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Ci vuole indubbiamente tanto, tantissimo coraggio a raccontare la propria vita. Ognuno di noi, in realtà, ha una sua storia, assolutamente personalissima e a tratti originale, in quanto unica e irripetibile, da raccontare e, soprattutto, da raccontarsi. Tuttavia  metterla nero su bianco, talora, può essere una vera impresa; e lo è, non solo per il fatto che non tutti siamo bravi a esprimerci con le parole, ma anche perché mettersi a nudo, metaforicamente parlando, non  è per nulla facile. Temiamo talora di essere giudicati male, di essere aspramente criticati o addirittura derisi, dietro alle spalle anche da chi, grande ipocrita e talora arrivista, ci loda quando ci ha davanti.

E poi, quando si tratta di rivelare le nostre fragilità e le nostre paure, anche quelle più profonde ed esistenziali, che a molti sembrano solo delle estenuanti e inutili paranoie,  ecco che ci chiudiamo a riccio: noi, infatti, non possiamo e non dobbiamo mostrarci deboli innanzi agli altri! Se poi siamo uomini forti, di successo e tutti di un pezzo mai e poi mai possiamo farlo! Eppure c’è chi, come Luca, non si è fatto alcun problema di parlarci a cuore aperto della sua esistenza, di come essa sia cambiata e completamente stravolta, dopo aver scoperto di avere un cancro al cervello. Lui che è sempre stato fino ad allora un uomo dinamico, un manager di successo, capace di tenere contatti lavorativi praticamente in tutto il mondo e di costruire con le proprie mani, un autentico impero, è costretto a darsi una bella calmata. A rilassarsi, a stare lontano dal suo ufficio e prendersi del tempo per se. Può lavorare sì, ma solo per poche ore e da casa. Deve stare riguardato, farsi controllare con una certa regolarità, non trasgredire e seguire scrupolosamente i consigli datogli dai medici e da tutto lo staff ospedaliero. Autentici angeli custodi che lui sente sempre vicini e che si prendono realmente cura di lui, al di là delle visite in ospedale. Lui lo sa e se ne rende conto ogni giorno sempre di più. E, soprattutto, non se lo dimentica. Come non dimentica l’amore incondizionato di coloro che lo hanno sempre amato sia prima che dopo la malattia, apprezzando anche i suoi difetti: sua moglie Monica, il perno della sua vita, suo figlio Lorenzo, che è la luce dei suoi occhi, e i suoi adorati suoceri che vivono insieme a lui. Persone che si trovano annientate innanzi alla sua malattia ma che cercano, ognuna alla propria maniera, di stargli vicino e di infondergli speranza. Quella speranza che Luca, in fin dei conti, non hai mai perso e che vuole infondere anche agli altri. Speciale.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.