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"cespuglio-evolutivo"
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
 
Riprendiamo a scandire l’orologio della nostra evoluzione, fermatosi alle 13,45, ovvero nel momento in cui una cara signora perdeva la vita travolta dalla corrente di un fiume. L’abbiamo chiamata Lucy, da una canzone dei Beatles, è un australopitecus afarensis e si è addormentata sul letto di quel fiume quattro milioni or sono,  ma non per sempre: venuta a noi quasi integra grazie alla fossilizzazione, è stata scoperta nel 1974 da un gruppo di paleontologi fans dei "fab four".
Ma prima di Lucy abbiamo visto il primo antenato dell’uomo, l’anello di congiunzione, mister x, separarsi dalla scimmia grazie ad una tremenda prova impostagli dalla natura, ovvero l’adattamento alla savana emersa ad oriente della Rift ValleyLA GLACIAZIONE E IL CESPUGLIO EVOLUTIVO
Ore 15. I nostri ominidi sono cresciuti, gli australopitechi si sono diversificati in numerose specie; riescono a stare eretti con maggiore sicurezza e si muovono sempre più distanti diligentemente in gruppo; grazie alla posizione eretta utilizzano sempre meglio le mani e con esse gli oggetti che casualmente capitano loro a tiro, tuttavia non sanno ancora costruire strumenti, non sanno ancora vedere attraverso le cose grezze le forme definite di un nuovo oggetto creato dalla loro immaginazione. Eppure pensano ed in maniera sempre più elaborata: è questo che fa la differenza, è questo che ci permette di distinguerli nettamente da ogni altra specie animale.
Ore 15,30. E per tutto ciò il destino ha deciso di far loro l’ennesimo regalo: la glaciazione! Non in Africa naturalmente, a ghiacciarsi è stato l’emisfero settentrionale mentre l’Africa, per un semplicissimo effetto climatico (l’acqua presente nell’aria, abbassandosi la temperatura, si è solidificata concentrandosi a nord), di conseguenza è divenuta terribilmente arida: i corsi d’acqua anche oltre la Rift Valley si sono prosciugati, la savana è avanzata, vaste zone si sono desertificate. Ai nostri ominidi si è presentata una nuova sfida tanto ardua da portarli o all’estinzione o ad un salto drastico nel percorso evolutivo. Il risultato del cimento è stato in effetti che molte delle specie di australopitechi si sono estinte (così l’afarensis della nostra amica Lucy), solo alcune hanno trovato la strada per l’evoluzione, ma solo una ha saputo scegliere quella giusta. E’ la teoria del "cespuglio evolutivo": tante possibilità di adattamento, tante possibilità di evoluzione, altrettanti nuovi ominidi; rami produttivi, rami secchi, un complicato intreccio che sostituisce, nelle teorie paleontologiche, quella di un albero genealogico con connessioni semplici e dirette. Ad oggi, difatti, proprio perché ci troviamo di fronte ad un intricato "cespuglio evolutivo" non sappiamo quale degli australopitechi abbia compiuto questo passo decisivo, ma sappiamo che era carnivoro.
