Tempo di lettura: 4 minuti

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, martedì 29 novembre 2022 , presso il Dipartimento For.Psi.Com., del  Palazzo Ateneo, Università di Bari, vi è stata la  proiezione del  documentario film “Santa Subito”. di Alessandro Piva.

Un documentario  che l’autore ha girato con delicatezza, rappresentando con incisività  la storia drammatica dell’assassinio di Santa Scorese.

Per chi non ricordasse i fatti:

nel 1989 un giovane psicopatico, Giuseppe, che casualmente l’aveva ascoltata , durante una celebrazione nella cattedrale di Bari, si invaghisce morbosamente di Santa , e comincia a seguirla ad ogni passo.

La perseguita, la provoca, fino anche ad aggredirla e a tentare lo stupro.

Il giovane riesce ad intercettare ogni  spostamento di Santa e la minaccia: “Tu sarai mia o di nessuno”. Con lettere, telefonate, parole oscene, messaggi registrati giura di “farla secca” se non smette di frequentare le chiese e non inizia una relazione con lui: un caso di stalking in piena regola, all’epoca non perseguibile e che nessuno riesce ad arginare.
Per Santa è in gioco, oltre la sua dignità di donna, anche la sua fede, cui non è disposta a rinunciare per niente al mondo. “Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio”, dice al suo padre spirituale.

E così, alcune sere dopo, il 15 marzo 1991, rincasando dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica, è aggredita alle spalle sulla porta di casa dal suo giovane persecutore con quattordici coltellate. Muore alcune ore dopo, in ospedale, e un medico testimonia che le sue ultime parole sono di perdono per il suo assassino.

“O mia o di nessuno, nemmeno di Dio”,  furono queste le ultime parole pronunciate da quell’uomo nel 1991 e sono queste le parole che udiamo ancora oggi in tutti gli innumerevoli casi di femminicidio che dal 1991 ad oggi si sono ultramoltiplicati.

A introdurre  la proiezione del film , la  Prof.ssa Antonietta Curci del Dipartimento di Scienze della formazione , nonché Responsabile di Linea di Azione Servizi agli Studenti e Diritto allo Studio -Servizio di Counseling Psicologico UniBA.

Nell’aula anche   la sorella di Santa, Rosa Maria Scorese che,  ha ricordato i dettagli di quella notte terribile e nel  dibattito con gli studenti  ha sottolineato  come  malgrado alcuni miglioramenti in ambito legislativo e nel campo dell’informazione, la situazione non è di gran lunga migliorata da allora.

All’epoca in cui Sara fu accoltellata il reato di molestie era considerato solo reato contro la morale e non contro la persona.

Tanto è vero che  , nonostante, le  denunce ,sin dalla prima aggressione, mai furono adottate misure cautelari da parte della giustizia.

Le molestie andarono avanti per tre anni fino all’ultimo gesto del suo persecutore: l’assassinio con 14 coltellate.

Soltanto nel 2009, con , la legge contro lo stalking, normato dall’articolo 612 bis del Codice Penale Santa Scorese  viene riconosciuta come una delle prime vittime di stalking.

Il caso di Santa Scorese , come sottolineato dal film è duplice perché,  oltre ad essere oggetto di inchieste giuridiche e sociali, è  anche sotto inchiesta dal punto di vista religioso.

Santa era una ragazza , animata da una grande fede e coltivava il sogno di dedicare la sua vita al servizio degli altri .  E’  “sotto inchiesta” , quindi, anche per accertare se quella morte fu vero martirio, progetto di Dio che ha portato all’avvio del processo di beatificazione. …”

Santa Scorese oggi è ricordata come una ragazza “morta nel nome di Dio. Il suo non è stato solo un femminicidio, ma un vero e proprio martirio, visto che .  in un periodo in cui non c’erano leggi che tutelavano le donne dallo stalking e non vi erano vincoli né giuridici né psichiatrici verso questi soggetti, Santa si ritrovò così da sola, aiutata unicamente da amici familiari.

Il padre che, in quanto poliziotto, le faceva da scorta personale; anche a seguito del tentativo di violenza carnale, le autorità preposte non presero provvedimenti anche perché molti pensavano a un ragazzo squilibrato ma non certo capace di quello che poi fece e che tutto sommato non pareva pericoloso.

Alla proiezione del film è seguito il dibattito.

A   fronteggiarsi con le relatrici, gli studenti che hanno espresso pareri ma anche testimonianze di fatti e di esperienze di violenza vissute personalmente  o indirettamente.

Filo conduttore di tutte le testimonianze , l’amara considerazione che siamo ancora in alto mare, “ per troppe donne, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora realtà“. Parole tra l’altro contenute nel messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il quale “denunciare una violenza è un atto che richiede coraggio, abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo”.

Complessivamente l’art 612 bis  è una buona norma, nonostante alcune falle. Considera stalking il comportamento molesto, ossessivo, persecutorio che si manifesta con telefonate e sms a tutte le ore, attenzioni ripetute, appostamenti, regali non graditi, e che genera nella vittima uno stato di ansia, paura o timore per la propria incolumità, e la costringe ad alterare le abitudini e scelte di vita. Prevede che la vittima di stalking possa rivolgersi al questore per fare ammonire l’autore della molestie, ottenendo protezione e sostegno, anche psicologico; che il giudice possa ordinare la cessazione della condotta pregiudizievole e disporre il divieto ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. Inoltre inasprisce fortemente le pene nei confronti di chi effettua ossessive invadenze nella vita privata altrui. Nulla di tutto questo esisteva ai tempi di Santa!

La legge del 2009, però, ha risolto solo in parte la situazione, le istituzioni sono ancora impreparate!

Occorre altresì impostare una concreta opera di formazione delle coscienze, soprattutto presso le nuove generazioni, altrimenti non  riusciremo a promuovere un nuovo modo di pensare, nuovi sentimenti, una cultura nuova nell’approccio con la femminilità.
Nella società, poi, se da un lato sono sorti molti centri antiviolenza, che hanno rimesso la macchina in movimento; dall’altro non sono sensibilmente diminuite le vittime dell’“amore malato.

Nel dibattito emerge il perenne quesito: “chi subisce stalking, può venirne fuori?”

Il modo migliore per affrontare questa difficoltà è di parlarne, di fidarsi di chi ha esperienza. Ci sono numerose associazioni sul territorio, ma anche parrocchie e centri attivi a cui rivolgersi, oppure i carabinieri e la polizia.

Con il silenzio non se ne viene fuori, non si esce dal tunnel!

E soprattutto, donne declinate l’invito all’ultimo appuntamento, che lo stalker chiede abitualmente alla propria vittima, non per chiarire alcunché ma per fare del male!

Marcella Squeo

La dottoressa Marcella Stella Squeo è laureata in Giurisprudenza è una giornalista pubblicista e si occupa di cultura, spettacolo, musica e di beneficienza e volontariato facendo parte di diverse associazioni di settore.