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Si preannunciava un dibattito infuocato a Cleveland in Ohio, da anni uno swing state di notevole importanza per la corsa alla White House. Nel 2016 la presenza capace e caparbia di Hilary Clinton e la retorica “offensiva”, a tratti rude, politicamente scorretta e diretta di Trump avevano portato gli elettori americani a godere di uno spettacolo vero e proprio, oltre che delle argomentazioni concrete dei due candidati.
La sensazione al termine del primo dibattito presidenziale, è che da quel 2016 sia cambiato molto. Lo sfidante democratico Joe Biden è stato moderato e pacato, ha giocato sulla difensiva ed è stato spesso interrotto da Donald Trump, apparso sicuro delle proprie argomentazioni, ma molto nervoso quando si è trattato di determinati argomenti, come la gestione della pandemia, la nomina della giudice Barrett e sulla ripresa economica.
Wallace, il moderatore di Fox News, rete alleata del presidente non si è di certo risparmiato, ma ha dovuto richiamare alla calma più volte i due, che spesso si sono rivolti attacchi personali sviando la conversazione dalle tematiche più importanti per una fascia di elettori indecisi ad oggi pari all’11%.
Wallace comincia il debate con la questione della nomina della giudice Barrett con Trump che risponde con fermezza che essere presidente ed essere alla Casa Bianca comporta il diritto di agire secondo costituzione senza abusi, con Biden che ha preferito sviare dalla questione della nomina, non entrare nel merito delle competenze della neo-eletta e portando il discorso verso l’Obamacare.
Riguardo il capitolo Covid non sono mancate le stoccate da una parte e dall’altra, con Biden come da copione che attacca il presidente uscente ritenendolo responsabile delle 200.000 mila morti e abbattendo spesso la quarta parete dello schermo fissando in camera, come se si rivolgesse direttamente agli elettori.
Trump ribatte che con Biden alla guida i morti sarebbero stati molti di più, ricordando che l’ex vp aveva definito razzista la decisione del tycoon di sospendere i voli tra USA e Cina.
Il capitolo economia da ragione al presidente, con Wallace che ricorda come i numeri dell’occupazione fossero a livelli altissimi a febbraio e come nonostante la crisi e la recessione gravino sul bilancio USA, gli States si stiano riprendendo molto rapidamente. Il dibattito sfocia in attacchi personali, da quelli mossi al presidente reo di non aver pagato le tasse per diverso tempo anche dopo l’insediamento alla White House, fino alla spinosa questione del figlio di Joe, Hunter, coinvolto nello scandalo Ucraina e sopratutto congedato con disonore dai riservisti della marina dopo un test antidroga risultato positivo all’assunzione di cocaina nel 2014.
Cosí Trump ribatte alle accuse di aver chiamato “perdenti” I militari dell’esercito periti in guerra. Al termine del segmento dedicato all’economia Biden sbotta e appella Trump come “Clown”.
Il dibattito si infiamma e sarà destinato a far discutere quando Wallace decide di spostare l’attenzione sulle tematiche legate al razzismo, dai saccheggi delle città ad opera dei BLM, allo scontro frequente con tumulti razziali tra suprematisti bianchi e afroamericani supportati dagli Antifa.
Alla domanda se condanna i comportamenti dei suprematisti Trump sembra sviare, ricordando che i problemi dovuti ai tumulti ed ai saccheggi di maggio e giugno ,da contrastare con “Law and Order” , sono stati portati prevalentemente dalle frange estremiste della sinistra radicale, con cui accusa Biden di cieca connivenza con elementi pericolosi, ricordando allo sfidante come le forze di polizia siano tutte dalla parte del presidente uscente.
Biden ribatte che in caso di vittoria creerebbe un’America più inclusiva e sarebbe il presidente di tutti.
Sulla questione clima, Trump si focalizza sugli incendi divampati negli Stati democratici dell’ovest, con i governatori responsabili di aver permesso alle grandi foreste di bruciare, Biden ricorda a Trump la sua amicizia con Bolsonaro e propone di fronteggiare l’emergenza clima creando nuovi posti di lavoro con un’economia più sicura. Sul Green New Deal nessuno dei due si scompone e Biden se ne dichiara estraneo dopo gli attacchi del presidente.
Il dibattito termina con le previsioni elettorali, con quel 3 novembre che incombendo diventa sempre di più uno snodo storico e geopolitico fondamentale del nostro presente. Trump grida al broglio in caso di sconfitta, Biden invece ribadisce la volontà di una transizione pacifica. Trump tuttavia ricorda a Biden le manifestazioni e le rivolte scoppiate a poche ore dal voto che avrebbe permesso al tycoon di superare la Clinton con i grandi elettori, nonostante una popolarità ridotta ai minimi storici tra gli elettori alle urne. La sensazione è che le mosse dei democratici velino grande ipocrisia.
Le registrazioni per votare sono già attive in diversi Stati, dove la situazione sembra realmente impossibile da prevedere.
Nel 2016 Trump ribaltó i sondaggi solo dopo diverse ore dall’inizio dello spoglio. Si prese stati come la Pennsylvania, la patria dello sfidante Biden, con un grande margine di vantaggio nonostante la tradizione a favore dei democratici.
Quest’anno ha un disperato bisogno di conquistare la Florida, l’Ohio e gli altri swing state rimasti in lizza, con gli elettori del GOP sempre più attivi per sostenere il presidente uscente.
Il primo dibattito non ha sortito gli effetti sperati, ma la sensazione è che le due Americhe diametralmente opposte di Trump e Biden non possano in nessun modo convivere. Gli elettori sono chiamati a fare una scelta vitale per il futuro degli states, con la Cina sempre più prima potenza mondiale. La sensazione dopo il primo dibattito è che il copione possa essere già scritto anche per i futuri confronti. Appuntamento tra 8 giorni in Utah.
Per la seconda volta e ad urne aperte, Trump contrapporrà la sua offensiva (che ieri non ha affondato il colpo decisivo) ad un Biden che ha modellato la sua campagna su una vera e propria moderazione istituzionale per “far sfigurare” il suo avversario. E se molti elettori e testate danno per vincente la pacatezza di Biden nella prima grande notte elettorale è bene ricordare una celebre frase del tycoon uscente, abituato a sovvertire i pronostici: “a volte perdendo una battaglia, si trova il modo di vincere una guerra”
La sfida è aperta…

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro, classe 2001, studente di scienze politiche presso l’Università degli studi Aldo Moro di Bari. Scrittore ed autore di narrativa e saggistica. Ha all’attivo la pubblicazione del saggio classico “Il Lato oscuro del mondo greco” e della raccolta di storie “Sangue in Cambio di piume nere”. Ha numerose esperienze nel mondo della scrittura, dei blog e del giornalismo online (tra cui la “Fenice del Flacco” di cui è stato caporedattore ai tempi della sua rappresentanza d’istituto al liceo classico quinto Orazio Flacco di Bari, il blog “Il Controverso” ed “Emergo” , progetto che unisce tutte le redazioni più lette e conosciute della stampa liceale sul territorio nazionale). Collabora con LSD Magazine in cui cura rubriche di attualità, cultura, politica internazionale e cinema. Sogna un futuro nel mondo della diplomazia e delle relazioni internazionali