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“Viera. Un’italiana del ’23” di Paola Mattioli è la biografia della madre dell’autrice, scritta dopo aver ritrovato il suo diario ben conservato in una libreria. Paola ha ricordato il desiderio della madre di lasciare una testimonianza della sua esperienza di vita alle persone a lei care, ed è per questo che ha deciso di pubblicare le intense parole di Viera, accompagnandole con un suo commento e corredando l’opera di fotografie d’epoca, in cui al lettore è permesso di famigliarizzare con i volti di coloro che incontrerà durante la lettura. L’opera è emozionante nella sua semplicità, e riesce ad arrivare al cuore di chi legge perché non utilizza artifici o giri di parole per raccontare la verità sull’esistenza di una donna che potrebbe essere nostra madre o nostra nonna, e per questo motivo la sentiamo intimamente vicina. La storia inizia con il racconto dell’infanzia felice di Viera Bruni in Romagna, ad Alfonsine, dove nasce nel 1923; si narrano con accuratezza le consuetudini famigliari, il rispetto verso il capo famiglia e la società agricola del tempo. Poi si racconta dell’adolescenza di Viera e del trasferimento della famiglia a Bologna, dove inizierà a lavorare come telefonista a sedici anni. Tutto sembra andare per il verso giusto finché nel 1939 scoppia la Seconda guerra mondiale: di colpo tutto cambia intorno a Viera, e la famiglia deve lasciare velocemente la città in cui stava costruendo un luminoso avvenire – «Una partenza che si può definire “sfollamento” per paura di attacchi aerei a Bologna». Comincia per la famiglia Bruni un peregrinaggio tra vari paesi della Romagna: Viera racconta con partecipazione dei momenti di grande paura, del terrore verso i tedeschi, del rombo degli aerei alleati, della sofferenza di soldati e civili verso cui si sentiva impotente. Ciò che emerge da questi racconti è la straordinaria forza di Viera, che non si è mai arresa ed è stata la roccia della sua famiglia; colpisce inoltre il suo altruismo, anche verso gli sconosciuti. Con la Liberazione nel 1945 Viera comincia ad avvertire aria di rinnovamento, ed effettivamente piano piano la famiglia Bruni si rialza e ricostruisce la propria casa; la ragazza incontra l’uomo della sua vita, si sposa e mette al mondo due figlie, ma con il passare del tempo il peso dell’esistenza la schiaccia, e la donna piena di speranza e di coraggio lascia il posto a un’anima più sofferente e delicata, a cui l’autrice ha voluto rendere un commovente omaggio.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.