Autore: Sebastiano Tafaro

La festa delle donne, le solite ironie

La festa delle donne ha richiamato alla mia smemorata ed obsolescente mente alcune reminiscenze. In primo luogo un episodio curioso e divertente che mi sembra mostri l’ironia delle donne a Roma.  Augusto, restauratore dei rigorosi costumi dei padri, stabilì che nessuna donna potesse avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, ad eccezione delle prostitute, previa specifica professione da esse stesse fatte con l’inserimento in un’apposita lista pubblica.

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ITALIA: LE ORIGINI DEL NOME DELLA NOSTRA NAZIONE

Pensate che il nome del nostro paese appartenga al Risorgimento, nato al Nord, o ai Romani. Sbagliato! L’Italia era il Sud della penisola e più esattamente la Calabria. Infatti, pur tra opinioni diverse, in antichità unico punto incontroverso fu il riferimento alla CALABRIA.

Per Varrone il nome Italia deriverebbe dal vocabolo Italói, termine con il quale i greci designavano i Vituli (o Viteli), una popolazione che abitava nella punta estrema della nostra penisola, nei pressi dell’odierna Catanzaro, i quali adoravano il simulacro di un vitello (vitulus, in latino).

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Democrazia oggi. Una riflessione un po’ più complessa

Lo stato in cui versano (in alcune esperienze sarebbe appropriato dire ‘languono’) le ‘democrazie’ degli Stati contemporanei mi spinge a ritenere che sia indilazionabile approfondire, attraverso una riflessione articolata e prospettica, cosa sia oggi la ‘democrazia’ e quale, in futuro, potrebbe essere l’assetto auspicabile per le società e gli Stati.

Già piú volte mi sono soffermato sulla crisi che appare quasi inarrestabile della condizione in cui versano le ‘democrazie’.

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Riflessione sulla Origine della pasqua ebraica

L’istituzione della Pasqua si trova descritta nell’Enciclopedia Treccani: nasce ed è spiegata dalla Bibbia con la liberazione degli Ebrei dall’Egitto. Secondo il racconto biblico, il faraone impediva agli Ebrei di lasciare la terra d’Egitto, né le prime 9 piaghe che Mosè aveva fatto abbattere su di essa lo avevano mosso dal suo proposito. Fu allora la volta della decima piaga. Per ordine di Dio, Mosè dispose che nel pomeriggio del 14 del mese di abīb (detto poi nisān) ogni famiglia ebrea immolasse un agnello e aspergesse col suo sangue gli stipiti e l’architrave della porta di casa; ordinò inoltre che le carni della vittima fossero arrostite e mangiate in fretta e in abito di partenti, insieme con pane non fermentato (azimo) ed erbe amare. Nella notte stessa, Dio passò dinanzi alle case egiziane e ne uccise tutti i primogeniti, risparmiando invece quelli israeliti, le cui abitazioni erano riconoscibili dal sangue sugli stipiti. Vinto da quest’ultima e più terribile prova, il faraone non si oppose a che gli Ebrei, in assetto di partenza, si allontanassero.

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