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Il 2024 segna703esimo anniversario della morte di Dante Alighieri (notte tra il 13 e il 14 settembre 1321) Come sempre, anche quest’anno, la giornata nazionale di Dante  sarà dedicata ad un momento di riflessione intorno  ad un poeta, scrittore e politico italiano. C’è una iniziativa letteraria, da alcuni anni pubblicata da parte dell’editore Villani di Potenza, inconsueta, diversa dal solito, con il fine di rendere omaggio ad un grande protagonista della lingua italiana. Il libro è di uno scrittore, Giuseppe Laguardia, potentino di nascita, appassionato del dialetto del suo paese, che con grande impegno e passione, è riuscito a tradurre in lingua potentina, i 34 canti dell’inferno raccogliendoli in un interessante e bellissimo libro dal titolo: “Inferno, na scés e na sagliùta”. La domanda che sorge spontanea al lettore è: a cosa può servire una traduzione in dialetto, considerata la grandezza e la complessità di un’opera, tanto studiata e conosciuta. Quindi perché finanziare un libro di tal genere diverso dal solito. Certo solo dopo aver sfogliato le oltre 300 pagine si può arrivare alla considerazione finale che le ragioni che possono giustificare tale operazione sono diverse. In primis, il pensare volge la sua attenzione al fatto che una traduzione in dialetto potentino potrebbe servire ad incuriosire soprattutto il giovane lettore potentino, sì da spingerlo a risalire all’originale, magari per una lettura comparata, poi la trascrizione dell’Inferno in dialetto potentino potrebbe servire alla conservazione di questo, come in un archivio. Sono pagine dove la creatività e la brillantezza dell’autore hanno permesso, direi alla perfezione, di raccontare il poema di un lungo viaggio allegorico della salvezza umana. Un tragitto, come evidenziato da diversi critici, che si svolge in sette giorni che vanno dall’8 la 15 aprile del 1300. La mattina dell’8 aprile (venerdì santo) Dante esce dalla selva oscura e inizia la salita al colle. La visita all’inferno, come risaputo, dura ben 24 ore e termina al tramonto del 9 aprile. All’alba del 10 aprile (domenica di Pasqua) inizia la visita del Purgatorio che dura tre giorni e tre notti. All’alba del quarto giorno (13 aprile) Dante, raggiunto dalla sua Beatrice sale in Paradiso.  Un libro di grande impatto e sorpresa per il lettore dove non solo può ripercorrere il suo tragitto di studio adolescenziale ma, nel contempo, può ritrovarlo attraverso il proprio dialetto di nascita. Quella lingua, come sottolinea l’editore “imparata nei primi anni di vita”, poi strappata dalla propria conoscenza con la scolarizzazione di massa, l’avvento della televisione e dei mezzi di comunicazione di massa. Un autore con la passione per le relazioni, le idee e per la libertà che in questo caso si chiama vernacolo, dialetto che è e resta la prima nostra lingua. Un poeta, scrittore e drammaturgo francese, Etienne Mallarmé, detto Stéphane disse che: “il mondo, alla fine, è fatto per finire in un bel libro”. In questo a finire nel libro il dialetto, raccontando il maestro della lingua italiana.

 

Oreste Roberto lanza

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.