Tempo di lettura: 3 minuti

"konami"

Ormai è una moda per le software house riproporre i grandi successi del passato modernizzandoli con una veste grafica in alta definizione, come è accaduto con Shadow of the Colossus ed ICO, oppure con il celeberrimo God of War o Metal Gear Solid.
Questa è la volta della saga di Zone of the Enders, un titolo fuori dagli schemi che nel lontano 2001 portò nello scenario video-ludico una ventata d’aria fresca. Il gioco in questione si colloca nel genere action fantascientifico, sviluppato da Konami e supervisionato dal team di Hideo Kojima con lo scopo di creare il primo Robot Animation Simulator, ovvero un simulatore di robot da guerra che prendeva spunto dalle grandi serie animate giapponesi.
Siamo nell’ipotetico anno 2172 e la tecnologia ha permesso agli uomini di poter creare veri e propri satelliti abitabili attorno ai pianeti del sistema solare, in continua guerra tra loro per il possesso del Metatron, l’ultima risorsa di energia. La storia principale si svolge sulla colonia spaziale di Antilla che gravita attorno a Giove dove il protagonista, Leo Steambuck, tenta di fuggire dagli attacchi terroristici. Improvvisamente, dopo aver assistito alla morte di numerosi dei suoi compagni, si imbatte in un Orbital Frame, il Jehuty, un enorme robot dalle capacità sconosciute di cui prenderà possesso trovandosi poi subito al centro dei combattimenti. Il gioco è sin dall’inizio divertente e i comandi molto intuitivi, grazie anche ad un tutorial che spiegherà il funzionamento del Robot.
La formula di gioco consiste in un susseguirsi di missioni, dal salvataggio di centri abitati a veri e propri obiettivi da eliminare culminando l’esperienza di gioco nelle varie boss fight, mai banali e scontate. Andando avanti con la trama il protagonista capirà che l’Orbital Frame in suo possesso ha delle potenzialità enormi, distinguendolo dagli altri semplici robot, fino a decidere di rifiutarne l’utilizzo in quanto troppo pericoloso. Da questo momento in poi la storia continua nel secondo ed ultimo capitolo che prende il nome di Zone of the Enders:the 2nd runner, in cui sarà un ricercatore di metatron, Dingo Egrett a trovare per caso il Jehuty nascosto su Callisto e a prenderne il possesso. In the 2nd runner la formula del gameplay rimane sostanzialmente invariata, tranne che per alcune novità riguardo l’arsenale del Jehuty e per la possibilità di poter giocare anche in multiplayer.
Ciò che però distingue maggiormente il secondo capitolo dal primo è sicuramente il comparto grafico molto più curato, grazie all’utilizzo del “cel shading”, un motore grafico che avvicina l’aspetto di gioco a quello di un fumetto. Il comparto sonoro è eccellente, spaziando da brani cantati a musiche techno che man mano che si gioca si fanno sempre più frenetiche.  Per quanto riguarda la longevità, i titoli durano in media dieci ore l’uno. L’esperienza di gioco vale decisamente la spesa (intorno ai 45 euro, sia per PS3 che XBOX360) in quanto risulta estremamente appagante stare ai comandi dell’Orbital Frame. Come se non bastasse Konami ha deciso di non dare solo una versione rimasterizzata del gioco, ma di aggiungere anche alcuni contenuti esclusivi, come nuove sequenze animate e inserendo anche la demo del prossimo titolo di punta Konami: “Metal Gear Rising:Revengeance”.
In conclusione, se vi siete persi queste chicche del passato vi consigliamo di rimediare all’uscita, ovvero il 31 ottobre, cosi da mettervi in pari per un eventuale terzo ed ipotetico capitolo della saga.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.