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Trasformare la masseria di Torre Santa Susanna, in provincia di Brindisi, in un incubatore sociale che favorisca la creazione di auto imprenditorialità e insegni a fare impresa. Questa la mission dell’associazione nazionale, che da oltre trent’anni progetta e realizza interventi di solidarietà sociale promuovendo la tutela e la valorizzazione del territorio.
Una grande responsabilità per l’Organizzazione, che chiama a raccolta forze pubbliche e private per dare vita a un’eccezionale opportunità per la rinascita e il riscatto dell’intera comunità.
Agricoltura sociale, turismo esperienziale e formazione per il recupero di antichi mestieri: questi i punti cardine su cui si fonda la proposta progettuale presentata dal Gus all’amministrazione comunale di Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi, per la rinascita della masseria situata in contrada Pezza viva e condivisa in pieno dal sindaco, l’On. Michele Saccomanno.
Una grande operazione etica e culturale per la cui riuscita tutta la comunità deve scendere in campo e mettersi in gioco. La prima azione è stata quella del sindaco che, in qualità di rappresentante del Comune, ha presentato una propedeutica richiesta di finanziamento alla regione Puglia, che
consentirà la messa in opera della masseria entro l’estate del 2022. Ma per una vera e propria rinascita economica e sociale della proprietà – che consta di un immobile risalente al XVI secolo immerso in 60 ettari di terreno con uliveti, campi di grano e annessi fabbricati rurali, (l’ultima fetta – la più grossa- di un latifondo diviso tra i Comuni di San Pancrazio, Mesagne e Oria, per anni simbolo del potere del clan dei Bruno), è necessario attivare un circuito virtuoso che coinvolga anche soggetti ed enti privati in grado di sostenere il recupero dell’area.
Il successo dell’operazione sarà rendere il luogo attrattivo e, soprattutto, remunerativo, grazie ad azioni di impresa sociale, a cui è ormai riconosciuta una sempre maggiore rilevanza come modello imprenditoriale “umano”: l’intrapresa di singoli e di organizzazioni private genera infatti particolari anticorpi per contrastare da una parte le diseguaglianze e dall’altra per costruire obiettivi di sviluppo equilibrato, di crescita civile e di attenzione ai cittadini più fragili che la nostra società fa molta fatica a raggiungere. Il futuro della masseria si chiama “La Torri in campo”.  “Il progetto con al centro il recupero della masseria – spiega Giuseppe Suriano, direttore generale del Gus – si chiama “La Torri in campo”, definizione che mette al centro il borgo (la parola Torri in dialetto locale indica Torre Santa Susanna) per sottolineare la mission dell’operazione: rilanciare l’intero territorio e il suo paese dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Trasformeremo l’antica struttura in un luogo di aggregazione e in un incubatore, fonte di attività e di occupazione per l’intera comunità, in particolar modo per i giovani in cerca di lavoro, per gli anziani, per i
migranti e per i soggetti fragili che potranno frequentare corsi di formazione in tutti gli ambiti operativi, da cui trarre opportunità di lavoro legate alle proprie capacità di fare impresa. Lo scopo finale sarà quello di rendere redditive le varie attività perché crediamo fermamente che con la cultura, con il turismo e con tutto ciò che offre l’antica tradizione locale, si possa mangiare”.
Particolare rilievo nel progetto assumeranno infatti il recupero dell’agricoltura come funzione sociale, l’offerta di laboratori artigianali per l’apprendimento e la valorizzazione dei saperi tradizionali, la creazione di una “Scuola di masseria” con percorsi educazione ambientale e alimentare rivolti alle scolaresche. L’ospitalità a visitatori e viaggiatori in un’ala della struttura, rappresenterà inoltre quel valore aggiunto, che permetterà al territorio di avere ricadute economiche e di sviluppare nuove attività. Trasformati così in “residenti temporanei”, i turisti
diverranno con il tempo ambasciatori e cantori del borgo. “La Torri in campo – conclude l’On. Michele Saccomanno – sarà una grandiosa opportunità per far scoprire il nostro paese, piccolo scrigno di rare bellezze, come il frantoio ipogeo, di realtà vive, come il Teatro comunale, e di vestigia antichissime, come San Pietro di Crepacore, il più bel monumento bizantino della regione. Mirabili espressioni di storia e di civiltà su cui costruire un nuovo stile di vita all’insegna della
partecipazione attiva e della cultura dell’antimafia sociale”.

Redazione

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