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"kevin-spacey" In poche battute una serata durata 4 ore, ma festosa, ricca di eventi e grossi nomi anche del panorama internazionale, tra cui Kevin Spacey. L’ironico ed eclettico attore americano, 2 volte premio Oscar, come miglior attore non protagonista per il thriller “I soliti sospetti” e miglior attore per “American Beauty”, è entrato cantando “Fly me to the moon”, canzone portata al successo da Frank Sinatra.
Ad aprire la terza serata della 59.ma edizione del Festival di Sanremo il formidabile pianista e compositore italiano Giovanni Allevi. L’esibizione del pianista, visibilmente emozionato, è stata anticipata da una scena del film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore, tratto dal monologo “Novecento” di Alessandro Baricco. Dopo un accenno alle note del celebre tema composto da Ennio Morricone per lo stesso film, Allevi ha eseguito “Pianokarate”, una delle sue composizioni più virtuosistiche e sperimentali.
"Sarà un happening festoso" – aveva anticipato poco prima della diretta Paolo Bonolis, che durante la serata ha ricordato Oreste Lionello, l’attore scomparso la scorsa notte all’età di 81 anni dopo una lunga malattia. "Ci siamo svegliati con una piccola fitta nel cuore. Ha iniziato un altro viaggio e vorremmo fosse bello come quello che ci ha regalato in tutto questo tempo" – ha chiuso così Bonolis sulle note di “Goodbye my darling”.
Il giovedì del Festival si caratterizza per i duetti tra le dieci “Nuove Proposte” e i grandi nomi della musica italiana. Primo a cantare il giovanissimo, Filippo Perbellini, volto da cherubino, lunghi boccoli dorati, con un’incredibile voce black ha intonato il brano “Cuore Senza Cuore”, un travolgente pezzo calato in un’atmosfera rock sinfonica. Canta insieme a Riccardo Cocciante, che poi interpreterà per il pubblico di Sanremo la sua “Quando finisce un amore (2006).
Ha conosciuto il suo padrino il 1 giugno 2007 alla prima di “Giulietta e Romeo” all’Arena di Verona, la sua città. “Gli ho lasciato il mio cd – ha detto Filippo – dove avevo registrato delle tracce musicali. Dopo due mesi ecco la sua telefonata.” L’importante è che non sia ricordato come un suo clone.
Entra l’ospite femminile, l’attrice Gabriella Pession, simpatica e disinvolta in questa nuova veste. Ha scelto di scendere le scale del palco dell’Ariston sulle note de “La danza delle ore” tratta dall’opera “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli, che ha riportato alla mente gli struzzi e gl’ippopotami danzanti in tutù del film di Walt Disney “Fantasia”.
Si torna alla gara. Entra, quasi zoppicante per via di una caviglia rotta, Silvia Aprile, accompagnata dalla chitarra di Pino Daniele in “Un desiderio arriverà”. Reduce dalla I edizione di X Factor.
“Dovresti esser preservato come un panda, musicalmente parlando – dice Bonolis riferendosi a Daniele, che poi intona commosso “Quando”, un brano che gli ricorda l’amico Massimo Troisi. Il conduttore lo congeda ricordando “Napul’è”, scritta a 18 anni da Daniele per la sua città. "Bertolaso e Bassolino hanno lavorato molto, ma chiedo ai napoletani di non abbassare la guardia e di continuare con la raccolta differenziata", afferma il cantante.
Momento intenso della serata con la standing ovation per il maestro Burt Bacharach. Una leggenda che accompagna al pianoforte la giovane Karina nel brano "Come ogni ora". Con tre Oscar e 6 Grammy alle spalle ha deciso di mettersi in gioco a 81 anni per la ragazza scoperta dal programma “Amici”. Come se non bastasse dopo la prima strofa entra in scena a duettare con Karima il vocione del guru del neojazz italiano Mario Biondi: un’esecuzione perfetta, ma con pochi brividi. Alla fine Bacharach rimane al piano per regalare con un medley alcuni frammenti della sua carriera.
