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LUNGIMIRANZA – La lungimiranza è fondamentalmente una caratteristica. Una caratteristica di chi? La domanda è interessante, pertinente e provocatoria. Interessante perché permette immediatamente di costruirci sopra un bel ragionamento, pertinente perché è una fondamentale caratteristica degli umani, e provocatoria perché le persone fornite di lungimiranza nel tempo hanno subito dei cambiamenti importanti e fondamentali.
In un tempo assai lontano i lungimiranti erano gli àuguri, gli aùspici, gli indovini e le indovine insomma. Fra questi c’erano dei furbacchioni di tre cotte, pensate che uno di questi, a quelli che, andando in guerra, gli chiedevano se portavano a casa la pelle, rispondeva a tutti nello stesso modo. Ibis redibis non morieris in bello. Che tradotto alla lettera significa andrai tornerai non morirai in guerra. Il trucchettino era nella frase dove non c’erano nè virgole né pause sia nel caso di una profezia scritta, sia nel caso di una profezia detta a voce. Andrai tornerai (virgola o pausa) non morirai in guerra. Andrai tornerai non (virgola o pausa) morirai in guerra. Un po’ come dire che quando sulla cima del monte Grappa ci sono nuvole nere o pioverà o farà bel tempo.
Con il passare degli anni le persone che hanno affinato ed esercitato la propria lungimiranza sono diventati gli artisti, i quali per secoli sono stati felicemente capaci di guardare molto più lontano del proprio naso di quanto facesse la gente non addetta ai lavori. Poi gli artisti hanno tradito se stessi, si sono incanagliti (va detto che anche prima non scherzavano mica) hanno pensato ad altro, in altre parole si sono fatti impegolare, irretire dai tornesi, dal valsente, dalla pittura, dagli schei, dai danè, dallo scialle, dalle piotte, dai piccioli, dai denari (al plurale mi raccomando), dai terrisi, dai pezzi d’argento (donde il pizzo) e si sono rifugiati nelle loro personali giungle private, abdicando al ruolo di lungimiranti nei quali prima si muovevano con intelligenza e con sapienza.
Prima ho scritto impegolare e irretire, queste due parole mi interessano perché sono datate e quindi ne parlerò più avanti. Tornando alla lungimiranza personalmente penso, spero, mi auguro, che questa caratteristica venga esercitata con saggezza e sapienza dai nostri politici. Ho scritto con dispiacere “politici” al maschile, avrei avuto tanto piacere se avessi scritto, naturalmente e di getto, alle nostre “politiche”. Ricordo che mentre politici significa uomini politici, politiche diventa un aggettivo e quindi qualifica azioni politiche che vengono portate avanti dai soliti maschietti politici dei quali personalmente mi sono totalmente stufato.
Ma torniamo all’argomento lungimiranza che i politici dovrebbero avere quanto meno visto i loro particolare lavoro. E invece no, in quanto a lungimiranza sono ottusi e privi di ogni capacità di prefigurarsi il futuro. Potrei elencare qui un numero impressionante di fallimenti di loro previsioni. Non lo faccio per carità di patria e per non procurarmi da solo la tristezza e la rabbia infinite che mi assalirebbero nel redigere questo elenco. Un esempio però mi corre l’obbligo di esporlo qui di seguito. La lungimiranza degli uomini politici nostrani (magari fossero nostrani come i fichi) nel campo dell’utilizzo della energia nucleare è assolutamente infantile, irresponsabile e micidialmente pericolosa. Ma loro continuano a pensarla in modo totalmente pervicace. La pervicacia, ecco invece una parola che caratterizza la nostra casta politica. La pervicacia. Invito i miei soliti quattro lettori a sfogliare il vocabolario della lingua italiana e leggersi con attenzione il significato di questa parolina apparentemente innocua.