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Cala di Rosa Marina. Consorzio Covca. Inizia nel 2019 un’ azione legale da parti di alcuni proprietari di unità immobiliari a Rosa Marina. Si opponevano a quote “consortili” particolarmente elevate a fronte di servizi carenti, inefficienti e di scarsa qualità rispetto al prezzo pagato, a strane manovre di bilancio e ad altrettanto strane operazioni di storno del maggior prezzo pagato dai consorziati per l’acqua, importi mai restituiti ed incamerati dal consorzio per altre iniziative economiche.

Soprattutto, impugnavano assemblee nelle quali si decidevano acquisti di terreni e strade all’interno del complesso residenziale di cui già si aveva l’uso e il godimento.

Questi proprietari lamentano di aver illo tempore acquistato immobili perché all’interno di un villaggio turistico, dotato di urbanizzazioni primarie (strade, impianti di illuminazione, fognatura, rete idrica, parcheggi, spazio di verde attrezzato, ecc) e secondarie (chiese, impianti sportivi, aree verdi, centri sociali e culturali, impianti destinati allo smaltimento, ecc). L’uso e il godimento a vita, fino a che si mantiene la proprietà, é stabilito da un accordo tra il costruttore e i proprietari.

Cosa è successo e continua a succedere? E’ iniziato, qualche anno fa, uno strano processo di dismissione di quella nuda proprietà di aree destinate al godimento comune che non é stato contrastato dal consorzio che anzi ha consentito e agevolato tale processo.

Molti proprietari hanno iniziato a titolo personale ad acquistare parti di suolo gravate dall’uso e godimento comune con l’intento di modificare l’uso collettivo in privato.

Il Consorzio che doveva per Statuto opporsi a tale operazione, ha chiuso per anni entrambi gli occhi.

Anzi decidendo alla fine di comprare pure i pezzi residui (principalmente strade e zone a verde prive di interesse per i singoli).

Va detto che in questo Consorzio di grandi dimensioni vi é una struttura organizzativa che é in grado (con il meccanismo delle deleghe e il disinteresse di molti proprietari) di esprimere una volontà contraria all’interesse dei proprietari stessi.

In poche parole si è assistito alla totale metamorfosi del contesto nel quale si era inizialmente acquistato. Quelle che erano le aree a verde comune sono diventate giardini privati o parcheggi privati di auto, la vegetazione è stata eliminata, gli alberi tagliati, i muretti a secco d’epoca frantumati: la cementificazione selvaggia, anche attraverso pavimentazioni e recinzioni grossolane, ha prevalso.

Il costruttore, sig, Max Schachter, all’epoca, attraverso la sua società Regina degli Olivi srl, aveva stabilito, in un accordo con il Comune di Ostuni che le opere di urbanizzazione, normalmente realizzate dall’ente pubblico attraverso il pagamento di oneri di urbanizzazione, sarebbero state effettuate dal privato a sua cura e spese, mettendole a disposizione dell’uso collettivo di tutti i proprietari.

Tutte le manutenzioni sarebbero state a carico dei fruitori essendo l’area e il villaggio di natura e uso esclusivo privato. Sicché, realizzate le opere, queste sono rimaste stranamente “intestate” al costruttore, Regina degli Olivi srl. Il Comune di Ostuni ne ha reclamato l’intestazione solo in un paio di occasioni. L’ atto é rimasto senza seguito. La società, Regina degli Olivi, ha pensato e sta pensando bene di rivenderle, cambiando totalmente i connotati iniziali del villaggio e letteralmente privando i proprietari dei diritti inizialmente acquisiti.

Solo pochi consorziati stanno dunque combattendo la battaglia che il Consorzio avrebbe dovuto fare propria, opponendosi sin dall’inizio alle cessioni onerose da parte della Società del costruttore, rendendole prive di utilità e pretendendo dai nuovi nudi proprietari il rispetto del godimento collettivo, del verde e degli spazi ad uso collettivo.

La distanza abissale che si è creata tra interessi (economici) dell’organizzazione consortile e quella dei singoli proprietari sta procurando anche una serie di contenziosi legali tra proprietari confinanti (ci si ritrova, dalla sera alla mattina, con il vicino di casa che ha cementato tutto il giardino condominiale, abbattuto alberi e distrutto piante perché “se l’è comprato”) ha inizialmente interessato il Tribunale di Brindisi adito dai proprietari, ma in seguito il Consorzio ha invocato la competenza arbitrale stabilita negli atti consortili.

E’ dunque in corso un procedimento arbitrale.

Come andrà a finire questa storia?

Recenti fatti di cronaca testimoniano come Rosa Marina non sia un caso unico in Italia.

I consorzi tra proprietari possono diventare L’INCUBO DEI CONSORZIATI ED OGGETTO DI GRANDI VESSAZIONI, SENZA CHE I PROPRIETARI POSSANO TROVARE VIA DI USCITA? Lo scopriremo a giorni, quando si concluderà il procedimento arbitrale in corso.

Redazione

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