Tempo di lettura: 4 minuti

A quattro anni da “Gigaton” del 2020, lo scorso 13 febbraio è stato pubblicato “Dark Matter “ primo singolo che anticipa l’uscita del nuovo album dei Pearl Jam. Il pezzo è la title track del loro nuovo lavoro, che vedrà la luce (dopo le tante voci non confermate) il 19 aprile, conterrà undici tracce e la cui produzione viene firmata da Andrew Watt che aveva già lavorato al terzo album solista di Eddie Vedder il cantante della band.

Il brano:

I Pearl jam segnano il loro ritorno con un brano diretto ed a tratti aggressivo. ”Dark Matter” si apre con uno stacco di batteria, Matt Cameron il drummer del gruppo, sceglie una figura ritmica semplice ma calzante con ciò che arriverà qualche battuta dopo. Difatti il riff di chitarra che subentra, secco efficace e diretto sembra quasi una naturale prosecuzione della cornice creata in precedenza ed il suo sviluppo si muove su di un suono che ricorda quello dei Sound garden, ma in alcuni punti anche dei più recenti Royal Blood. La voce di Vedder inimitabile, cerca nuove melodie che indirizzano lo stile del brano, con soluzioni che soprattutto nel ritornello trovano sfogo in termini di dinamica e tono. L’assolo collocato nella parte finale del “fuoriclasse” Mike Mc Cready, è una botta di energia e buon gusto ed alza ulteriormente anzi sicuramente il livello del brano. Due curiosità per gli amanti della band; la prima, al singolo ha collaborato tra gli altri l’italiano Marco Sonzini, piacentino ingegnere del suono, già impegnato in passato con i mitici Rolling Stones, la seconda riguarda il video curato dall’artista moldavo Alexandr Gnezdilov che ha firmato anche la copertina del disco. I Pearl Jam ritornano quindi piazzando un buon colpo, con un brano che si fa ricordare facilmente, decisamente più rock del singolo “Dance of the clairvoyants” che anticipò “Gigaton” qualche anno fa.

Testo e Significato di “Dark Matter”

Il testo del brano racconta di questi tempi confusi e oscuri in cui viviamo, usando la metafora scientifica della materia oscura, ovvero la massa dell’universo che non è visibile e non costituita da materia cosmica. Una materia non rilevabile direttamente ma solo attraverso i suoi effetti. “Ruba la luce dai nostri occhi, prende il sangue dai nostri cuori, siamo tutti dentro questa materia oscura”,alcuni dei versi iniziali del pezzo che danno l’idea della direzione tematica del brano ,una metafora per descrivere la confusione e le ingiustizie del mondo contemporaneo. ”Sono giorni strani in cui tutti gli altri pagano per gli errori di qualcuno” urla Vedder sulla chitarra tagliente di McCready e la martellante batteria di Cameron. La band vuol fare riflettere l’ascoltatore, scopo che ha sempre contraddistinto la scrittura di Vedder. Anche il chitarrista Mike Mc Cready ha speso qualche parola sui testi di Vedder affermando “ Eddie combatte sempre per tutti gli sfavoriti e sta dalla parte degli ultimi. In America ci sono troppe questioni aperte e noi cerchiamo di dare delle soluzioni, essere consapevoli e combattere”.

L’album:

L’album, il dodicesimo della band, si preannuncia dunque potente, oscuro ed impegnativo per chi non ama suoni duri. E’ stato inciso in tre settimane agli studi Shangri-La di Rick Rubin a Malibu nel 2023. Nelle anticipazioni e nella presentazione al Troubadour di Los Angeles, Vedder ha affermato “ è il nostro disco migliore e non è un iperbole”. Ha aggiunto che l’idea era quella di creare un album molto duro con tante chitarre e partendo da sensazioni come “ansia, rabbia, tristezza, gioia, rimpianto”. La pubblicazione come scritto è prevista per il 19 aprile e prevede questa tracklist :

1 Scared of fear

2 React, Respond

3 Wreckage

4 Dark –matter

5 Won’t Tell

6 Upper Hand

7 Waiting for Stevie

8 Running

9 Somenthing Special

10 Got to give

11 Setting Sun

Il Futuro:

Ai posteri l’arduo compito di valutare cosa offrirà in più questo album, rispetto al resto della discografia dei Pearl Jam, un gruppo che ha segnato una parte importante e forse l’ultima grande rivoluzione musicale (Grunge) insieme ad altri nomi ormai nell’olimpo dei grandi indimenticabili (Nirvana, Sound Garden, Alice in Chains per ricordarne alcuni). A parere di chi scrive il pezzo è chiaramente lontano dai fasti dei primi album, (“Ten” ecc ecc) per certi versi inarrivabile per una serie di dinamiche ormai troppo diverse dal contesto in cui versa la musica attualmente, (ad esempio produzioni colme di effetti, ma sempre e comunque a larghi spazi sonori), ma a suo modo rimette al centro del lavoro della band il genere in cui i musicisti si muovono meglio e sembrano essere a loro agio. Stesso discorso per la produzione, non siamo ai tempi di Brendan O’ Brien il quale aveva fatto della profondità sonora il marchio di fabbrica del gruppo di Seattle soprattutto nella fase del mix. Watt, in questo senso sceglie una strada totalmente diversa, il suono dato al brano sembra meno spesso, poco profondo, meno voluminoso, quasi schiacciato. A sentire le dichiarazioni della band, questo dovrebbe essere il loro miglior album; staremo a vedere, sicuramente il singolo è un buon lavoro, ma esprimo le mie perplessità circa le altissime aspettative che parole simili possono indurre nel pubblico che ha amato e ancora segue questa band dal grandissimo passato ma dal presente fatto di “materia oscura”.

Slide