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Chi pensa di incappare nel "solito" Follet rimarrà spiazzato. Niente spy story, intrighi internazionali, spie senza scrupoli…
"I pilastri della terra" e il suo seguito "Mondo senza fine" sono un viaggio nel tempo, nel post medio evo, che si svolge a cavallo tra il 1100 e la fine del 1300. Le storie incrociate di vari personaggi, positivi e negativi, che permettono all’autore di raccontare e descrivere le abitudini di vita di un’epoca che sui testi scolastici non vengono adeguatamente "reclamizzate".
Nei due libri è possibile apprendere il modo di vivere dei nostri antenati d’oltralpe, infatti la storia si dipana tra Inghilterra e Francia e coinvolge alla fine di passaggio anche qualche personaggio italiano, fiorentino, per la precisione. Si passa dai soprusi e dalle angherie dei cosiddetti nobili e affini, al semplice sopravvivere dei servi della gleba; dalle abitudini culinarie, a quelle sessuali, dalle ambizioni di uno scudiero a quelle di un semplice mezzadro.
Le descrizioni dei luoghi, degli ambienti sono particolarmente dettagliate, dalla semplice casa di contadini ai castelli dei nobili, ben lungi dall’essere quegli splendidi manieri che i film in costume ci propinano. I saloni unici in cui dormono promiscuamente le persone, la paglia al posto dei pavimenti, per non parlare dell’assenza di "servizi", e dell’assoluta non curanza dell’igiene. Risalto importante viene dato poi a un simbolo dell’epoca, le cattedrali, sede di potere decisionale sul popolo oltre che religioso e che risultano essere solo embrioni di ciò che siamo abituati a considerare tali. Follet vi farà camminare tra il fango delle vie, vi farà irritare con la spocchiosità dei personaggi nobili, incontrerete esseri abietti e personaggi dall’onestà quasi irritante. Parteciperete a battaglie, guerre e scontri vili per usurpare manieri con annesse contesse, vivrete l’empirismo degli antesignani dei nostri architetti, le loro misurazioni, inorridirete per
i vari "metodi sanitari" di guaritori e medici, cerusici barbieri ed azzeccagarbugliMondo senza fine di Ken Follet, Edizioni Mondadori pagg. 1201.