Tempo di lettura: 5 minuti

"Ergo
Bleep Mode
ha da qualche tempo creato una collaborazione noi di LSDmagazine. Qui di seguito le tre interviste degli artisti che si sono esibiti nei giorni scorsi in Puglia per gli eventi creati da Bleep Mode. Iniziamo con gli Ergo We Are Human.

Dopo un dj set da brivido con dischi infuocati e un back to back da paura… ora dateci un po’ di info su di voi… oltre ad essere partner del festival oggi vi siete esibiti… , ma perchè avete scelto questo nome.. quasi provocatorio.

A dire il vero "Ergo We Are Human" è il titolo di una bella traccia di Raffertie che proprio Jaurelio ha utilizzato in apertura della nostra serata inaugurale al Mercato Occupato, spazio che a Bari per un breve periodo ha infiammato d’elettronica non-mainstream l’angusta scena musicale locale. Nei giorni successivi al debutto "centrosocialista" scoppiò il caso di Vittorio Arrigoni, volontario per l’International Solidarity Movement, ammazzato da un gruppo ultraintegralista salafita. Vittorio spesso sottolineava la necessità di "rimanere umani". La coincidenza dei "concetti" non passò comunque inosservata e decidemmo di adottare il refrain per caratterizzare tutte le nostre successive serate.

Cos’è Ergo We Are Human?

Ergo We Are Human è un progetto audio-video di dance-elettronica che vede a stretto contatto in consolle Jaurelio, Flavio P ed Enz Diniz. L’intenzione è quella di superare il tradizionale clubbing per ritornare alla strada, luogo di contaminazioni e incontri imprevedibili. La natura stessa della musica elettronica contemporanea a noi sembra essere avventurosa, testimonia il qui ed ora ma guarda al futuro. Crediamo che senza alcun rischio non ci sia innovazione e che i reali cambiamenti per gusto e stile, quelli che sono maggiormente percepiti dalla gente, avvengono soprattutto nella sfera del quotidiano.

Che evoluzioni ci sono state durante la Vostra nascita.

Elaborare una progettualità seria nell’ambito del clubbing elettronico o delle produzioni discografiche dance – lavoro che possa definirsi professionale rimanendo a Bari – oggi è davvero impossibile. Quello che possiamo fare nelle nostre serate, oppure che Aurelio sviluppa nel suo lavoro di critico musicale su Neural, o nei blog Wicked Style e Fuck The Crowd, si mantiene solo su una condivisione effimera da crew, su quel rispetto di storia, passioni e competenze che ad altri livelli tanto latita.

Un Vostro parere sulla club culture locale e nazionale

La club culture locale è davvero poco significativa. Più generazioni a Bari sono state massacrate dal riflusso delle scene acid-jazz degli anni novanta. Un atterraggio nel banale che poi è stato modulato fra insensatezze autoriali e un ossequioso divertentismo pseudo-indie-vintage. La generazione dei trenta-quarantenni è stata davvero terribile ma altrettanto terribile – da sempre – è stato l’influsso delle discoteche commerciali. Comunque per noi anche quello di Time Zones è un carrozzone improbabile e vecchissimo, come l’avvento vendoliano del "sistema" Puglia Sounds – poi – è stato uno degli accadimenti più nefasti che mai potevano capitare nell’ambiente. In loco salviamo solo pochi negli ultimi anni, seppure per nostra natura ci sembra congenito con tutti mantenere relazioni controverse. Ci piace il lavoro che un’etichetta come No Sense Of Place sta facendo, siamo solidali a Gaetano e Barbara di Discipline per il loro impegno e la loro coerenza, confidiamo nelle emergenze di Disco Splatters, 2DNOIZE e Retrohandz. Poi anche Saverio del Neu Klub, Alba che sta a Berlino e tutti i dj e producers locali trapiantati all’estero, perché qui – oramai – se non stai nella “banda” non becchi neanche un euro. Al contrario la scena nazionale è fervida, i produttori, le serate, le congiunzioni "blog-house" abbondano.

I vostri prossimi appuntamenti?

Non ci sono grandi eventi per noi: non siamo mica "La Notte Della Taranta" (risate dei ragazzi)..
Siamo una crew a cui piace "sguazzare" nell’underground perche la musica la promoviamo nei bassifondi.. e non per farla emergere nei club degli champagnini.
Abbiamo idee in cantiere, soprattutto diffondere la Bleep cultura negli spazi urbani.. cercare di allargare il concept di musica elettronica dentro i laboratori urbani e nei luoghi non convenzionali.

Ora tocca ai Bicycle Beat.


"Ergo
Bene ragazzi, quindi Barletta produce biciclette come la vostra, ci dite 3 aggettivi per definire i bicycle beat?

