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Lazza rispetto a tanti suoi colleghi ha una marcia in più. Questo per quanto sia già evidente dalle sue canzoni, lo si deduce in modo significativo soprattutto dalla capacità di unire alla sua produzione musicale il suono di strumenti tipici della musica dal vivo tradizionale che oggi definiremmo “analogica”. Ed è proprio questo il caso del suo ultimo singolo, “100 messaggi” in cui il cantante milanese, ci introduce al brano con un bellissimo arpeggio terzinato di pianoforte, su cui poi si poseranno le rime dell’inizio del cantato. Il Testo in cui Lazza fa luce nella sua sfera più intima è copioso di parole, ricco di immagini che rappresentano nella loro semplicità i diversi stati d’animo che riecheggiano nella nostra interiorità quando una storia ci ferisce, insieme alla difficoltà di accettare che il percorso di un amore sia finito. Un luogo in cui non si riesce più a trovare un giusto motivo per continuare il rapporto con il partner. Si passa così da una fase iniziale in cui si è pronti ai sacrifici, a dare più importanza all’altro piuttosto che a noi, ad essere pronti a farsi quasi un po’ da parte; a quello in cui il distacco diviene inevitabile, l’ultima via d’uscita per ritrovare noi stessi. E’ uno scontro fra due identità come quello epico tra Davide e Golia citato dall’autore. Avere di fronte persone sfuggenti, e poco inclini ad affrontare i problemi di coppia, sentirsi da soli davanti a queste difficoltà è una condizione quasi universale in cui tutti alla fine di una storia deludente e dolorosa ci siamo sentiti. E probabilmente è la sensazione che Lazza ci descrive al meglio nel brano, in un ritornello davvero profondo, sferzante e cantato in una tonalità di un ottava più alta rispetto quella delle strofe, quasi a dar voce rabbiosa a tutte quelle nostre aspettative di comprensione frustrate, che fanno crollare il nostro sogno. Tutto questo ha però un tempo ed uno spazio limitati, ed infatti nel testo ci sono riferimenti ai luoghi non più condivisi, e ad un tempo scaduto. E allora Inviare cento messaggi quando è troppo tardi non servirà a nulla, difatti creerà solo angoscia e la sola conseguenza di tutto ciò, è la stessa subita in precedenza dall’altro, cioè l’assenza, una mancata risposta, il silenzio. Questa l’atmosfera che risuona nel ritornello.” Scordati che mi conosci, ora è tardi anche se piangi, è inutile che mi angosci, mi mandi cento messaggi, a cui non risponderò, non ne sono più capace”. La consapevolezza di un amore finito dolorosamente. 100 Messaggi è un brano costruito bene, un’armonia efficace con una bella melodia nel ritornello, un ottima scelta stilistica e collocazione metrica della parole, oltre a delle chiarissime immagini evocative. L’apprezzabilissima scelta di Lazza di comporre e registrare con uno strumento vero che diviene protagonista nella canzone, è la ciliegina sulla torta del pezzo, e contribuisce a diffondere l’idea negli ascoltatori più giovani di questo genere, che acquisire la capacità di suonare uno strumento musicale conferisce un valore aggiunto alle produzioni discografiche più moderne comprese quelle più attente alle nuove dinamiche sonore digitali.

Testo:

100 messaggi

Ti prego, non cominciare
Sai che per me è già difficile credere a quanto mi facevi male
Ma se me l’avessi chiesto, avrei scalato l’Everest a mani nude
Anche se odio il freddo e soffro pure di vertigini, io me ne frego
Quando menti, io ti credo
So che sono più di mille quelle cose di me che non tolleravi
Parlare con te è come cercare di afferrare il vento con le mani
Se avevo un problema, mi dicevi di parlarne con chi se ne intende
Guardavo cadere tutto a pezzi, come fosse l’11 settembre

Dimmi ancora una bugia, poi una bugia, poi la verità, ah
Era tutto una follia, però una follia per te non si fa, ah
Non ero più a casa mia, neanche a casa mia, solo mille guai
Penso a Davide e Golia, io sarò Golia, tu mi ucciderai
E te l’avrei lasciato fare, perché ero fuori di testa
Dimmi, quando ci si perde, a cosa serve fare festa?
Fumo ‘sti fiori del male, tutto quello che mi resta
Ora che mi sento inerme, come un verme in fondo al Mezcal

Scordati che mi conosci, ora è tardi anche se piangi
È inutile che mi angosci, mi mandi cento messaggi
A cui non risponderò, oh, non ne sono più capace
Sono diventato tutto ciò che odiavo, e ti assicuro non mi piace
Dimmelo se te ne accorgi, siamo diventati grandi
Anche se ho dieci orologi, non recupererò gli anni
Scusa se non tornerò, oh, non sai quanto mi dispiace
Che abbiamo fatto la guerra, ma non sapevamo come fare pace

Triste quando ci pensavo
Ci mancava tutto quanto, perfino la data di un anniversario
Scrivevano: “È fidanzato”, solo perché finanziavo
Ti darei da bere il sangue, perché è tutto ciò che adesso mi è rimasto
Credimi, sembra impossibile accettare che oramai ti ho detto: “Ciao”
Sto in un bilocale che da quando ti ho cacciata sembra una penthouse
Grande tipo il doppio, ma senza la luce, come ci fosse un black out
Non sono sentimentale, delle volte tu aprivi la porta e io nemmeno ti sentivo entrare

Ti volevo a tutti i costi, ma eravamo opposti, proprio come un polo
Stare insieme è l’arte di risolvere i problemi che non ho da solo
Giuro, non so più chi sono, tutto ciò mi dà fastidio
‘Sto mondo a misura d’uomo mi fa sentire in castigo

Scordati che mi conosci, ora è tardi anche se piangi
È inutile che mi angosci, mi mandi cento messaggi
A cui non risponderò, oh, non ne sono più capace
Sono diventato tutto ciò che odiavo, e ti assicuro non mi piace
Dimmelo se te ne accorgi, siamo diventati grandi
Anche se ho dieci orologi, non recupererò gli anni
Scusa se non tornerò, oh, non sai quanto mi dispiace
Che abbiamo fatto la guerra, ma non sapevamo come fare pace

 

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