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In Italia sono migliaia le persone che per svagarsi si dedicano a giochi di carte, lotterie e attività ludiche varie che rientrano anche nell’ambito dell’azzardo. Negli ultimi anni sono state soprattutto le slot machine virtuali a conoscere un’impennata vertiginosa. Alle porte del 2022 possiamo affermare ormai senza pericolo di smentita che lo Stivale è il Paese europeo maggiormente dedito al gioco, quello in cui si spende di più. Nel 2008 chi andava a caccia della fortuna investiva poco meno di 48 miliardi di euro, oggi abbiamo superato quota 110. Anche le entrate per lo Stato sono però aumentate e vanno oltre i 10 miliardi. Nel terzo millennio la distribuzione del gioco d’azzardo è divenuta massiccia, interessando sui 238.000 punti vendita su tutto il territorio nazionale.

Le slot presenti nei pubblici esercizi erano 240.000 una ventina di anni fa e dopo aver sfiorato il mezzo milione di unità stanno diminuendo a favore delle controparti virtuali e delle sale VLT. L’utenza, comunque, continua a crescere. Nel giro di un solo anno solare l’indotto raggiunge cifre a 10 zeri. Non è raro che in Italia vengono spesi 100 milioni per il gioco nell’arco di un singolo mese. Il poker è uno dei giochi che ha visto aumentare maggiormente l’utenza, raddoppiandola negli ultimi 2 anni. Nel 2020 gli italiani hanno speso il 2,40% in più rispetto a prima. Più della metà degli introiti che vanno all’Erario viene ricavato però grazie alle slot machine, che continuano a rappresentare la linfa principale dell’intero movimento.

Le attrazioni come il bingo continuano a produrre spese di decine di milioni di Euro, ma sia nel 2020 sia nel 2021 i giochi ad estrazione hanno iniziato a soffrire perdite ingenti e molti centri dedicati hanno chiuso. Le stesse licenze utili per l’apertura delle sale sono diminuite. Il poker digitale, la roulette live e le slot machine proposte online hanno allontanato molti dei giocatori più assidui dalle sale vere e proprie, avvicinandoli al piccolo schermo. C’è stato una diversa fruizione del gioco ma i numeri complessivi del settore non sembrano averne risentito. Il volume d’affari in Italia del comparto del gioco è rimasto di prim’ordine.

Per le comuni schedine gli italiani spendono ancora quasi 60 milioni di Euro all’anno. In media, uno scommettitore abituale può arrivare a perdere anche 2.000 Euro all’anno. Le schedine esistono da decenni, gli allibratori continuano a formulare quote con gli stessi criteri di sempre e benché le scommesse non possano essere compilate da minorenni risultano popolari anche ai tempi di internet. Questo perché le piattaforme virtuali permettono di giocarle attingendo i soldi da appositi conti di gioco, che l’utente dovrebbe ovviamente “refillare” ogni volta di tasca propria.

In Italia il gioco d’azzardo incide solo in piccola parte sull’intero settore dell’intrattenimento digitale, che non vuole saperne di smettere di sfruttare le tecnologie avanzate per arricchire i palinsesti. Non stiamo parlando dei comuni videogiochi, ma di simulazioni di giochi di casinò che negli anni stanno inseguendo ferocemente il proposito di ricreare il più possibile atmosfere realistiche. Ad ogni buon conto, ad oggi è impossibile prevedere se la spesa al riguardo nello Stivale crescerà ancora o se all’improvviso i giocatori si stancheranno di spendere e spandere e non scoppierà tutto come una bolla di sapone.

Redazione

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