Tempo di lettura: 3 minuti

"Detachment"
Se avessi visto questo film in un festival avrei voluto vederlo al mattino, così da poter avere tutto il giorno per pensarci su, per digerirlo, per poterlo elaborare. Ma soprattutto per avere davanti un’ intera giornata per ritrovare la spensieratezza.

Questo lo dico non perchè sia un film pesante: non lo è affatto. E’ un film profondo e molto toccante, che analizza tematiche davvero forti. Ed è uno di quei film che ti occupa la mente per ore, senza lasciarti scampo.

Il tema principale è il distacco. Cioè la capacità dell’ essere umano di erigere, anche se forzatamente, un muro tra sé e gli altri, ovviamente cercando di uccidere i sentimenti che possono creare dei pericolosi legami e possono impedirti di fuggire.

Il fantastico Adrien Brody interpreta Henry Barthes, un insegnante supplente di letteratura che si ritrova in un liceo di reietti e disadattati nella provincia newyorkese. Lui ha una brutta e triste storia personale che lo opprime: la morte violenta e suicida della madre, l’abbandono da parte del padre, il trovarsi a fare da balia al proprio nonno imprigionato in una clinica e ormai vicino alla fine dei suoi giorni.

"Detachment"Come se non bastasse, improvvisamente entrano nella vita di Henry dei veri e propri casi umani: gli studenti che rifiutano la scuola e l’educazione, l’alunna Meredith con le sue manie depressive a causa del proprio padre e della società in cui vive, la giovanissima prostituta Erica che si ritrova a vivere in casa con lui (un’ interpretazione grandiosa di Sami Gayle) e il tentativo di una relazione con la collega Sarah (Christina Hendricks), all’apparenza bella e “tranquilla”, ma in realtà sofferente e depressa.

Lui ci prova. Sempre. Ma non ci riesce. Lui cerca di donare il suo affetto ad ognuna di queste persone bisognose d’amore e di aiuto, ma arriva fino al limite, fino al punto di non ritorno in cui i sentimenti verrebbero troppo coinvolti…e molla il colpo. Erige un muro.

Henry sente il bisogno di essere coinvolto, sente l’enorme mancanza di amore nella sua vita e sa che ha tutti gli strumenti per avvicinarsi ad un minimo di felicità. Ma non ci riesce. Ed arriva il distacco: violento, triste, inesorabile e, apparentemente, voluto dalla sua personalità che d’improvviso diventa glaciale. Vuole scappare, vuole dimenticare tutto e tutti e ricominciare la stessa storia da un’altra parte. E poi altrove ancora. Perfetto quindi il suo lavoro da supplente: mai una collocazione fissa, sempre uno spiraglio lasciato aperto per fuggire.

Non vi racconto altro della sceneggiatura, davvero molto ben scritta da Carl Lund, ma vi parlo di Adrien Brody, in questo film sia attore protagonista sia produttore. Questo ragazzo di 39 anni è uno dei più grandiosi attori degli ultimi quindici anni. Ha interpretato qualsiasi tipo di ruolo, dai film comici alle tragedie, alle commedie, ai film metafisici e fantascientifici, drammi e anche film storici. Dà sempre il 100% di sé e questa cosa si vede molto bene. E’ davvero un prodigio della recitazione.

Il regista invece, Tony Kaye, è famoso per aver diretto “American History X” nel 1998 e per decine di bellissimi videoclip musicali. In “Detachment” non è solo regista, ma anche direttore della fotografia. Un doppio ruolo svolto in modo eccellente e interamente in digitale. Usa le inquadrature come fossero delle polaroid di momenti di vita quotidiana e in alcune scene il lavoro sull’ immagine, soprattutto nelle inquadrature realizzate con camera a mano, sembra girato in mini dv con gusto molto “anni 90”. Ci sottopone stacchi e zoomate da videoclip per poi regalarci establishing shots eleganti, colorati e poetici, come Henry e Erica in piedi appoggiati ad un muro rosso.

La mia ultima nota è sugli altri attori del cast: bravissime Lucy Liu e Marcia Gay Harden, favoloso ed immortale James Caan nel ruolo del professore che usa con gli studenti la psicologia da teppista al fine di educare.

Un gran bel lavoro questo film. Ah, il prossimo lavoro di Tony Kaye si intitolerà “Attachment” (“Attaccamento”) ed uscirà nel 2014. Quindi direi che nella mente del regista c’è un progetto ben studiato sull ‘elaborazione dei sentimenti di quel fantastico animale che è l’essere umano.

[wp_youtube]w7lBleOF9Pw[/wp_youtube]

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.