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"filmoscar"Folla delle grandi occasioni presso la  struttura multimediale Anche Cinema di Bari per la proiezione in anteprima   assoluta per l’Italia, di

Padre, di e con Giulia Colagrande. Il piatto forte della serata era però il marito della Colagrande, il grande Willem Dafoe, (sono sposati da 13 anni)  reduce del trionfo alla Mostra del Cinema di Venezia con At the Eternity’s Gate di Julian Schnebel (Coppa Volpi per la migliore interpretazione).

Tra il pubblico in sala, notevole è stata  la presenza femminile.

Sensazione ha ovviamente suscitato Dafoe, splendido nei suoi 63 anni,, biondo e giovanile, quasi fosse il fratello maggiore di Justin Bieber.

La proiezione è stata introdotta dal giornalista Livio Costarella che ha ospitato assieme alla coppia Dafoe-Colagrande  il distributore della pellicola  Cosimo Santoro.

L’anteprima barese precede quella della proiezione in altre importanti città italiane.

Willem Dafoe (il cui vero nome è William) ha espresso in italiano questa frase: "Sono felice di essere qui, è un teatro pieno".

Purtroppo però Padre si è rivelato sin da subito quello che è:  ovvero un film lento, interessante come estetica, ma l’espressione evidente  del narcisismo delirante  della sua autrice, sceneggiatrice e interprete principale, Giada Colagrande, che ha origini salentine.

La protagonista si muove all’interno di un lussuoso appartamento dagli ampi spazi, arredato con stile sobrio, con la sola compagnia di un bellissimo gatto siamese.

La narrazione è un excursus sui sentimenti di Giulia (Colagrande) che si occupa  part time  di organizzare allestimenti teatrali e audizioni. Queste ultime accolgono principalmente attrici che si ispirano a figure femminili del passato, artiste importanti ma misconosciute.

Ci troviamo a Roma, ma la città capitolina è riconoscibile in una unica  scena dal panorama sullo sfondo.

Dunque  Padre potrebbe essere ambientato dovunque, tant’è che Colagrande ha utilizzato in una sequenza  finanche  l’ingresso del Teatro Petruzzelli di Bari.

Dafoe in un ruolo molto elegante rappresenta un amico della protagonista, che sovrintende con lei alla creazione di happening teatrali.

Nel ruolo del padre morto di Giulia, ossia Giulio Fontana,   il grande cantautore Franco Battiato.

La presenza di Battiato si limita ad alcune sequenze scelte: bella quella iniziale quando suona il piano in casa della figlia, mentre nelle altre appare e scompare rapidamente, appunto come un fantasma.

"filmoscar1"Si rivela irritante l’utilizzo di diversi video di Battiato risalenti agli anni Ottanta, come Voglio vederti Danzare.

Altri vengono usati per la messa in scena della passione del  genitore, ovvero la meditazione nei deserti.

Fontana era appunto un ascetico, che condivide col personaggio di Battiato pratiche filosofiche, misteriche, buddiste e quant’altro.

Ma c’è anche la partecipazione di un altro fantasma: la madre della protagonista è impersonata dall’artista Marina Abramovic,nota per vecchie performance nelle quali arrivava a incidere il suo corpo a sangue, permettendo in un caso isolato al pubblico di fare altrettanto.

Colagrande è sempre in scena e questo stanca notevolmente, ma come si è detto o anticipato trattasi di un’opera egoriferita, girata a basso costo.

Ma   l’operazione è molto furba, ossia l’uso di Willem Dafoe e di Franco Battiato dovrebbe garantire ( almeno nelle intenzioni ) un’attrazione sul pubblico.

Tempistica dunque  la distribuzione dopo il premio a Venezia a Dafoe,: perché l’opera è stata girata tra il 2015 e il 2016 e  non si sapeva  bene  come farla  uscire , forse in un anelito di consapevolezza, includendo essa del  materiale poco digeribile.   Allora l’arrivo sui nostri schermi a sorpresa dopo il trionfo di  At Enernity’s Gate in laguna, è sintomatico.

La cena con la mamma  (Abramovic)  che fa la cartomante rompe la noia mortale dell’andazzo, cioè  almeno  nel prefinale avviene qualcosa  di più concreto, con la presenza anche di una nonna fantasma che riusciva a vedere i morti.
E’ un momento in parte trash, ma di un trash gradevole, in quanto ricorda in un certo senso gli horror psicologici.

Questo estenuante film di soli 90 minuti,  inneggiante  alla calma interiore, al tempo perduto e ritrovato, all’oltretomba vissuto come uno spazio metafisico e non impressionante,   è l’epifania della pesantezza.

Nel finale Battiato, in una breve apparizione seduto alla scrivania, ordina alla figlia di piantarla con la sua evocazione e di lasciarlo in pace,

Dafoe si è rivelato un gran signore col pubblico,  ma soprattutto un grande innamorato nell’intervista dopo la proiezione e  nelle risposte agli interventi  del  pubblico.

Ha chiarito cioè   di non aver partecipato al progetto: egli è soltanto un mero interprete, avendo  approvato   in toto le idee della consorte, in quanto la segue d’abitudine  in qualunque cosa  ella faccia e crede molto nelle sue possibilità.

Grande dichiarazione romantica, ma il divo ha anche detto di essersi occupato di rifocillare cast e maestranze, cucinando.

Giada Colagrande ha spiegato che l’idea della storia è partita dopo il decesso del padre, pochi anni fa..

Di solito la cineasta per realizzare le sue opere a basso costo utilizza come comparse   attori  e amici personali.

Il gatto protagonista, Colombo, bravissimo sul set,   non  è stato ammaestrato ma appartiene a dei vicini di casa dei Dafoe.

L’opera è in pratica costituita dalla rappresentazione di sogni consecutivo di Colagrande  vissuti dopo il lutto.

La terza notte dei suoi  sogni misterici  la regista ha visto il volto di Battiato che sostituiva il vero padre.

La cosa è stata immediatamente comunicata al cantautore siciliano che si è entusiasmato spingendo la regista a trarne una sceneggiatura, con l’intenzione di partecipare come interprete al film che si sarebbe quindi presto  realizzato.

Nei sogni Giada Colagrande ha avuto gli stessi dialoghi riportati nelle scene con  Marina Abramovic.

"Sogno inoltre  di realizzare un horror-ha poi spiegato- ma la mia urgenza è stata finora quella di raccontare i miei confini".

"E’ naturale-ha continuato- cercare un contatto con l’aldilà dopo la perdita delle persone care.

Dafoe, invece: "interpreto un amico di Giada, suo confidente. Costui aveva una relazione di amicizia col padre della ragazza . Sono un regista teatrale gay e riesco ad avere con Giada-Giulia una relazione amicale coinvolgente proprio in quanto omosessuale"

Infine: "il film è molto personale, ma io sono attratto da queste storie".

.Ma non perché il cinema debba essere terapia ma in quanto occorre essere aperti a nuove esperienze.

Nelle foto di Alessandro Cirillo in alto sx a dx Miki Gorizia (direttore artistico BIG), Giada Colagrande, Willem Dafoe e Tita Tummillo (direttore artistico BIG) e nella seconda foto  Giada Colagrande, il giornalista Livio Costarella, Willem Dafoe e la traduttrice Francesca Montanaro.

 

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.