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"FB_IMG_1510147992472"“Dagli occhi delle donne traggo la mia dottrina: del vero fuoco di Prometeo essi scintillano ancora; sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo intero; fuor d’essi non può eccellere nessuno.” (William Shakespeare) “Non c’è niente di più pericoloso del demone della fantasia acquattato nell’animo femminile.” (Isabel Allende) Raccontare le donne non è cosa semplice. Nient’affatto. Diciamo meglio: raccontare l’universo femminile, magari quello più tormentato, quello delle Stelle del firmamento dello Spettacolo e dei loro lati oscuri, è cosa molto difficile – sembra una contraddizione in termini – soprattutto per le donne stesse, che, seguendo la loro stessa natura, intendano risolvere il confronto con garbo ed arguzia, senza cadere nella tentazione – di solito più appannaggio degli uomini – di fare della facile, boccaccesca, se non triviale ironia. Ed è esponenzialmente più arduo se una donna tenta di farlo sotto i riflettori di un palcoscenico, in quelli che vengono definiti one woman show, in una performance affrontata senza rete, senza protezioni, senza corazze e corazzate, armate solo della propria Arte. Tante, anche insospettabili, sono cadute affrontando la prova; tra le trionfatrici nella singolar tenzone ci piace ricordare, ad esempio, la Signora Loretta Goggi, del resto avvezza a tal genere di spettacoli, e la divina Mariangela Melato, che con il suo “Sola me ne vo” conquistò indelebilmente i nostri occhi ed il nostro cuore. A questi nomi da oggi dobbiamo senz’altro aggiungere quello di Lisa Angelillo e del suo “Donne evocate”, spettacolo che, dopo la prima presso il Teatro Angioino di Mola di Bari diretto da Francesco Capotorto, è stato inserito nella annuale Stagione del Piccolo Teatro di Bari Eugenio D’Attoma per due repliche sold out. Con l’indispensabile apporto del polistrumentista Paolo Daniele, autore delle musiche originali ed anche coautore della pièce assieme alla protagonista, mirabilmente destreggiatosi tra pianoforte, chitarra, armonica a bocca, melodion, bandoneon e campionatore, con momenti tutti suoi come una sognante esecuzione di quel capolavoro che è “Oblivion” di Astor Piazzolla, la Angelillo porta sul palcoscenico, in parole e musica, alcuni miti femminili dello spettacolo e della cultura, le loro canzoni, gli abiti di scena, le loro vite pubbliche e, soprattutto, private, spaziando da Judy Garland a Edith Piaf, da Amy Winehouse a Gabriella Ferri, da Mia Martini ad Alda Merini, sino a giungere a Nina Simone, scevra da farne imitazione ma, semmai –appunto -, evocandole. Versatile, divertente, affascinante e coinvolgente, la Angelillo intrattiene da par suo il pubblico con aneddoti, racconti, riflessioni, spigolando nel suo sterminato campo artistico e dando fondo a tutta la sua vastissima arte recitativa e musicale, spaziando con enorme eleganza, ingente talento e freschezza interpretativa da momenti più intimisti ad altri ben più irriverenti e travolgenti, con esilaranti momenti di comicità e dialogo con il pubblico, interagendo perfettamente con il maestro Daniele, qui anche nelle simpatiche vesti della vittima maschile. E poi la Angelillo ha dalla sua due doti difficilmente rintracciabili nelle sue colleghe: una spontaneità davvero unica, che coinvolge il pubblico in modo davvero strabiliante – sembra quasi di essere stati invitati tutti nel suo camerino (come fa, per altro, pensare il separè sul palcoscenico montato al contrario da cui la vedette recupera i suoi abiti, cambiandosi in scena) o, come lei auspica, tutti nella sua stanzetta, in un infinito scambio di positive vibrazioni – e, soprattutto, (come lei stessa confessa) un’ottima dose di follia, nel senso buono del termine (come direbbe il maestro Daniele). La reazione osannante del pubblico, tra cui si celava il grandissimo Caparezza, è la prova provata che le tante frecce all’arco della Angelillo hanno fatto assolutamente e nuovamente centro, e dimostra ancora una volta che se l’attrice e showgirl barese fosse nata al di là dell’Oceano, oggi si esibirebbe in sale ben più capienti di quella accogliente del Piccolo di Bari, rischiando di divenire anch’essa icona del mondo dello Spettacolo con la Esse maiuscola, perché, come diceva Maria Callas, “le donne non sono sufficientemente alla pari con gli uomini, così dobbiamo renderci indispensabili. Dopo tutto, abbiamo l’arma più grande nelle nostre mani: siamo donne.”

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.