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Qualche giorno sfogliando qualche pagina di storia ho visto che ferragosto deriva dalla locuzione latina Feriae Augusti: Riposo di Augusto. Una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 avanti Cristo. che si aggiungeva alle già esistenti festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica, i Nemoralia o i Consualia. Un periodo di riposo e di festeggiamenti frutto della tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso, figura mitologica, che, nella religione romana, era il Dio della terra e della fertilità. L’antico Ferragosto, insomma, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. Una sorta di giornata dedicata all’ozio, in latino otium: Dolce far niente, lasciarsi cullare dalle onde del mare o semplicemente starsene distesi sul divano di casa cercando di pensare cosa fare nei prossimi mesi sfogliando qualche pagine di un bel libro per trovare spiegazioni al nostro ormai vivere da unitili senza un briciolo di passione e di visione. In un tempo in cui tutti gridano, appaiono, vivono stabilmente sul piedistallo cercando la ragione a tutti i costi pensano che di domani non c’è certezza, meglio mangiarsi l’intero piatto, vi sono quelli che della prudenza e della ragionevolezza ne hanno fatto un vero stile di vita tanto da meritarsi la completa esclusione dal tavolo della quotidianità del nostro tempo. Eppure il grande Cicerone sosteneva che: “l’otium è la sola via che conduce alla felicità”. Una felicità determinata dal ricercare quelli che sono gli elementi essenziali della vita. Valorizzare al meglio il tempo, rivolgere il nostro sguardo verso la bellezza delle cose. Una vita fatta di piccole felicità, simili a minuscoli fiori deve avere una priorità di attenzione.  Fateci caso, ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive. Invece noi che crediamo di essere saggi già a trent’anni, ci leghiamo a carri che appaiono vincenti ma che alla fine del percorso intristiscono ancora una volta il nostro pensar semplice. Ci facciamo emozionare da pirati e falsi capitani che alla fine si rivelano per quelli che sono: un gruppo di persone dedite ad atti di disonestà e in alcuni casi di violenza. Abbiamo letteralmente perso il senso critico, non leggiamo più, continuiamo a delegare i nostri diritti a chi non ne conosce il significato e dei doveri ne facciamo carta straccia. Insomma siamo diventati populisti per sentito dire: Andiamo dove ci porta il denaro, ci sentiamo beati nella confusione, nel rumore assordante di una canzone senza parole. Non ascoltiamo più perché la falsa scuola ha insegnato a soprapporsi anche nel gridarsi reciprocamente. Perfino a tavola troviamo delizia nel parlare di malattie e morti e non pensiamo che la vita ha bisogno di un sorriso, di un colore, di scoprire l’ebbrezza di un’avventura. Se consideriamo la vita come un dono allora vale la pena dare senso a una bellissima frase di Charlie Chaplin: “È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando perché il mondo appartiene a chi osa. La vita è troppo bella per essere insignificante”. Meditate gente, fatelo veramente perché al momento “fuori fa molto freddo”.

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.