In pratica, da questo momento, i nostri antenati si sono divisi in raccoglitori prevalentemente erbivori e cacciatori prevalentemente carnivori. Due strategie di vita diametralmente opposte, due evoluzioni nettamente distinte. Ma cosa ha portato il gruppo di ominidi "tal dei tali" a scegliere l’una o l’altra strada? L’ambiente, semplicemente l’ambiente o la scelta può derivare da uno primitivo modo di darsi una spiegazione delle cose, quindi di interpretare la natura? Potrebbe dunque essere stata una scelta in qualche modo "culturale"? E’ impossibile dirlo, ma non si può nemmeno escluderlo vista la vivace eccezionalità dei nostri antenati. La scelta, in ogni caso, conduce ad una separazione drastica, e non solo per quanto concerne l’aspetto fisico (i ritrovamenti distinguono ominidi dalla dentatura da ruminate, una minore statura, una diversa composizione delle ossa e un cranio più piccolo per gli erbivori), il diverso modo di vivere conduce ad un diverso sviluppo celebrale, o meglio, i carnivori, cacciatori, sono portati a sviluppare il gioco di squadra e la solidarietà tra i membri del gruppo, a sviluppare tecniche offensive, a cercare soluzioni sempre migliori e quindi riflettere, sperimentare… scoprire…
DA UNA PIETRA INFORME UNO STRUMENTO DI "PRECISIONE"
16,30 … e nell’ora appena trascorsa (circa 300.000 anni) uno dei nostri ominidi ha compiuto un altro passo in avanti e nemmeno tanto piccolo. Proprio cimentandosi con le pietre che gli compaiono attorno ha scoperto che, alcune, sono cosi taglienti da provocargli delle ferite. E sperimentando a sue spese gli effetti di queste pietre ha capito che può tornargli utile impiegarle per tagliare le carni più resistenti (allargando il numero di specie da cacciare e rendendo più varia la sua dieta), stordire gli animali attaccando le pietre ad un bastone oppure infilzarli come uno spiedo; difendersi ovvero attaccare le altre specie animali ed anche i suoi simili, e forse non è un caso che sia stato il primo ominide ad essere chiamato homo. Nasce così l’Homo habilis, qualcuno sostiene sia stato appunto il primo ominide del genere homo, altri ritengono sia stato il più intelligente degli australopitecus (opzione più probabile) del resto, come già detto e come dimostrano le grotte di Sterkfontein (Sud Africa, vera cassaforte di resti fossili di australopitechi e delle loro evoluzioni), l’australopitecus si è voluto in moltissime specie differenziate ed ha continuato a farlo fino alla comparsa dell’homo sapiens quando si è estinto (che coincidenza, eh!?). "inv124"L’habilis è più alto dei suoi predecessori e delle altre specie di australopitechi, è, ma questo già si è capito, più sveglio e soprattutto ha imparato a costruire oggetti (da cui l’aggettivo abile), primitivi naturalmente, fatti per lo più di pietra (specialmente selce) mettendo a frutto le esperienze memorizzate durante il suo percorso, riuscendo a vedere oltre la pietra grezza la forma di un oggetto nuovo, è riuscito ad astrarre e quindi creare. Un essere così, che si adatta sempre meglio ai climi africani, non può rimanervi troppo a lungo confinato; l’Africa gli è stata madre, dura madre, palestra di esperienze, unico luogo capace di formare un animale così diverso da qualunque altro, ma adesso per questo animale (non più tale), è giunto il momento di andare…
UN VIAGGIATORE
18,30. Compare l’Homo ergaster, il viaggiatore. Il cranio dell’ominide supera la soglia fatidica degli 800 centimetri cubici! In pratica, a furia di smanettare con le pietre ha fatto girare così tanto le rotelle che queste hanno avuto bisogno di più spazio. In maniera più scientifica, la parte primitiva del nostro cervello (quella da scimmia) si è spostata con l’evoluzione nella zona posteriore del cranio ed ha preso a svilupparsi la corteccia celebrale, ovvero la parte in cui hanno sede le idee, la capacità di immaginare, imparare e risolvere. Anche i peli si fanno più radi, ma sarebbe più giusto dire che si accorciano fino a divenire, in certi punti, praticamente invisibili. Ma la vera novità è che quest’homo ha esteso le sue migrazioni oltre la sua antica patria. E spostandosi, in gruppi a base famigliare, ha potuto affinare un istinto fondamentale in funzione della sua evoluzione: l’istinto alla solidarietà.
