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"10491287_10205164228816980_8801821500835660480_n"S’inaugura venerdì 6 febbraio alle ore 19.30 presso la Galleria BLUorG di Bari (resterà aperta sino al 7 marzo 2015), la mostra Panico di Mariantonietta Bagliato a cura di Giuseppe Bellini e Gaia Valentino.
Panico, la prima personale barese di Mariantonietta Bagliato, giovane artista che gioca tra arte e teatro di figura, sperimentando varie discipline come performance, installazioni e azioni di arte pubblica, privilegiando l’utilizzo di scampoli di stoffa come sineddoche dell’identità fluida.
Per l’occasione LSDmagazine ha intervistato la giovane artista barese.

Come nasce il tuo lavoro?
Il mio lavoro nasce da una faticosa ricerca che non avrà mai fine. Durante i miei studi (liceo artistico e Accademia di Belle Arti di Bari) ho sperimentato diverse tecniche e diversi argomenti ispirati da ciò che mi circonda. Come una spugna, ho sempre cercato di filtrare la mia vita, la mia esperienza per restituirla al mondo per comunicare, per guarire, per riflettere. In questa mostra espongo una serie di lavori nati da un immaginario tanto cercato, ma che all’improvviso era così vicino a me che mi ha per un lungo periodo travolto. È vero che spesso le cose che cerchiamo sono davanti ai nostri occhi. L’impatto ludico, giocoso, ironico di questo lavoro, affonda le sue origini dalle forti influenze avute dal legame materno. Mia madre, artista e marionettista, ha cresciuto la mia immaginazione in un mondo favoloso, carico di richiami culturali alle sue origini praghesi da sempre un tutt’uno con le mie origini pugliesi, o meglio baresi. Le forme che creo partono da una dimensione personale per rievocare un immaginario collettivo. La sinestesia è una parte fondamentale di questo lavoro. Il potere “sinestetico” è collegato alla mediazione linguistica di differenti tipi di stoffe usate, trovate, vissute. Ogni stoffa ha il potere di evocare atmosfere, odori, suoni nei quali ognuno può riconoscere parti di se stesso, della propria identità. La stoffa si incarna in differenti forme naturali, dall’uomo alla natura e la ripetizione seriale degli stessi crea un cammino in divenire: la possibilità di una vita, di tante vite.

Parlarci delle tue esperienze lavorative. "10964953_10205164230337018_1053390565_o"
Il lavoro che ho intrapreso in questi ultimi anni spazia oltre che nelle arti visive e il teatro di figura anche nel campo del sociale. Ho frequentato a Roma un Master in mediazione artistica per la relazione di aiuto e in seguito ho collaborato alla conduzione di laboratori di arti visive o di teatro di figura per interventi nei campi della formazione, educazione, e della prevenzione in contesti di disagio e non. Lavorare con delle comunità, con dei giovani, bambini, adulti e anziani ha per me un valore artistico assoluto. L’arte è uno strumento, un linguaggio accessibile e attuabile da tutti e tutte e ha la possibilità di cambiare, di rivoluzionare la vita e quindi anche la società, partendo dal basso.

Si inaugura qui a Bari la tua prima personale, come vivi questa esperienza? Ringrazio tantissimo i curatori Giuseppe Bellini e Gaia Valentino che invitandomi hanno dimostrato di credere nel mio lavoro. Per me questa mostra personale è l’apice di una ricerca stilistica elaborata in molti anni. Molte di queste installazioni hanno avuto una vita propria in diverse esposizioni a Bari, in giro per l’Italia e non solo. Finalmente ho avuto occasione di mostrarle al pubblico della mia città tutte insieme variandone l’impatto emotivo e installativo. Sicuramente mi sento molto felice ma anche predisposta ad andare oltre con la mia ricerca, non fermarmi.

Il titolo della mostra è ‘panico’, spiegaci il significato.
Panico è il titolo della mostra. Ma non c’è da avere paura, o forse si. Le installazioni coabitano in uno stesso ambiente e tutto sembra finire e rinascere nell’installazione successiva. Pervade un senso panico, nel senso di una esplosiva fusione tra l’elemento naturale e quello più specificamente umano. La serialità degli elementi di stoffa diviene un’ossessione che rivela il divenire delle idee: forma una scelta ritmica che scandisce il tempo e lo spazio in un percorso che nonostante l’unicità del singolo elemento di stoffa si perde e si confonde nella moltitudine raffreddandone l’aura. La molteplicità e l’organizzazione di elementi in uno spazio omogeneo hanno un carattere fortemente simbolico nella rappresentazione visiva: la verità invisibile delle cose si delibera e si propaga nello spazio trasfigurando l’oggettività di una realtà univoca svuotandola dai suoi fondamenti e siamo così pronti a intraprendere mille vie, mille modi di poter essere. Ma di tutte queste possibilità non bisogna avere paura.. sperando che la scelta sia giusta!

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.