Tempo di lettura: 3 minuti

È tra i pochi comuni che resiste, da tempo, al fenomeno dello spopolamento. Gallicchio, in provincia di Potenza, da cui dista circa 90 chilometri, situato tra la valle del Medio Agri e quella del Sauro ad un’altezza di 731 metri sul livello del mare, è una comunità di appena 850 abitanti che conserva tesori d’arte e, soprattutto, dosi massicce di umanità. Poche sono le pagine che raccontano della storia di questa comunità lucana. Secondo la tradizione sarebbe sorto dalla distruzione di Gallicchio Vetere ad opera delle incursioni saracene del decimo secolo. L’esistenza di questo antico centro scomparso, posto a pochi chilometri dall’attuale paese, è testimoniata dai reperti archeologici (monete, vasi e cocci vari) risalenti al IV secolo a.C. Tuttavia, il primo documento storico, che attesta l’esistenza dell’attuale paese, è la Bolla di Godano, arcivescovo di Acerenza, del 1060, in cui Gallicchio è nominato come monastero “Monasterium Gallicchum”, intorno al quale si andava costituendo il primo nucleo abitativo assistito spiritualmente ed economicamente dai monaci italo-greci, comunamente detti basiliani. Una presenza testimoniata sia dalla toponomastica che dal dialetto, il cui sostrato di origine greca è innegabile. La storia di questo borgo vanta un variegato patrimonio artistico-culturale. Al visitatore che arriva in questo bellissimo luogo, appare l’antico borgo medievale, disteso, su un costone roccioso posizionato tra l’antica Cappella del Carmine (XI secolo) e la Chiesa Santa Maria Assunta (XIV secolo) e poi, salendo ancora, al loro sguardo si presenta, con case addossate l’una all’altra, la parte nuova dell’abitato che si estende verso nord. La “Cappella del Carmine”, le cui origini, raccontano le pagine di storia, sono state collocate proprio tra il X-XI secolo. Il restauro, avvenuto nel 1610 dal principe Dezio Coppola, segna l’inizio del borgo antico, che l’Amministrazione comunale ha iniziato a recuperare per trasformarlo in “Borgo Albergo”. Nel 1324 con la Decima Pontificia il paese venne elevato ad arcipretura ed in quella circostanza fu inaugurata la Chiesa Madre “Santa Maria Assunta”, originariamente a tre navate. La Chiesa, ricordata nel “Dizionario” dell’abate Francesco Sacco del 1797, durante il terremoto del 1857, fu gravemente danneggiata, mutilata di una navata e del Cupolone. Dal 1400 al 1800 Gallicchio fu governato da numerose famiglie baronali, tra cui vanno segnalati i Coppola che, terminata, nel 1592, la costruzione dello storico palazzo baronale, sottoposto a vincolo architettonico, vi trasferirono la loro residenza, dando inizio ad uno sviluppo urbanistico e demografico. Molto attiva fu la partecipazione dei Gallicchiesi durante la rivoluzione napoletana del 1799 e durante i moti risorgimentali. Alla storia fa seguito un ricco patrimonio culturale immateriale: festa patronale, che si celebra la seconda domenica di agosto, festa di san Rocco, fuoco di san Giuseppe, sfilata di carnevale, salotto letterario, premio di poesie e rappresentazioni teatrali che richiamano eventi storici, “Lo Scaliello d’Orlando” legato alla distruzione di Gallicchio Vetere, e “Le nozze di Angelina” che rievoca l’uccisione del principe. Beni artistici, culturali e gastronomia: l’occasione per degustare genuini prodotti locali: formaggi, miele, peperoni cruschi, rafanata, salami, ferricelli e rascatelli, biscotti e tanti altri prodotti genuini. Borgo immerso in un ambiente incontaminato, in cui si può respirare aria pura ed ammirare un paesaggio suggestivo. Per questo si consiglia di visitare il Belvedere di Gallicchio Vetere, posto a picco sul fiume Agri, ammirando le spettacolari Murge di San Lorenzo, il paesaggio lunare dei Calanchi di Aliano ed il monumentale complesso architettonico di Santa Maria di Orsoleo in Sant’Arcangelo. Flora ma anche molta fauna: le specie esistenti si osservano il capovaccaio, il nibbio reale, il grifone, il lupo e la lontra. Per raggiungere Gallicchio ci vuole tempo: non ci sono autostrade, né aeroporti, né treni. Ci vogliono pazienza e buona volontà per percorrere gli ottanta chilometri che lo separano dall’Autostrada del Sole, all’uscita di Atena Lucana, per chi viene dal Nord, o di Lauria per chi viene dal Sud. L’idea di andare a Gallicchio  nasce dalla convinzione che in questo luogo tutto è più facile e gestibile. Si arriva a credere che in un posto così non si possa morire mai.

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.