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L’uomo nella sua esistenza è continuamente in viaggio con in mano una semplice valigia. All’interno della quale conserva appunti, pensieri, idee, strategie, per alcuni, anche motivi di ispirazioni ma a farci caso nulla si trova al suo interno del proprio passato. Non ci sono memorie che possono identificarlo in un luogo natio, di quella adolescenza in cui a maturare sono i buoni propositi e le azioni di cuore. Nulla. Insomma all’interno della valigia c’è solo la nostra contemporaneità, nulla di quelle storie che lo hanno scavato dentro e promosso con gioie e dolore alla esistenza. L’anno che sta per arrivare dovrebbe camminare su questo binario: raccontarsi e raccontare la propria memoria. Dovremo recupere la memoria, dovremmo riprenderci quel tempo ormai non troppo perduto in cui la libertà era un respiro forte, dove gli sguardi incontravano la bellezza delle cose e dove gli anziani educavano con le loro giuste storie, al dubbio: pensiero che rifiuta le verità imposte, ma accetta il dono della conoscenza. Molte volte è proprio il dubbio che ci aiuta a comprendere meglio chi siamo da dove veniamo e dove vogliamo andare. Dunque l’anno che arriva dovrebbe aiutare la nostra mente a fare un refresh, una simpatica operazione di rigenerazione del contenuto della nostra memoria sforzandoci di riportare a galla il tempo fin qui vissuto. Siamo chiamati a una nuova missione, forse ad un compito vero ed essenziale: quello di recuperare noi stessi. La scatola nera del nostro tempo dove abbiamo chiuso i nostri ricordi e quegli insegnamenti vitali che possono ancora una volta salvare le nostre vite considerate uniche. In quella scatola c’è tutto: come si diventa tessitori di fraternità, ad essere generosi per lenire lo stato di abbandono che spesso percepiamo, ad essere artigiani di noi stessi. La scatola della memoria contiene anche quell’insegnamento principe: Non siamo stoffe di un solo colore, ma trame e ordito di relazioni e non bastiamo a noi stessi. La scatola della memoria probabilmente ci aiuterebbe a capire che è semplicemente inutile presentarsi come perfetti. Anche la tela più bella e preziosa, tessuta al rovescio presenta i nodi di giuntura. Recuperare la nostra memoria, la memoria nel suo stretto significato probabilmente ci aiuterebbe a vivere una nuova primavera abbandonando definitivamente quegli inverni di paura a cui da tempo il sistema ha abituato l’essere. Ritrovare la memoria può essere un netto cambio di passo che non significa rimane inerti, oppure affidarsi al fiuto dell’istinto o ripiegarsi su sé stessi, semplicemente di svegliarsi un mattino con il desiderio di sfidare la realtà dando nuovi colori alla propria anima. Riscoprire il tempo passato, recuperare la memoria è vedere oltre il proprio naso, vedere quello che gli altri non voglio vedere è tornare alla sensibilità delle emozioni. Recuperare la memoria è un atto coraggioso da non trattare con i buoni propositi di fine anno ma per quelli del nuovo anno. Buona anno a tutti.

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.