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"Frames,“Amo la notte un nascondiglio dove nessuno può sfiorarmi, amo la notte protegge il mio corpo..”
E’ con questa affermazione insistentemente ripetuta che “Frames, suoni da passato” ci conduce subito in medias res, nel cuore della storia di Vera, protagonista e vittima di sguardi e carezze che hanno segnato la sua vita.
Capiamo subito quali tipi di gesti possano aver coinvolto la protagonista, che ha il volto della giovane Giulia Sangiorgio, attrice alle prime armi, in grado di recitare senza sceneggiatura e di tradurre, soprattutto in sguardi, le poche tracce che il regista Paolo Cilfone le ha fornito in precedenza.

L’intera troupe, infatti, non era a conoscenza della storia di Vera e il regista era intenzionato a nasconderla per tutta la durata delle riprese, così da girare singoli frames, che solo a lavoro concluso avrebbero acquistato un senso.

Vera è una donna albanese, che ha subito violenza in diverse occasioni, ma, una volta giunta in Italia, è riuscita a riconciliarsi con se stessa, a ricominciare a vivere, dopo il trauma, e a trasformare l’odio nei confronti degli uomini che hanno abusato di lei in un sentimento d’amore, fino al matrimonio e alla maternità.
Il percorso della protagonista si compie, pertanto, passando dal buio alla luce, lavorando per sottrazione con l’ausilio del bianco e nero che, come ha spiegato lo stesso Cilfone, “oltre a piacermi molto, rendeva al meglio l’idea della resurrezione, dell’elaborazione del trauma”. Momento cruciale, in tal senso, è la scena in cui Giulia s’immerge completamente vestita in acqua, probabilmente decisa a porre fine al suo dolore – mentre in sottofondo la voce narrante di Annabella Giordano recita “rimarrò in silenzio perché non avrò vita..” – e compone con il suo corpo una sorta di crocifisso. Lo spettatore rimane sospeso e incerto di fronte a questo gesto, fino a quando non rivede la protagonista, sana e salva a terra, con uno sguardo nuovo, vivo e deciso a ricominciare proprio partendo dal corpo: “il mio corpo tornerà nel mio corpo, la mia anima tornerà nella mia anima”.
Giulia Sangiorgio e Annabella Giordano, da parte loro, hanno poi raccontato come sia stato difficile, ma al tempo stesso naturale, esprimere, la prima attraverso gesti e sguardi, la seconda mediante parole, una storia che all’inizio ignoravano, di cui non conoscevano nulla. Una storia, tuttavia, non estranea, ma in qualche modo vicina, sotterranea e adattabile a qualsiasi universo femminile “il cui arcobaleno di emozioni è spesso attraversato da colori scuri”.
Paolo Cilfone ha avuto modo di incontrare solo una volta Vera, la protagonista della storia nella realtà; la donna ha raccontato che spesso è perseguitata da incubi, più che voci, rumori e suoni martellanti che non le danno tregua. Il regista ha riconosciuto in lei una forte volontà di uscire dalla gabbia che l’ha a lungo trattenuta e bloccata e ha rivelato che sta lavorando ad un altro progetto sulla prostituzione, in particolare su quel tipo di sofferenze che non vengono percepite nella quotidianità, il cui titolo sarà “Obsessions”.
E’ il caso, dunque, piuttosto che raccontarli, di vedere questi “Frames”, lasciarsi interrogare e andare alla ricerca dei significati personali che ciascuno saprà cogliere.
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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.