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E’ tornato Piero Pelù e lo ha fatto con due nuovi singoli diversissimi fra loro, che anticipano l’uscita del nuovo album previsto per il 7 giugno dal titolo “Deserti”( etichetta Epic records/Sony Music Italy ). A distanza di più di un anno dal suo stop forzato a causa dei problemi legati agli acufeni, il “Diablo” nazionale ha approfittato di questo periodo per dedicarsi allo sviluppo del suo nuovo album. Il primo singolo con cui il cantante toscano riparte per questa nuova avventura è intitolato “Novichok”, un pezzo che è stato composto d’istinto (scritto in una notte) e mixato in una settimana. Sostanzialmente una vera e propria “scossa” dal punto di vista artistico. Il Novichok (vuol dire “nuovo arrivato “in russo) è una potente neurotossina sviluppata dai sovietici negli anni 70 e tutt’oggi connesso a tristi fatti di cronaca estera. In questo pezzo Piero usa il nome di questo veleno come metafora, accostandolo alle fake news che con la loro diffusione inquinano la nostra quotidianità, il nostro spirito critico e di fronte alle quali siamo tutti un po’ vulnerabili. Il significato del brano quindi, è ancoràto alla voglia di trasmettere il valore dell’approfondimento della notizia, del non cadere trappola delle propagande e di non fermarsi alla prima interpretazione dataci in pasto da chi ci vuole ingannare; di creare gli strumenti per capire la realtà delle notizie che ci bombardano 24 ore su 24.Nel brano si fa riferimento anche a quel poco di tempo che ci rimane nell’arco della giornata e che usiamo solo per mostrarci, per dedicarci più all’avere che all’essere, facendoci piombare in quel circolo di insoddisfazione che è il pane dell’ignoranza. Il pezzo musicalmente parlando è energico e ritmicamente veloce in stile punk, quello molto caro a Pelù, chitarre pesanti e testo cantato con metriche serrate che si fermano solo un attimo per poi aprire ad un ritornello efficace. Le chitarre che seguono la voce del cantante, accompagnandolo e continuando da sole con melodie costruite “ad hoc” sui vocalizzi marchio di fabbrica di Piero, padroneggiano in un finale “furioso”. Brano immediato che va dritto al punto. Coerente con il luogo in cui il “Pierone” nazionale lo ha presentato, ovvero la mitica cantina di via de’ Bardi a Firenze, dove i Litfiba mossero i primi passi, quasi a voler riconnettersi con le sue origini artistiche. Il secondo singolo invece è “Maledetto Cuore”, tipica ballata ma dai colori e sfumature più “alternative”. La voce di Pelù entra subito nel vivo del brano, qualche secondo dopo una piccola intro quasi a sottolineare l’impellenza di comunicare, da parte dell’autore, il bisogno di riferimenti in questo mondo regnato dal caos, di ciò che non riusciamo a capire e vedere. Un pezzo più ricercato. Dotato di un equilibrio che si ritrova però sempre in bilico fra quel sound “Lifibiano” anni 90 (con fraseggi di chitarre, arpeggi d’effetto), e “retaggi sonori” sia in primo piano che “a tappeto”, cari alle tastiere “arabeggianti” dei primi album del gruppo fiorentino, (“Don Aiazzi” docet) dal sapore qui sì, più anni ottanta. Insomma un ritorno in pieno stile Pelù, il tradizionale e diretto “Rock” a cui il cantante è voluto tornare dopo un lungo periodo di difficoltà anche sotto il profilo psicologico come lo stesso ha confessato alla stampa. Il bisogno degli altri della loro vicinanza, diviene fondamentale per non perderci in quei buchi neri con cui ognuno di noi prima o poi fa i conti. Questo è uno dei significati del brano. E per lui, ne siamo certi, il modo migliore per superare questi momenti è dare vita alla sua musica, rituffandosi nei suoi concerti per abbracciare il suo fedelissimo pubblico che, anche stavolta, non mancherà all’appello. Il “Deserti Tour 2024” (Friends & Partners) vedrà impegnato Piero Pelù in molte date dal vivo questa estate in tutta la penisola a partire dal 29 giugno.

Claudio Buttaro