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«Confesso che la filosofia del buddismo zen ha sempre suscitato in me grande ammirazione. Il Maestro zen si distacca dal mondo materiale che lo circonda e gestisce le proprie emozioni ed azioni cogliendo l’essenza nascosta dello spirito umano senza cadere nelle piccole meschinità della nostra civiltà occidentale»: con questa premessa, Giovanni Scaruffi ci conduce tra le pagine della sua esilarante opera “Corrieri Zen – Lo Zen e l’arte della consegna: Come sopravvivere in un mondo sconosciuto”, in cui ci racconta del suo mestiere, quello appunto del corriere, con ironia e un pizzico di amarezza. In quanto corriere zen, egli ha trovato il modo di non impazzire a causa delle richieste petulanti dei clienti: la disciplina esercitata con costanza gli permette infatti di controllare il Mr. Hyde che vorrebbe emergere ogni giorno. Il corriere “medio”, invece, rischia di superare il punto di non ritorno – «Il corriere Zen ha un’alta soglia di risveglio e anni di studio nei monasteri giapponesi lo hanno reso quasi impermeabile ma non tutti riescono a reggere e alcuni, non ancora pronti, hanno il “risveglio”»; in poche parole, il corriere non illuminato dalla saggezza zen è un serial killer in potenza. Giovanni Scaruffi ci offre un punto di vista privilegiato da cui osservare il mestiere del corriere: una quotidiana avventura tragicomica in cui si diventa marines della strada, senza però avere in dotazione nessuna arma, a parte quella della pazienza (di solito scarica) e del sarcasmo. Ma per i tipi “umanoidi” che i corrieri incontrano giornalmente, spesso e volentieri queste armi non bastano: l’autore ci accompagna quindi, come un moderno Virgilio in un inferno di pacchi, nelle categorie più diffuse e pericolose. Sicuramente l’umano ottuso conquista il podio: «Se ti accade di dover dare spiegazioni ad un elemento del genere del perché il giorno prima sei passato e gli hai lasciato l’avviso, ti infilerai in un dramma mentale dove tu sei un professore di fisica quantistica e lui un alunno di prima elementare, di lingua swahili e sordo». Medaglia d’argento all’umano relativizzato – «Ci sono umani a questo mondo che non hanno mai letto Einstein e quindi non sanno che esiste il tempo, cioè, sanno che esiste ma ne hanno un concetto astratto, un po’ come per voi è l’Aurora Boreale»; meritatissima medaglia di bronzo all’umano assiduo, chiamato affettuosamente “tossicopaccodipendente”, infettato dal virus del consumismo che ottenebra ogni razionale capacità di buonsenso. Tante risate in quest’opera ma anche un’aspra critica alla società di oggi, troppo orientata al materialismo e che dimentica facilmente la gentilezza.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.