I padrini a volte hanno rischiato di oscurare i giovani. Ma forse non è stato il caso di Irene Fornaciari, l’unica tra i “giovani” a cantare anche dopo la sua esibizione durante la performance di suo padre Zucchero, che l’ha accompagnata insieme ad una superband composta da Maurizio Vandelli, Dodi Battaglia e Fio Zanotti nel brano “Spiove il sole”, pezzo piuttosto scarso. Ha colpito ascoltare Dodi Battaglia dei Pooh in versione chitarrista blues rock. Dopo a ravvivare la platea dell’Ariston arriva un medley che spazia tra “Pensiero” dei Pooh, “Ho in mente te” dell’Equipe 84, “Dancing in The Streets” (quella cantata da David Bowie e Mick Jagger), “Lady Marmalade” e “Baila Morena” di Zucchero. Una vera jam session, inimmaginabile fino ad oggi in un tal contesto. “Sembra di rivivere ciò che accadeva negli anni ’70 – dice Bonolis – quando i gruppi si mettevano insieme e la musica diventava energia.”
Dopo le due bellezze maschili delle precedenti serate, Nir Lavi, modello israeliano dagli occhi che parlano, vestito Ermanno Scervino e Paul Sculsort, modello e attore inglese, in Moschino, al Festival di Sanremo è la volta del tenebroso modello brasiliano classe 1975, Thyago Alves, i cui abiti scelti per l’occasione sono tre diversi looks firmati Iceberg.
"vecchioni" Altro caso di “nepotismo musicale” con la figlia di Red dei Pooh, Chiara Canzian, che stecca un po’ nella prima parte della canzone intitolata “Prova a dire il mio nome”. È accompagnata dal cantautore milanese Roberto Vecchioni. Una strana coppia: lui canta come sempre, ma il pezzo non è proprio nel suo stile. A chiudere, Vecchioni ripesca dal suo repertorio “Sogna ragazzo sogna” che per Bonolis può essere la colonna sonora di una serata dedicata alle nuove promesse della musica italiana.
Vedere la vocalist di Lucio Dalla tra le nuove proposte fa un certo effetto. Peccato che Iskra, che canta per Sanremo “Quale amore”, ha mostrato una voce molto al di sotto delle sue possibilità. Ad un certo punto compare Lucio, anche se il risultato delude le aspettative. Unire le voci non è sempre un investimento dal punto di vista artistico. Con loro sul palco anche il coro polifonico di musica spirituale di Bologna. Il cantautore ha poi saturato la scena con “4 marzo 1943” (censurata a Sanremo nel 1971), accompagnato solo dal primo violino, e un assaggio di “Piazza grande”.
Buona presenza scenica di Simona Molinari, bellissima voce di Sanremo Lab, che ha cantato con Ornella Vanoni. Sostenute dalla tromba di Fabrizio Bosso, hanno swingato in “Egocentrica”. Poi la madrina ha ricordato Mino Reitano con “C’è una ragione di più” (1969) e Luigi Tenco con “Vedrai vedrai”. “La struttura dei pezzi di Tenco – ha precisato la Vanoni– era assolutamente jazzistica.” A Oreste Lionello e i suoi controtempi umoristici hanno, invece, reso omaggio sia Bonolis sia Massimo Ranieri, padrino di Barbara Gilbo in “Che ne sai di me” e solista in “Perdere l’amore”.La novità più piacevole, rivelazione di Sanremolab, è Arisa, un’Amelie della musica dal look anni ‘30: buffa, bravissima, dalla voce limpida, originale in “Sincerità”, accompagnata dal maestro Lelio Luttazzi, che al piano ha regalato “Vecchia America”. I virtuosismi e la grazia di Malika Ayane insieme a Gino Paoli hanno chiuso su “Come foglie” e, di straforo, su “Il cielo in una stanza”, poi lui ha dato un mozzico di “La gatta” e di “Una lunga storia d’amore”, infine la nuova “Il nome”.
Ad altri ospiti internazionali il compito di chiudere in allegria. L’Ariston balla e si anima nonostante la tarda notte con un pezzo di Jamaica: sono i componenti della coloratissima Easy Star All Stars che si esibiscono con “Time”, cover dei Pink Floyd in versione reggae.

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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.