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I Giovani? Diceva Don Bosco : Studio, lavoro e preghiera: ecco ciò che li manterrà buoni”. E Poi ancora: Non sarà mai buono a comandare chi non è capace di ubbidire”. È in ultimo : “Per imparare è necessario leggere, leggere libri molto utili”. Nella giornata della morte di Giovanni Melchiorre Bosco, noto come don Bosco ( 31 gennaio 1888), presbitero e pedagogo italiano, fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, canonizzato da papa Pio XI il primo aprile 1934,  non si può non pensare ai giovani e alle nostre generazioni future. Il nostro avvenire, la luce nuova, l’alba migliore di un tempo liquido, ombroso , ricco di incertezze e vuoti profondi nell’animo e nei cuori diventati duri come marmi, difficili ormai da scalfire. L’uomo, prima ancora del parroco, legato ai giovani, che a suo tempo seguiva anche nei cantieri e nei luoghi di lavoro, che riuscì iniettare quel virus buono legato al lavoro e allo studio tutto infarcito di preghiera. La nascita di laboratori, con artigiani adulti, che insegnavano ai giovani  senza un futuro professionale , un mestiere specializzato. Iniziative che diventarono il fulcro della futura scuola salesiana. La promozione di una “ mutua salesiana per i suoi protetti” un’idea che si concretizzò con un regolamento che entro in vigore il primo giugno del 1850. Da ricordare quel rapporto con le autorità reali con il quale stipulò degli accordi per far uscire dal carcere giovani minorenni per alcune ore al giorno in modo che potessero imparare il mestiere e non ricadessero in futuro negli stessi errori,  tutto sotto la sorveglianza dello stesso don Bosco e dei suoi collaboratori. Il primo metodo di recupero sociale dei giovani . Come non essere attratti dalla lettura di quelle pagine dove si racconta dell’estate del 1854  quando scoppiò il colera a Torino, nel Borgo Dora,  dove tutti gli studenti guidati dal Santo misero a disposizione la propria persona per soccorrere le popolazioni. Il miracolo fu che nessuno di questi giovani fu contagiato dal morbo. Poi le tante missioni : in Argentina , terra della grande migrazione italiana dell’Ottocento  fondo i Cooperatori considerati da don Bosco come Salesiani esterni. Un’azione sociale utilizzando il suo metodo quello definito del sistema preventivo: al giovane viene offerto un ambiente nel quale è incoraggiato a dare il meglio di sé , nel riconoscimento dei propri talenti e dei propri limiti nel rispetto degli altri. Ragionevolezza e metodo della persuasione contro  sull’impostazione violenta e dell’uso smisurato dell’imperativo : “Qui comando io”. Quel pensiero continuo dei giovani come espressione di creatività se solo fossero messi in grado di esprimerla evitando fughe incontrollate e possibili spopolamenti. Giovanni Paolo II lo definì “Padre e maestro della gioventù”. Un mastro e un padre che con il tempo è svanito e dove l’attualità ne avverte spesso la mancanza. Ecco perché vale la pena ricordarlo e portarlo sempre insieme nel quotidiano soprattutto quando si incontrano i giovani, luce e speranza di tutti e per tutti. Il tema fondamentale è che oggi manca più di tutti un educatore come Don Bosco. Altro solo chiacchiere.

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.