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“Più forte dell’abbandono” della pittrice, art-therapist e scrittrice Antonella Massa è un romanzo poetico e malinconico in cui si racconta la storia di una donna, Bianca, che non riesce a staccarsi dal passato: non solo il suo personale ma anche quello che riecheggia nei luoghi abbandonati e nei paesi disabitati che ama visitare. Per questo motivo ha scelto di diventare una fotografa e di scrivere libri che parlano dei suoi reportage sui luoghi abbandonati – «Io scrivo di luoghi abbandonati. Di quei luoghi che hanno contenuto una vita prima che qualcosa la strappasse via: un terremoto, un’alluvione, una frana o semplicemente lo spopolamento progressivo, il tarlo di molti paesi. Mi piace percorrere strade deserte che portano in piazze vuote, che salgono e scendono senza condurti a nulla. Che ti riportano continuamente indietro nel tempo, quando tutto era diverso, era normale, vitale, in movimento». La parola chiave del romanzo è infatti “abbandono” ma non è necessariamente considerato nell’accezione negativa; Bianca può infatti avvertire in quei luoghi lasciati a sé stessi un’energia intensa e una vita che, sebbene in qualche modo si sia cristallizzata nel tempo, è ancora presente e ha qualcosa da raccontare: storie di chi ha lasciato lì un pezzo del suo cuore, e che ora il vento, soffiando tra le imposte usurate, le sussurra nelle orecchie di quei pochi che hanno l’ardire di inoltrarsi in quei luoghi esanimi. La protagonista si interroga spesso sui motivi che l’hanno spinta a frequentare quelle che la sua amata zia chiama le “pietre morte”: la sua necessità è tutta interiore, è quell’anelito di ritrovare una presenza assente, la stessa di cui si è dovuta cibare lei, vittima di tanti abbandoni. Bianca si rende conto che la perdita precoce dei suoi genitori, e poi, nel tempo, di tutti gli uomini che ha amato, l’ha resa inadeguata ad andare avanti – «La mia è un’incapacità di lasciar andare il passato nel suo corso naturale, nel tentativo di trattenere tutto in uno spazio-tempo in cui l’abbandono è fermo. Non si conclude mai. Rimane fisso in un limbo e non mi permette di elaborarlo. Continuo a mantenerlo vivo senza riuscire a capire come farlo diventare solamente parte della mia esistenza, e non la mia totale esistenza». Antonella Massa presenta una protagonista complessa e inquieta, che tenta di cambiare per non vivere ancora nella solitudine, per riuscire a reagire e ad essere più forte dell’abbandono, e per lasciare il passato lì dov’è e guardare finalmente avanti, verso il futuro.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.