Tempo di lettura: 4 minuti

L’errata interpretazione di un messaggio, di una teoria o di un’informazione provoca, in chi lo recepisce, uno stato confusionale. Questo è quello che è avvenuto tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, con la teoria dell’evoluzione di Darwin e con il determinismo geografico di Ratzel.

La liberalizzazione di merci, capitali e manodopera ha caratterizzato la prima globalizzazione. Tutto ciò è stato possibile grazie allo sviluppo del commercio e delle infrastrutture che garantivano gli spostamenti. L’uomo è andato da sempre alla ricerca del proprio spazio vitale fino a quando ha allargato i propri confini.

Un passo in avanti dal punto di vista della storia della scienza e delle scienze naturali è stato compiuto nel 1859, quando è stata pubblicata l’opera L’Origine delle specie di Charles Darwin, padre dell’evoluzionismo, naturalista e medico inglese.  Durante un suo viaggio sulla nave Beagle, Darwin ha esplorato le diverse specie di vegetali e di animali che abitavano i luoghi del Sud America, dell’arcipelago delle Galapágos (nell’ Oceano Pacifico), le Isole di Capo Verde, le Isole Falkland, la Terra del Fuoco e l’Australia.  In seguito alle sue osservazioni, Darwin ha elaborato la teoria della “selezione naturale: tale teoria spiega che l’essere vivente in grado di adattarsi maggiormente alle caratteristiche dell’ambiente è destinato a sopravvivere, evolvendosi; viceversa, l’essere vivente che non si adatterà all’ambiente andrà incontro all’estinzione. Ciò ha portato alla nascita del concetto di lotta per la sopravvivenza.
Va precisato che le teorie darwiniane troveranno riscontro negli anni successivi con la nascita della genetica, scoperta da Mendel.

La lotta per la sopravvivenza è da sempre la lotta per la conquista dello spazio. Infatti, la ricerca dello spazio e l’influenza dell’ambiente sono state tematiche affrontate dal massimo esponente del determinismo geografico, Friedrich Ratzel. Quest’ultimo, avvalendosi degli studi di Darwin, pubblicò Anthropogeographie (1882-91): tale pubblicazione fa riferimento al concetto di “spazio vitale”, ovvero alla collocazione degli individui nel loro ambiente e al condizionamento che quest’ultimo esercita sugli individui stessi.

In realtà sia Darwin che Ratzel non si riferivano alla presenza nella società di esseri viventi più funzionali di altri, ma alle maggiori opportunità che l’adattamento al proprio habitat comporta. Infatti, chi non era in grado di stare al passo con la globalizzazione e si presentava poco propenso al cambiamento-adattamento, veniva messo ai margini. Questo modo di approcciarsi alla realtà riguarda anche la società attuale, caratterizzata dalla diffusione massiccia della tecnologia e alla quale anche noi apparteniamo. Infatti, chi è poco incline al cambiamento tecnologico, chi non utilizza o non sa utilizzare una mail, chi non sa inviare un messaggio WhatsApp, chi non sa navigare sul web è destinato ad una forma di esclusione.

L’erronea interpretazione di queste teorie ha portato alla nascita del totalitarismo. Inizialmente con questo termine si alludeva all’anticomunismo, ma la sua origine è da riferirsi all’oppressione degli ebrei in Europa da parte dei nazisti.
Il politico e docente di filosofia Giovanni Amendola, coniò il termine totalitarismo in riferimento al regime fascista; lo stesso regime nel 1925 accettò  tale termine. In Germania, invece, Goebbels ha utilizzato la parola totalitarismo che però non è mai stata accettata da Hitler.

Un contributo fondamentale in tal senso proviene della filosofa e studiosa tedesca Hannah Arendt, la quale, ha pubblicato, nel 1951(siamo in piena guerra fredda), Le origini del totalitarismo.                     Questo lavoro editoriale fa riferimento, oltre che al nazismo e al comunismo, anche all’ideologia della purezza della razza. Le due forme di governo sono presentate in analogia tra loro: entrambe fondano il loro potere sul partito unico, guidato da una sola persona e in grado di influenzare le masse; nazismo e comunismo sono messi in relazione tra loro anche perché ci richiamano alla mente il terrore dei gulag e dei lager e il ricorso alla polizia di Stato.

Questo spaccato di storia sociale e di storia politica ci fa capire quanto può essere pericolosa la manipolazione e la susseguente interpretazione di un messaggio. Da tale errore si è generato uno spazio vitale e un concetto di razza inteso in maniera differente dal nazismo: il suo significato originario, come abbiamo visto, si riferisce alla conquista per lo spazio e alla sopravvivenza del più adatto, mentre l’interpretazione nazista fa riferimento ad una razza, quella ariana, superiore ad un’altra.

Giovanni Salesiano

 

 

Giovanni Salesiano

Redattore di LSDmagazine. Laureato in Scienze Storiche e Sociali con una magistrale in Scienze dell'Informazione Editoriale. Appassionato di storia della radio, di letture introspettive, classici del neorealismo italiano e documentari storici e biografici. Curiosità, educazione ed ironia sono le caratteristiche che mi contraddistinguono.