I Briganti di Di Fiore contro storia della guerra contadina nel Sud dei Gattopardi

Don Luigi Sturzo, uno dei più importanti protagonisti del cattolicesimo democratico del ‘900 diceva: “Non c’è libertà dove c’è menzogna perché la libertà è figlia della verità”. Un pensiero che appare calzante quando si vogliono fare delle osservazioni sul libro dello storico napoletano Gigi Fiore, precisamente Luigi Di Fiore, dal titolo “Briganti – Controstoria della guerra contadina nel Sud dei Gattopardi” edito da Utet. Sono pagine diverse dal solito dove si ha la sensazione concreta di quale strada sia veramente da percorrere per arrivare alla verità, una verità che da sempre appare necessaria per chiudere un brutto capitolo della nostra storia italiana, in particolare di quella del Sud. Un periodo storico, quello post-unitario da sempre dibattuto da scrittori e storici attuali appartenente alla categoria del pensiero dominante da cui, nelle proficue letture, si avverte da subito quella strana sensazione di dover dare prevalenza a un copione ben preciso. Far passare i briganti come dei lazzaroni, uomini violenti che uccidevano per dare forza e vigore solo al proprio egoismo egocentrico.

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