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"EnzoEnzo Martinelli lavora da oltre 20 anni per organizzazioni di cooperazione internazionale. Le sue aree di specializzazione comprendono lo sviluppo di microimprese ed il commercio internazionale, ma sopratutto anche i settori legati alla disabilità e alla promozione dei diritti umani. Ha contribuito all’evoluzione del commercio equo e solidale in Italia e successivamente ha istituito una rete di sostegno a favore di organizzazioni produttive in America Latina e in Africa orientale. Dal 2003 Enzo opera in qualità di International Resource Development Manager, responsabile per la coordinazione e raccolta di fondi per le attività internazionali di Leonard Cheshire Disability. Dal 2006 Enzo presiede il task group sui temi economici dell’International Disability and Development Consortium (IDDC) del quale è adesso il Tesoriere del Direttivo. Da novembre 2009 sarà Direttore Fundraising per PANOS London.

Come esperto economista ritiene che l’attuale crisi economica mondiale si sarebbe potuta evitare per tempo? 

Direi che l’attitudine di lasciar correre – laissez-faire – adottata dalle principali economie mondiali negli ultimi 20 anni non ha funzionato. La deregolamentazione finanziaria ha creato situazioni di enorme rischio che hanno spinto l’economia mondiale in una recessione con una crisi profonda che solo dopo un anno sembra voler dar segni di ripresa. La dura lezione che spero si sia appresa porterà i global decision-makers verso una maggiore cooperazione, con sistemi finanziari e monetari più regolamentati, per meglio affrontare gli elevati livelli di interdipendenza dell’attuale economia mondiale.

Durante la sua carriera ha introdotto nuove strategie di fund-raising per meglio combattere la povertà nel mondo e aiutare coloro che sono socialmente emarginati. Negli ultimi mesi i governi della maggior parte dei paesi industrializzati hanno pesantemente sovvenzionato banche con oltre un trilione di dollari. Se i governi mondiali sono riusciti a mantenere in vita le attività fallimentari di banche internazionali, perché non fare altrettanto per eradicare la povertà nel mondo una volta per sempre? 

Dal 2005 qui nel Regno Unito la campagna di "Make Poverty History" ha avuto un grande successo, in quanto ha incrementato la consapevolezza di quanto persone singole possano contribuire all’eliminazione della povertà nel mondo. Una delle linee di azione di questa campagna è di esercitare pressione sui governi, soprattutto quello del Regno Unito, per apportare miglioramenti in materia di aiuti internazionali. Sicuramente la maniera più semplice sarebbe quella di aumentare il volume e la qualità degli aiuti internazionali. Sarebbe più efficace poter fare in modo che gli aiuti siano distribuiti sulle esigenze reali dei più emarginati del mondo, affinché si possano affrancare dal loro stato di povertà.

La guerra in Iraq sarebbe finita, le truppe stanno tornando a casa, i tassi di interesse sono bassi, la disoccupazione e’ alta e … Obama è Presidente degli Stati Uniti. Quali le previsioni di Enzo Martinelli per il futuro? 

Non riuscirei a fare il mio lavoro se non avessi una visione ottimista del futuro. Il mio ruolo professionale richiede fiducia nel futuro, con una quasi certezza che domani sarà meglio di oggi. Obama è senza dubbio il mio attuale eroe. Lo ammiro profondamente perché ha avuto il coraggio di prendere molte decisioni difficili per il suo paese e per la comunità internazionale e sono certo che ne prenderà molte altre ancora. Per esempio, ha cambiato radicalmente l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dei trattati sui diritti umani internazionali, firmando recentemente una Convenzione ONU sui Diritti delle persone disabili. Obama ha ancora molta strada da fare: gli Stati Uniti sono l’unico paese, eccetto la Somalia, che non ha ancora ratificato la Convenzione dei diritti dei bambini, una Convenzione che ha trovato la più rapida e più diffusa adozione nella storia dei diritti umani. Inoltre, gli Stati Uniti sono uno dei sette paesi – con l’Iran, Nauru, Palau, Somalia, Sudan e Tonga – che non è riuscito a ratificare la Convenzione che elimina ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW). Sicuramente Obama vorrà cambiare tutto ciò.

Qual è l’aspetto più interessante del suo attuale lavoro? 

Viaggiare e conoscere persone di culture diverse è senza dubbio uno dei più grandi vantaggi del mio lavoro. Ricordo anora con emozione l’incontro con una cooperativa di produttori di caffè nel sud del Messico dove si parla una lingua maya dai suoni incredibilmente esotici. Malgrado sia poliglotta, non riuscivo a capire neppure una sola parola di quello che si stesse dicendo dovendo così fare affidamento totale alla interpretazione. Incredibilmente, siamo stati in grado di raggiungere un accordo molto più rapidamente che in altre situazioni, perché parlavamo una stessa lingua, quella della solidarietà e del rispetto reciproco.

Il momento più gratificante della sua carriera? 

Fortunatamente, ho avuto diversi momenti importanti che hanno confermato i miei impegni lavorativi. Uno di essi riguarda un progetto di sensibilizzazione in materia di parità di diritti di genere per le scuole elementari in Kenya, un progetto per il quale avevo lavorato per diversi anni. Per celebrare la realizzazione del progetto gli alunni e gli insegnanti in una delle scuole hanno organizzato uno spettacolo con canti e danze, oltre ad una partita di calcio con squadre di sesso misto. Tutto così, ovviamente, ispirato e sincero che mi ha fatto capire che avevamo raggiunto così il nostro obbiettivo: Se puoi farlo tu, posso farlo anch’io.

Il suo lavoro deve averle fatto fare il giro del mondo almeno un paio di volte, ma dov’è la sua casa?

Non saprei. Direi che ‘casa’ è li dove mi trovo in quel momento perché difficilmente non sono a mio agio tanto da voler andare via da un posto. Ho una tendenza istintiva a scoprire elementi di familiarità, anche in luoghi stranieri. Alcuni anni fa ho trascorso un mese in un remoto atollo nel Pacifico meridionale, mentre facevo una ricerca di antropologia economica. L’unico contatto con il mondo esterno era una barca carica di noci di cocco che passava ogni settimana e i programmi di Radio France. Quel luogo confinato, tropicale e decisamente insolito sicuramente diventò la mia famiglia, la mia dimora. Ho nostalgia di quel posto e spero di ritornarci un bel giorno.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.