Tempo di lettura: 4 minuti

"Matt
È con una certa emozione che mi ritrovo, io Mariagrazia Giove corrispondente e fotoreporter milanese di LSDmagazine, ad intervistare Mark Reilly e Mark Fisher, ossia i Matt Bianco. Una tra le icone della musica pop-soul degli anni Ottanta, ma che negli ultimi 30 anni ha esplorato diverse sonorità, dal latin-funky alla dance, dal "sophistipop" all´acid jazz e che ha toccato varie città italiane per approdare il prossimo 17 marzo al teatro Forma di Bari per uno dei concerti che lasceranno il segno. Come dicevamo, il gruppo nasce nel ’82 come trio composto da Mark Reilly, Danny White la cantante polacca Basia, ma si scioglie subito dopo il repentino successo. Reilly decide così di farsi affiancare dall’ex tastierista degli Wham! Mark Fisher. Dopo 26 anni il duo continua a cavalcare i palchi di tutto il mondo, riscuotendo ancora un grande successo e creando un’energia coinvolgente. Ne abbiamo parlato con  Mark Reilly e Mark Fisher.

Il vostro tour ha come tappa italiana abituale il palco del famosissimo blue note di Milano, ma adesso avete deciso di spingervi più a sud con tre date a marzo: Ortona, Roma e Bari. Cosa la gente si deve aspettare da questo concerto?

Questa volta abbiamo una band di 7 elementi anziché 10, perché per questi tre club è meglio avere un gruppo più piccolo. Suoneremo un mix di vecchi successi e nuove canzoni. La band sarà composta da Elisabeth Troy alla voce, Tony Remy alla chitarra, Nick Cohen al basso, Frank Tontoh alla batteria, Andrew Ross al sax-flauto e naturalmente Mark ed io.

La vostra musica, in questi 30 anni, ha subito molte influenze e contaminazioni. L’attuale Band è formata da tanti elementi che provengono da diverse esperienze e culture. Qualcuno di loro ha in qualche modo modificato i vostri gusti o scelte stilistiche?

Penso che ogni musicista che viene a suonare con noi può dare un contributo alla nostra musica e noi possiamo influenzare la loro. Uno dei vantaggi che abbiamo avuto nel registrare album in diversi paesi è che abbiamo potuto suonare con gente di quei paesi e ognuno di loro ha uno stile individuale. E quando hai una grande band live, ognuno assume una parte nel gruppo, una parte importante. Ognuno ha qualcosa da dare.

"MattLa band nasce come un trio, dove il terzo elemento era una donna, Basia. Ora i Matt bianco siete voi due, ma comunque c’è sempre stata una figura femminile sul palco, prima con Hazel Jane Sim, e ora la splendida Elisabeth Troy. Quanto è stata o quanto è ancora importante la figura femminile pei i Matt bianco? E cosa vi ha spinto a scegliere Elisabeth per ricoprire questo ruolo?

Credo che quello che abbiamo sempre fatto è stato ricercare le caratteristiche di una voce femminile, non solo nel primo album con Basia. Abbiamo sempre avuto un approccio alla musica come cantautori prima di tutto, scrivendo canzoni e poi pensando alle persone o agli strumenti che potessero dare una buona influenza alle stesse. Perché scrivendo canzoni ricerchi i giusti elementi che possono dare forma a quello che scrivi. A volte non abbiamo bisogno di una voce, perché ci piace scrivere pezzi solo strumentali. Per godere di una nuova esperienza ci piace provare le diverse caratteristiche musicali di tutti i nostri musicisti, e la voce femminile è una di queste.

Abbiamo cercato di fare proprio questo nel disco che sta per uscire, e Mark sta scrivendo una nuova canzone per Elisabeth.

Quando uscirà questo nuovo album? Lo presenterete in Italia?

Sicuramente! L’album uscirà a giugno-luglio.

"ElisabethCome vedete la scena musicale italiana, in particolare quella Jazz, oggi "di moda" in ambito internazionale? Ci sono degli artisti che maggiormente vi incuriosiscono?

È buffo che mi hai chiesto questo perché abbiamo appena fatto alcuni remake a Roma con Papik. Non abbiamo lavorato molto con musicisti italiani prima, fino ad ora ci sono stati dei limiti per farlo, ma siamo molto entusiasti di averne la possibilità e penso che sarà molto bello anche per i fans italiani.

Negli anni 80 i Matt Bianco erano in classifica insieme a gruppi come The Style Council, Working Week, Sade. Oggi probabilmente tutto questo non sarebbe possibile. Come è cambiata secondo voi l’industria musicale, specialmente nel mondo del pop che oggi sempre più celebra artisti di provenienza clubbing? Che cosa distingue un vero artista da un mero prodotto commerciale di consumo?

Tutto il businesss è di base cambiato. È molto diverso da quello che era quando abbiamo iniziato. In qualche modo con internet si è esposti a più musica, ma è diventato più difficile trovare quella che ti piace. Per una band ora è difficile ottenere la visibilità che c’era prima perché ora ci sono tantissime band. Si sa che uno dei grossi problemi per la musica è che le persone non comprano album, scaricano o guardano video su youtube, e non si rendono neanche conto che dovrebbero comprare un album. Abbiamo X Factor, o cose del genere, e c’è un mercato legato a tutto ciò. Ai ragazzini piace. Ma questo chiude gli altri mercati. Negli anni ottanta, se avevi una nuova band e pensavi di avere delle belle canzoni, potevi andare in una casa discografica e proporti, avendo la possibilità di avere un’etichetta. Ora sei costretto ad andare in giro per pub e club per attirare attenzione in qualche maniera. I ragazzi scaricano ora una canzone di un gruppo, ora una di un’altro e non seguono una band in particolare. So che è difficile da dire, ma al giorno d’oggi pochi artisti hanno una grande fedele stola di fans!

Voi fate parte di quella schiera di Band che hanno fans consolidati ed ho potuto constatarlo personalmente ai concerti di Milano!

Certo e poi andremo a mangiare insieme "cime di rape e orecchiette"!

Foto di Mariagrazia Giove 
[wp_youtube]gVYR1Iw4JU8[/wp_youtube]

Mariagrazia Giove