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"Anfore"Cinque navi di epoca romana (I aC-IV secolo d.C), ancora cariche di anfore e vasellame sono state ritrovate nel mare di Ventotene, nell’ambito di una campagna di archeologia subacquea condotta dalla soprintendenza per i beni archeologici del Lazio insieme con la fondazione americana Aurora Trust, Ocean Exploration and Education Tru.

Un ritrovamento «eccezionale», sottolinea dal nucleo operativo di archeologia subacquea l’archeologa Annalisa Zarattini, «che aggiungerà conoscenze fondamentali per lo studio dell’archeologia navale». La presenza dei cinque relitti nei fondali dell’isola pontina, fa notare l’archeologa, prova che Ventotene era un importante crocevia di antiche rotte, «ma soprattutto rivela che nel mare intorno all’isola giace un vero museo subacqueo, con infinite possibilità di valorizzazione». Lo studio degli antichi fondali, spiega Zarattini, «viene fatto ormai in molte regioni del Mediterraneo per tutelare e proteggere le testimonianze storiche del nostro passato dalle continue razzie dei cercatori di tesori, che con lo sviluppo di tecnologie sempre più evolute, si spingono a profondità che anni fa non sembravano possibili».

E’ nata così, l’idea di esplorare il fondale profondo intorno alle isole di Ventotene e Santo Stefano. La missione, che si è chiusa nei primi giorni di luglio, era cominciata un anno fa, nell’agosto 2008. E ha dato da subito buoni risultati. Tutti e cinque i relitti individuati, che tra l’altro conservano ancora intatta la parte lignea dello scafo, si trovano a grande profondità, adagiati su un letto di sabbia a 100 metri dal pelo dell’acqua. Gli archeologi subacquei li hanno individuati grazie anche alla collaborazione dei tecnici della fondazione americana, che hanno usato prima un Side Scan Sonar, poi veicoli filo guidati con i quali sono state fatte riprese e misurazioni, che hanno permesso di identificare le diverse provenienze e le diverse epoche delle navi e dei loro carichi. E alla fine, proprio per controllare e studiare la tipologia e lo stato di conservazione, sono stati recuperati alcuni oggetti (un’anfora, precisa l’archeologa, e 4 mortaria, ciotole per mescolare il cibo).

Il relitto più antico, attribuibile secondo gli archeologi al I secolo a.C, misura 18 metri e trasportava anfore italiche. Il più carico, che gli archeologi hanno datato al I secolo dopo Cristo, era lungo invece solo 15 metri per una larghezza di 5 e conserva ancora nella sua stiva centinaia di anfore spagnole, provenienti dalla Betica (l’attuale Andalusia, ndr) che appaiono integre. Ci sono poi una barca di 13 metri con carico misto di mortuaria ed anfore, un altro relitto di 20 metri con carico misto di anfore, frammenti vetro e cilindri di piombo (I sec. d.C) e infine un relitto di circa 25 metri con un carico di anfore africane.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.