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“Anatomia di una mente immorale” di Luigi Stefanazzi racconta la tormentata storia di François, un giovane di ventitré anni profondamente solo, cresciuto con l’idea di aver compiuto scelte immorali soltanto perché è stato ed è attratto dagli uomini. Con un’infanzia dolorosa alle spalle – la madre è morta quando era solo un bambino e il padre è stato sempre una figura assente – il ragazzo fa fatica ad abbandonarsi ai sentimenti, anche se desidera ardentemente poter amare ed essere amato; quando lo incontriamo mentre partecipa alle selezioni per una scuola di recitazione nel sud della Francia, spera che questa scelta possa farlo sentire più sicuro di sé e più a suo agio con la sua natura, che da sempre ha combattuto. L’autore narra una storia di scoperta e di accettazione della propria sessualità mentre ci conduce nelle avventure sentimentali di François, per lo più fallimentari, anche a causa della sua fragilità e della sua paralizzante confusione. La trama è inframezzata con brani in cui si racconta dell’infanzia del protagonista, per far capire l’origine delle sue insicurezze: era un bambino lasciato a sé stesso e poco compreso, e quel fanciullo se lo porta sempre dentro di sé, incrementando le sue paure e i suoi dubbi; in ogni relazione egli ricerca una figura paterna, e ciò comporta atteggiamenti sbagliati che compromettono i suoi legami sentimentali. Quando incontra Gérard, uno degli insegnanti del corso di recitazione, l’attrazione che prova per l’uomo lo destabilizza ancora di più e mette a nudo la sua anima: in un tira e molla continuo, il protagonista si rende conto che non potrà mai avere un rapporto sereno con l’oggetto del suo desiderio, che è anche sposato con una donna e non ha intenzione di rinunciare al suo matrimonio. Ma la passione è travolgente e gli impedisce di essere razionale – «Ogni incontro con Gérard seguiva un identico rituale. Mi scoprivo sempre a disagio nei primi attimi della nostra intimità, poi riconoscevo i contorni del desiderio e finalmente abbandonavo ogni remora»; per la prima volta nella sua vita i suoi sensi di colpa sono acquietati e non sente di essere immorale se si concede all’amore. François deve però imparare sulla sua pelle che la strada per la felicità è piena di ostacoli che non sempre si ha la forza di superare: Luigi Stefanazzi ci racconta quindi delle cadute del suo protagonista, dei dolori che lo straziano e dell’eterno dilemma che lo tormenta tra essere ciò che desidera o rinnegare la propria natura.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.