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(Adnkronos) –
Chiara Ferragni ha parlato a Che tempo che fa. La prima volta in televisione dopo la notizia della separazione da Fedez e le conseguenze delle note vicende legate all’intreccio tra operazioni commerciali e beneficenza. Un’operazione di comunicazione su un media tradizionale, la tv, in un format ultra tradizionale, l’intervista di Fabio Fazio. Ha funzionato? Dipende dal punto di vista. Lo spettatore percepisce la volontà di mettere in piedi un’operazione verità, che serve a ristabilire una reputazione compromessa negli ultimi mesi, almeno dall’affaire dei pandoro Balocco in poi. Passa per una serie di accorgimenti convenzionali: l’ammissione di un errore, che viene però ricondotto a una leggerezza, a un difetto di comunicazione; un filo di commozione, controllata, quando si parla della vicenda personale e del legame con Fedez; cautela rispetto al rapporto con il mondo dei social media, verso cui non può mancare la riconoscenza di chi deve il successo e la ricchezza alla gigantesca popolarità virtuale; il tentativo di parlare anche al pubblico della televisione, con la promessa di una maggiore attenzione al mondo reale. 
Le domande, nello stile abituale di Fazio, sono garbate e misurate e costruiscono una interlocuzione più vicina a una narrazione condivisa che a un contraddittorio. Le risposte sono prudenti, altrettanto controllate, a tratti timorose. Il copione è stato scritto con attenzione e viene rispettato con cura, da tutte e due le parti. Il risultato, nel complesso, è un passaggio che aggiunge poco al racconto dei fatti e rischia di incidere poco anche sul piano della comunicazione. Perché la parentesi televisiva sposta poco rispetto alla partita vera, quella che Chiara Ferragni continuerà a giocare sui social per convincere i follower a restare fedeli a un modello che i passi falsi recenti hanno evidentemente messo in discussione. (Di Fabio Insenga) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.