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"berlusconi-fini"Ma siamo sicuri che i problemi tra Berlusconi e Fini all’interno del Popolo della Libertà siano legati solo a questioni di successione alla leadership e prova di forza tra i due indiscussi ed indiscutibili capi carismatici del partito?
Quello che invece appare da una più approfondita analisi della storia degli ultimi sedici anni e dalla evoluzione politica del Centro-Destra italiano dimostrerebbe forse altro.
Nel 1993-94 Silvio Berlusconi appena sceso in politica prese le redini del rinnovamento e intuì di dover creare un Ressemblement di tipo anglo-sassone. L’area di cui scelse di farsi paladino fu quella liberale: creò un soggetto di ispirazione culturale ed organizzativa di stampo liberale, cercò quale primi aderenti gli esponenti dell’ex PLI e del Partito Radicale, nonché nell’area della destra democristiana e del PRI. Questo soggetto-partito si coalizzò con il CCD e con Alleanza Nazionale, ed infine con la Lega Nord. Cercò in tutti i modi di aggiungere Mario Segni ed il suo numeroso raggruppamento, anche perché Segni veniva dal successo dei famosi referendum i quali avevano raggiunto percentuali di partecipazione al voto e di consensi mai visti prima. Segni aveva un accordo con Lega Nord e Partito Radicale per correre insieme alle politiche del 1994. Tale tentativo, però, risultò infruttuoso in quanto Segni non riconobbe un valore politico a Silvio Berlusconi: lo considerava troppo legato a Bettino Craxi cioè a colui che aveva combattuto strenuamente la rivoluzione politica di Mario Segni. E ciò rappresentò la fine politica della leadership dell’area moderata da parte del professore di Sassari. La maggioranza di Forza Italia era rappresentata da ex Liberali, ex Repubblicani ed ex Radicali, qualche ex Socialista ed ex Democristiano.
Già nel 1996 all’indomani delle elezioni politiche perse dal Centro-Destra non più coalizzato con Lega Nord, Berlusconi aveva perso l’atteggiamento di innovatore della politica italiana ed assumeva una posizione volta a favorire le aree privilegiate della società: ordini professionali (ormai delle vere corporazioni), Confindustria, burocrazia pubblica e non, vessazione del cittadino e del contribuente, ecc..
Infatti, con il nuovo Parlamento nel 1996, si pose all’interno di Forza Italia il problema della scelta dei Capi-gruppo alle Camere. Si andò al voto e sia al Senato che alla Camera vinsero i candidati di ispirazione culturale e provenienza ex-democristina: Beppe Pisanu alla Camera dei Deputati (ex Presidente del Consiglio Regionale Autonomo della Sardegna per la DC) e Renato La Loggia al Senato (figlio di un famosissimo notabile ed ex parlamentare DC). I candidati Liberali furono messi in minoranza: Antonio Martino ed Alfredo Biondi alla Camera, Giorgio Rebuffa al Senato.
Dal 1999, invece, Gianfranco Fini ha avuto una evoluzione verso un avvicinamento ad una Destra moderna. Infatti, alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo presentò il simbolo di Alleanza Nazionale congiunto con quello del Repubblican Party americano, il famoso elefantino a cui faceva riferimento il gruppo di Mario Segni. Gli elettori punirono tale lista a favore di quella di Forza Italia che aveva raggiunto un accordo stabile con gli ex CDU.
Dal 2001 fino al 2009 Fini ha affermato che “il fascismo e le leggi razziali erano il male assoluto”, si è recato a Gerusalemme per chiedere scusa per l’Olocausto, ha dichiarato di votare a favore dei Referendum sulla ricerca medica basata sulle cellule staminali, si è detto favorevole ad una legge sul testamento biologico, ha affermato di essere convinto della necessità di una legge per garantire pari dignità ai conviventi rispetto al matrimonio tradizionale i così detti PACS ormai regolati in tutti i paesi della UE eccetto Italia, Grecia e Irlanda, in alcuni casi come nel Regno Unito ed in Olanda con la previsione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. In questo lungo cammino verso scelte più liberali, Alleanza Nazionale ha perso componenti e voti importanti: da Alessandra Mussolini a Storace, da Santanché a Teodoro Buontempo, da Fisichella a Publio Fiori, oltre a Forza Nuova e Fiamma Tricolore-MS.
L’ultimo passo di Gianfranco Fini è stato il ritenere essenziale prevedere innanzitutto una politica dell’accoglienza degli immigrati consona ad una società civile e non una ottusa fatta di “respingimenti”, e dall’altro una più moderna regolamentazione delle norme sulla cittadinanza ed il diritto di voto per gli immigrati residenti ormai da molti anni, ponendosi in tal modo in contrasto con la Lega Nord e parte del PDL più chiuso al mondo.
Nel PDL oggi vi è una corrente fortissima e dominante rappresentata da esponenti dichiaratamente appartenenti a formazione confessionali come Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, Compagnia del Gesù, Opus Dei ecc. e che esprimono la loro convinta appartenenza ed adesione ai valori politici espressi dalle gerarchie dello Stato del Vaticano: Quagliariello, Fitto, Gelmini, Formigoni, Alfredo Mantovano, Azzollini, ecc..
La parte Laica del PDL è in larghissima minoranza e messa sempre più all’angolo: da Taradash a Biondi, da Antonio Martino a Dalla Vedova, da Calderisi agli ex-socialisti.
Con l’invasione vaticanista del PDL e della Lega Nord, si pone seriamente il problema della difesa della Laicità dello Stato e della storia d’Italia. Silvio Berlusconi invita i giovani del PDL a rileggere la storia con i libri di tale Angela Pellicciari famosa per le sue posizioni clericali, contro il Risorgimento d’Italia ed in alcuni casi contro la stessa Unità d’Italia. La chiusura verso: testamento biologico, ricerca su cellule staminali, patti per la convivenza, pari dignità di tutte le religioni di fronte allo Stato, la revisione delle norme su otto e cinque per mille dell’IRPEF monopolizzato da istituzioni cattoliche, oneri di urbanizzazione per costruire nuove chiese cattoliche e ristrutturare le vecchie con soldi pubblici, esenzioni fiscali e contributi pubblici anche per proprietà ed attività lucrative (ostelli, scuole private, strutture ospedaliere date in locazione alle ASL pubbliche, ecc.), ecc..
Si pone davvero il problema di un Centro-Destra che non rappresenta più le diverse posizioni della società ma solo la conservazione dei pochi privilegiati. Ai posteri l’ardua sentenza.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.