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“Se mai qualcuno, mentre rincasavano, li avesse sottoposti all’alcoltest nessuno dei quattro avrebbe conservato la patente, ma tutti avrebbero saputo come farsela ridare il giorno dopo”, parole che riassumono il senso profondo del romanzo di Giuseppe Resta, “I re dell’Africa”. Un’opera di denuncia che con un linguaggio incisivo, personaggi ben costruiti e un ritmo incalzante affronta il tema dell’abuso di potere da diverse angolazioni: dalla corruzione, all’illegalità, ai favoritismi, all’inquinamento ambientale, all’evasione fiscale, allo sfruttamento. Azioni criminali messe in atto da coloro che, sentendosi padroni indiscussi, ignorano il rischio a cui stanno sottoponendo la propria gente, l’ambiente e anche sé stessi, poiché, alla fine, ogni scelta immorale è destinata a ritorcersi contro. Giudice supremo la Nemesi, la Giustizia che, con la sua sapienza, ristabilisce sempre l’ordine delle cose. Molto efficaci risultano inoltre le descrizioni degli ambienti in cui si articolano le vicende. Ogni particolare assume importanza e tridimensionalità e questo consente al lettore di sentirsi parte della storia, di vedere con i propri occhi i luoghi e le ambientazioni in cui numerosi personaggi si avvicendano, dando vita a un’intricata rete di relazioni alle quali assiste un narratore singolare: il Vento. Con il suo fluire leggero e potente è proprio lui a introdurre ogni capitolo dell’opera, proponendo considerazioni e pareri in merito a ciò che sta accadendo. Fatti raccontati attraverso flashback che, seguendo una dinamica di causa-effetto, danno vita a una storia ben articolata e coerente. Un romanzo corale ambientato nel Sud Italia, ispirato a fatti di cronaca e che vede protagonisti uomini senza scrupoli come il commercialista Marcello Negri, l’imprenditore Fabrizio Pignatelli, il costruttore edile Gianni Mingolla e il politico Silvio Cagnazzo, ai quali si aggiungono una vasta rete di figure corrotte appartenenti a diversi settori, contrastate, dall’altra parte, da uomini di legge e persone dai saldi principi. Nadia è tra queste, una ragazza di fede comunista che nonostante i suoi ventidue anni, combatte le ingiustizie in ogni modo possibile ed è proprio su questo aspetto che l’opera di Resta pone l’accento: contrastare l’illegalità e l’abuso di potere partendo dalle piccole azioni quotidiane. Ognuno di noi con il suo operato può evitare che si creino determinate situazioni. Non bisogna pensare che il degrado e la corruzione siano solo responsabilità delle grandi menti criminali ma siamo tutti noi, volontariamente o involontariamente, a permettere che, nel tempo, certi fenomeni assumano l’aspetto macroscopico e incontrastabile di cui sentiamo parlare continuamente. Anche l’ingiustizia più grande nasce dal piccolo ed è questo uno dei punti fondamentali contenuti ne “I re dell’Africa”, a cui si aggiunge l’importanza di combattere con determinazione ogni forma di ingiustizia perpetrata nei confronti delle persone e dell’ambiente.