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Mario Biondi arriva a Foggia, domenica 22 dicembre (ore 21), reduce da due show a L’Avana e da otto esibizioni al Ronnie’s Scott di Londra, il locale jazz dov’è di casa da un decennio. Inserito nella programmazione culturale del Comune di Foggia, il concerto rappresenta un atteso ritorno in Puglia per l’artista siciliano, che ha da poco pubblicato “Mesmerizing Eyes”, il singolo che anticipa un nuovo progetto musicale in uscita a marzo 2020, due anni dopo “Brasil”. Il disco segna la collaborazione con la pianista e cantante jazz Olivia Trummer e i suoi vecchi compagni d’avventura, gli High Five Quintet, lanciati dal dj, musicista e produttore barese Nicola Conte, il caposcuola in Italia del nu jazz e guru della cocktail generation.

Con una carriera in costante evoluzione, Mario Biondi continua ad affascinare con la sua voce calda e inconfondibile, attraverso la quale si è imposto all’attenzione della scena internazionale sin dal 2006, l’anno dell’exploit di “This is What You Are” e l’album “Handful of Soul”, disco del grande balzo per il crooner siciliano, che sembra essere nato a Detroit più che a Catania, con quella voce soul che ricorda Barry White e ancor più Isaac Hayes, due giganti della black music. Ma la folgorazione era arrivata molto prima con gli ascolti di George Benson e Al Jarreau, Quincy Jones e gli Earth Wind & Fire, Luther Vandross e due regine della musica nera di ieri e di oggi, Aretha Franklin e la sofisticatissima Erykah Badu. Anche se l’imprinting musicale per Mario Biondi è da considerarsi un affare di famiglia. Già, perché il cantante siciliano, all’anagrafe Mario Ranno, è figlio d’arte. Suo padre, Stefano Biondi, è stato un’esponente di punta della musica popolare siciliana. E sua nonna, Tina Adolfi, cantava per la Eiar, come si chiamava una volta l’emittente radiofonica di Stato.

La popolarità per Mario Biondi è arrivata in età matura, e dopo anni di gavetta. E non è venuta per caso, dopo lunghi periodi di apprendistato come cantante nei locali di pianobar e come corista di Franco Califano, Peppino di Capri, Fred Buongusto, e per una volta, persino di Ray Charles, un’estate del 1989 a Taormina. Poi, la grande occasione: la pubblicazione in Giappone del singolo “This is What You Are”, rimbalzato sulla consolle di Norman Jay, celebre dj della BBC1. Il quale, innamorato del pezzo, lo ha rilanciato in tutta Europa. Da quel momento è stato un continuo crescendo, grazie anche alle preziose collaborazioni con alcuni dei nomi più importanti ed affermati della scena musicale mondiale, dal pianista Herman Jackson al batterista Michael Baker, dal violoncellista Jacqués Morelenbaum al chitarrista Ricardo Silveira, per arrivare ai nostri Lorenzo Tucci, Fabrizio Bosso e Giovanni Baglioni. Ora, questo nuovo progetto, con gli High Five Quintet, per un ritorno alle origini che sarà segnato, però, da una voglia di sperimentare nuovi suoni.

I biglietti sono in vendita su Vivaticket, al botteghino del Teatro Umberto Giordano e nelle rivendite autorizzate consultabili sul sito www.teatrogiordano.it. Il costo del biglietto varia dai 40 ai 60 Euro a seconda del settore.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.