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"SaharaProcessi naturali, semplici tecniche di costruzione e simulazioni al computer hanno dato vita ad un nuovo sistema davvero low-cost per umidificare e raffrescare aria e acqua e che potrebbe rivoluzionare  l’agricoltura nei paesi più aridi.Le piante crescono bene con il calore, ma oltre una certa temperatura la richiesta di acqua da parte delle coltivazioni aumenta a dismisura. Questo costituisce un grossissimo problema nei paesi più aridi del pianeta dove neanche l’acqua da bere è sufficiente al fabbisogno individuale e l’agricoltura assorbe  ben il 70% delle risorse idriche a disposizione.La soluzione arriva dalla Seawater Greenhouse, progetto studiato, realizzato, collaudato e dai risultati assolutamente garantiti. Il fine di queste speciali serre è quello di ospitare piante che richiedono molta meno acqua per crescere e perfino quello di produrre acqua distillata. Il tutto è alimentato dai raggi solari e dall’acqua marina.La facciata più esposta al vento è un evaporatore lungo il quale scorre acqua di mare. L’aria che entra dall’evaporatore e il calore all’interno della serra determinano l’immissione di vapore all’interno della serra. L’ambiente è così umidificato e raffrescato. Sul lato opposto si trova un altro evaporatore con acqua marina che, aggiungendo il proprio effetto a quello del primo evaporatore porta l’acqua satura all’interno di un condensatore mantenuto freddo da "Saharaaltra acqua marina che scorre al di sotto delle coltivazioni. Il flusso dell’aria è guidato da ventilatori in un ambiente annesso alla serra (la shade house),  ombreggiato e coperto da una semplice terra dove avviene la vera e propria coltivazione. Nella Greenhouse l’illuminazione è garantita da speciali vetri che lasciano entrare la luce, ma tengono fuori i raggi infrarossi. Le condizioni così create sono ideali per le piante: fresche, umide e luminose.Tutte le componenti della Seawater Greenhouse sono low-cost.  La struttura è di acciaio leggero, la stessa usata per le più comuni serre, le tubazioni in polietilene (economico ed efficace) e gli evaporatori in cartone. Il progettista ha previsto anche questo: il cartone a contatto con il carbonato di calcio contenuto nell’acqua marina diventa più resistente. Il tutto è riciclabile al 100%.Il progetto specifico delle Seawater Greenhouse è nato dalla mente di Charlie Paton che con Michael Pawlyn (architetto esperto di strutture bio-sostenibili) e Bill Watts (esperto di efficienza energetica applicata agli impianti industriali) ha dato vita al Sahara Forest Project. Il progetto, annunciato pochi giorni fa sul quotidiano sudafricano Mail&Guardian, è più ampio e si pone come fine quello di rendere coltivabili le aree più aride del pianeta attraverso le Seawater Greenhouse, e di produrre energia elettrica attraverso i sistemi a concentrazione solare, sistemi che convogliano l’energia solare attraverso semplici specchi e che hanno enormi potenzialità.Paton ha studiato le Seawater Greenhouse dal 1991; il prototipo fu costruito l’anno successivo in Gran Bretagna ed assemblato in Tenerife, luogo idealmente arido per la sperimentazione. I risultati dimostrarono subito l’efficacia delle Seawater Greenhouse: normalmente in queste terre sono necessari 8 l di acqua per mq, con le serre di Paton ne sono stati sufficienti 1,2 l. Un’ulteriore conferma avvenne anche nell’esperimento del 2000 ad Abu Dabi, dove fu definito meglio anche l’aspetto della serra. Nel 2004 un’altra Seawater Greenhouse è stata costruita nell’Oman.Il mantenimento di una Seawater Greenhouse in termini di umidità, e quindi di consumo di acqua, è più economico di una normale serra ed i costi del primo impianto possono essere ammortizzati in modo continuato nel tempo aumentando le aree all’ombra coltivabili. Sono molto più ecologiche dei dissalatori, che richiedono una buona dose di energia per funzionare, e richiedono una sola condizione: la vicinanza la costa.Per approfondimenti: www.seawatergreenhouse.com

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.