Ecco. tre sembrerebbero addirittura pochi ma ci proveremo… Energici, romantici, vivi.

La vostra definizione di electro pop

L’elettronica che ad alta voce esprime il messaggio veicolato dal sound e dalla vocalità. Molto piu’ facilemente rispetto alle scelte di genere più intime e sperimentali. Anche se a parer nostro non c’è nulla di differente da qualsiasi altro genere musicale o tra le "righe" degli elettronici, sono solo classificazioni di norma, irritanti talvolta.

L’electro-pop oggi i è in forte ascesa. Secondo voi è solo una moda, il pubblico è alla ricerca di nuove sonorità?

Il pubblico poco ricerca ma l’unico lavoro e ruolo dell’artista è quello di creatore e propositore affinchè l’uditorio possa scegliere. Sinceramente crediamo sia una moda che se "giustificata" e istruita porta crescita e cultura.
Le meccaniche di veicolazione di una tendenza di ritorno sono immense e inquantificabili.

L’uso delle "macchinette" come le avete definite, nei vostri live set, è il nuovo modo di concepire la musica elettronica?

In realtà è il vecchio modo di far elettronica. Dagli anni ’60-’70 ad oggi si è lavorato in analogico, poi in digitale fino all’avvento dei piu’ comuni software di mixaggio e postproduzione. Ci interessa spremere con l’ausilio dell’odierno mood progettuale ciò che di analogico (o vintage) possediamo in modo tale da ricavare un sound piu’ ricercato e "retrò" possibile.

Oltre i palchi che avete già calpestato in questi ultimi anni, volete dirci quali saranno i prossimi?

Sicuramente tanti Dancefloor che piu’ o meno istruiti rimangono i luoghi migliori nel quale proporre discorsi di tal genere. Non disprezziamo le gallerie d’arte e le exibitions, i vernissage, gli spazi occupati, i laboratori urbani o magari una metropolitana.. ogni luogo diventa esatta sperimentazione per noi e il nostro percorso creativo.

Ed ora parliamo con Cartaelatte (installazioni e aperitivo food design).

"ErgoVi occupate di food design, ci spiegate semplicemente (a noi profani amanti della cucina classica) cosa significa?  

Innanzitutto se vi può tranquillizzare anche noi siamo grandi amanti della cucina classica, fedeli sostenitori del polpettone della nonna. Il design e il food nascono con le nostre vite: una mescolanza matematica di numeri, di calcoli, di ingredienti misurati al grammo.

Una Progettazione trasversale, quindi. Il food, come il design, necessita di un ampio studio che coinvolge diversi settori: dall’atto dell’alimentarsi, ai contesti nei quali quest’atto avviene, dalla progettazione dello spazio e il design degli elementi utilizzati, al food concept: materia di cui ci nutriamo quotidianamente.

Nel caso Cartaelatte parlare di food design significa parlare di food concept: uno spazio aperto nel quale si incontrano le arti visive e sensi. Una progettazione spesso condivisa attraverso la quale il polpettone della nonna diventa la chiave di accesso per degustare il passato.

Non si tratta quindi di "disegno del cibo" ma dell’utilizzo del cibo come strumento per una costante narrazione del quotidiano e delle personalità. L’idea è quella di creare un linguaggio capace di interagire con gli immaginari, i sapori, i gusti e i sogni delle persone. Un happening partendo dalla tavola.

Vi occupate di cibo scenografico ed eventi… pensate ad un futuro dove l’arte culinaria sia considerata alla stregua di altre forme artistiche molto più conosciute? 

L’arte culinaria ha da anni costruito un impero cartaceo di enciclopedie di sapori attorno a sè.  I food events che noi proponiamo sono ispirati a diverse forme di espressione artistica: dalla performance art di Vanessa Beecroft, al teatro dell’oggetto, all’arte situazionista, alla pop art:una denuncia ai consumi ed una proposta per un nuovo consumo, del cibo nel nostro caso. Lento e sostenibile.

Questo 2011 vi ha dato la grande possibilità di metter su tante piccole e grandi soddisfazioni… ma il futuro? ci date alcune anticipazioni?  

Dopo circa ottocento anni “tu sarai in grado di completare la tua personale versione della cattedrale di Beauvais” dice Rob Brezsny nel suo oroscopo di oggi…e noi due, acquari incalliti, ci crediamo fermamente!
Perciò il presente lo vediamo come un momento denso di sperimentazioni che ci porterà a capire le vie migliori da percorrere e gli ambiti di intervento in cui re(agire).
Le nostre idee e intenzioni sono tante e diverse, cercheremo di attuarle per non deludere Rob! Un’anticipazione: food in fabbrica. Un’ottima occasione per rincontrarvi!

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.