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Don Lorenzo Milani, il prete “scomodo” persino alla Chiesa Cattolica degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, fu un autentico apostolo dell’educazione popolare, un apostolo con la grammatica in mano, perché visse il suo quotidiano impegno pastorale nella Scuola di San Donato a Calenzano prima e in seguito a Barbiana, per dare la parola, unico strumento di riscatto umano e sociale, ai poveri, e affrancarli dalla omologazione e dalla oppressione di coloro che, padroneggiando la lingua, li asservivano al loro potere. Tra i tanti studi e scritti finora pubblicati sul pensiero e sull’opera di Don Milani, interessante è anche questa ricerca di Antonio Calisi, in quanto getta un ulteriore fascio di luce su questo, come egli scrive, «prete-maestro che scende dall’altare e dalla cattedra per condividere con la propria gente l’affanno della vita». La particolare dedizione che Calisi, docente di Religione Cattolica presso l’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Liceo Classico “Socrate” di Bari, dedica a questo educatore deriva certamente dall’influenza che Don Milani ha esercitato sulla sua vita e sul suo insegnamento, che si è sempre ispirato alla metodologia educativa della Scuola di Barbiana, nel tentativo di coinvolgere quanti più ragazzi nella immediatezza della logica del Vangelo, trasmettendo loro il fascino della Parola. In questo saggio Calisi, ricordando che Don Milani è stato annoverato come autentico «testimone di Cristo, innamorato della Chiesa», nonché come «educatore appassionato e sempre dalla parte degli ultimi», ripercorre i momenti salienti della sua vita, inquadrandoli al meglio nel contesto storico di appartenenza. La conversione di Lorenzo e la scelta di entrare in seminario vengono giustamente definite dall’autore «libere e incondizionate», e mi sembra importante e necessario rimarcare quella libertà decisionale, tante volte – ancora oggi – negata. Una figura non convenzionale quella di Lorenzo: lui, così vicino agli ultimi, agli umili, agli emarginati, pronto a donarsi completamente pur di far del bene, sempre tenendo presente la logica del Vangelo e la necessità della Chiesa. Infatti, così scriveva don Milani in una delle lettere che Calisi riporta: «Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa». La ricostruzione della biografia di Don Lorenzo e tutto il suo operato nascono proprio dall’analisi delle sue parole, minuziosamente riportate in questo volume. Il Calisi mostra di conoscere e padroneggiare l’opera omnia del Priore di Barbiana, e sceglie con cura le fonti necessarie a ricostruirne il pensiero e l’operato. Ne deriva un testo coeso e coerente, ben strutturato, che non può non incuriosire il lettore, desideroso di scoprire – dalle parole di Don Milani e dall’analisi dell’autore – come quella figura di “prete-maestro” abbia operato nell’arco della sua, seppur breve, vita. Pertanto, ritengo che questo saggio di Calisi sia da leggere per avere un quadro chiaro su questo scrittore, docente ed educatore cattolico italiano, nonché per far sì che la sua eredità resti viva e i suoi ideali vengano divulgati tra un pubblico più vasto di lettori, giovani e meno giovani, e, in particolare, tra gli insegnanti e gli educatori che, in un tempo – come oggi – di “crisi globale”, a Lui dovrebbero ispirarsi per alimentare il loro entusiasmo nell’affrontare la difficile “arte di educare” le nuove generazioni.

Redazione

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