sia una guida spirituale o un’anima a lui destinata, la ragazza diventa un enigma di difficile comprensione, almeno fino al bel colpo di scena che avviene nell’epilogo.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.