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"identità"Eccola qui un’altra parola con la quale molti retrogradi personaggi della retroguardia nazionale si sciacquano quotidianamente la bocca a pranzo colazione e cena. Deriva dal latino idem “la medesima cosa”.

Punto da curiosità e da desiderio di non fare svarioni troppo pesanti sull’argomento leggo sul Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana: identità s.f. 1 l’essere identico, assoluta uguaglianza: 2 l’insieme dei caratteri fisici e psicologici che rendono una persona quella che è, diversa da ogni altra. Sottolineo il fatto che la sottolineatura è di chi sta scrivendo. Teniamo a mente la parola sottolineata, ne parlerò più avanti.

Allora da dove partire? Partirò dall’uso che ne fanno quotidianamente i personaggi che ho dianzi menzionato. Essi quotidianamente si battono, a proposito della immigrazione a cui è sottoposto il nostro paese, in nome di una identità nazionale che corre il rischio di essere annacquata da altre identità provenienti da altri luoghi , prevedendo, alla fine dei giochi, la sostituzione della nostra identità primigenia con altre identità non nostrane. Spero di essere stato chiaro, vorrà perdonarmi il lettore, ma mettere in chiaro l’altrui pensiero specialmente quando non sono per nulla d’accordo con l’altrui pensiero medesimo, è per me operazione difficoltosa, oltre che ingrata.

Ma torniamo alla concezione dell’identità che hanno nostri personaggi. Con le loro argomentazioni cosa si prefigurano? Due cose essi si prefigurano: il pericolo che un’identità soppianti un’altra, e che perciò, come rimedio a questo pericolo, ci si debba autoconfinare  nella identità nazionale che va comunque salvata a tutti i costi. Sarebbe come voler fermare il movimento del mare. Sarebbe come voler fermare la circolazione delle idee degli uomini e delle donne sulla faccia della terra. Mi chiedo inoltre se è razionalmente possibile che una identità si sostituisca totalmente ad un’altra. Ma mi sto accorgendo che sto girando intorno alla parola senza concludere un granchè, per cui sono arrivato alla conclusione che l’identità è una caratteristica talmente personale, talmente gelosamente personale, così sottilmente segreta che attribuirla ad un numero di persone maggiore di uno sarebbe operazione altamente irrazionale, ecco perché ho dianzi sottolineato il termine persona. Per questa ragione ritengo che sia assolutamente pretestuoso attribuire una identità ad una moltitudine di persone. Ciò detto ne discende che difendere l’identità di un gran gruppo sociale sia operazione inutile.

Mi spiego meglio, più il gruppo è piccolo più l’identità è visibile e marcata, quando il gruppo si dovesse coagulare in un unico individuo allora l’identità sarebbe massima. Per cui un groppo formato da milioni di individui difficilmente ha una sua identità ben precisa (ricordate la definizione del Garzanti?). Se quest’ultimo gruppo avesse una sua identità chiara lampante e ben definita mi farebbe paura. Ci troveremmo di fronte ad una sommatoria di persone clonate e tutto ciò mi pare aberrante. In conclusione è totalmente inutile parlare di una caratteristica che si diluisce nelle persone fino a scomparire.

L’identità esiste quindi in quanto caratteristica fondamentale per un solo ed unico individuo, con l’aumentare del numero degli  individui l’identità evapora e si diluisce automaticamente e progressivamente. Amen.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.