E’ il caso di soffermarci. Fino ad ora ciò che ha sostenuto l’evoluzione umana è stato l’istinto di sopravvivenza, istinto che ha del resto sostenuto l’evoluzione di qualunque altro essere, sia  esso feroce carnivoro o indifeso erbivoro. Ma ciò che da un certo punto fa davvero la differenza è proprio istinto alla solidarietà. Ci muove verso il nostro simile, al suo soccorso, a capire cosa prova e sente, a scambiare idee e sensazioni, costruire qualcosa nell’interesse comune. Nasce così la forma primordiale di ciò che chiameremo, anche troppo pomposamente, cultura. Nella comunicazione, nel mutuo soccorso, nel sostegno, nel perseguimento di scopi comuni, gli ominidi concordano il significato delle singole cose, concordano un sistema di segni e forse suoni. La sua statura si era fatta rilevante, ma la posizione eretta non ancora completa non gli permetteva tuttavia di modulare al punto i suoni da poter parlare, ma di sicuro la cultura permette di sviluppare ancor più il cervello in quanto fa sì che la mente proceda ad un’operazione poco a dire rivoluzionaria, ovvero astrarsi dalla realtà, per immaginarla in altri termini così da potersi dare una spiegazione della realtà stessa e soprattutto darsi una spiegazione di sé stessi. L’ergaster comincia a farsi delle domande, nei nuovi luoghi in cui ha condotto il suo gruppo, nelle nuove situazioni in cui viene a trovarsi, comincia chiedersi chi mai sia lui e cosa ci faccia in quei luoghi, e forse, comincia a darsi le prime risposte, comincia a scegliere tra le infinite possibile un’identità specifica. Il nostro antenato, non più animale, sente per la prima volta il vuoto dell’incompletezza che mai smetterà di accompagnarlo, un esigenza di risposte e definizioni che cercherà per tutta la sua esistenza.
"IlNel suo cammino l’ergaster si è portato molto lontano, al ritmo di circa un km all’anno ha raggiunto l’Asia minore, addensandosi in quella che sarà una delle culle della civiltà degli homo sapiens, ovvero il Caucaso, in questa zona, a Turkana presso Dmisi (Georgia) sono stati ritrovati i resti di un ragazzino di 12 anni appartenente proprio alla specie ergaster del genere homo, alto, pensate, ben 1 metro e settanta. Ciò fa supporre che un adulto abbia potuto raggiungere il metro e ottanta, contraddicendo le credenze secondo cui i nostri antenati fossero tutti primitivi nanetti. Ha poi raggiunto le steppe russe, l’India, l’odierna Cina, non è riuscito però a colonizzare l’Australia e l’America, e ciò ci dice non fosse un grande marinaio.
A questo punto il cespuglio evolutivo si è un tantino sfoltito. Non siamo certi della diretta discendenza dell’ergaster dall’habilis, e anzi probabile che l’ergaster sia l’evoluzione di un altro australopiteco celebre, l’africanus, la cosa che certa è invece che possiamo riconoscere dall’instancabile opera dei paleontologi, peleogenetici ed antropologi, che l’ergaster sia stato un vero e proprio "patriarca" dell’evoluzione, il nostro sicuro nonno. A lui dobbiamo, oltre che alla diffusione capillare in Eurasia, i primi tratti di umanità e soprattutto una nobile discendenza: figli suoi sono in Asia il celebre Homo erectus,
in Europa l’uomo di Ceprano (il primo europeo), ed in Africa (dove l’evoluzione non si arresta) l’Homo mauritanicus che non ha nulla di nuovo da dirci, salvo che suoi discendenti saranno due terribili nipotini, Neanderthal e Sapiens. Ma non precipitiamo.
IL SISTEMA SOCIALE DEL SINANTROPO CACCIATORE
Ore 20,30. Parliamo piuttosto del signor erectus, vissuto in Asia da un milione e settecentomila anni orsono, i cui resti sono stati trovati in Cina (Sinantropo). E’ stato l’ominide che più dei suoi predecessori ha saputo dominare la natura, modificandola alle sue necessità. E’ un terribile cacciatore, erectus, e la sua famiglia si è specializzata come non mai: alcuni uomini, con lance alle cui estremità intravvediamo punte a goccia fatte di selce, conducono spedizioni di caccia spietate e talmente efficaci da rivaleggiare con i grandi predatori; al loro ritorno, altri, in special modo donne, si occuperanno di "trattare" le prede, staccarne la carne, conciare le pelli per farne ornamenti e coperte per la notte, nonché indumenti; altri ancora sono lì a costruire strumenti, sperimentare, cercare soluzioni più efficienti per rendere più agevole la caccia degli altri. Il tutto in una coesione tale da fare del gruppo un tutt’uno compatto, basato sulla convivenza pacifica delle varie coppie, grazie appunto all’estro nascosto. E’ proprio la coppia la base di questo primitivo sistema sociale, si può anzi supporre che in questa fase, due o più gruppi di cacciatori (magari ridotti di numero) abbiano potuto fondersi proprio grazie alla costituzione di coppie miste, cioè formate da appartenenti a due diversi  gruppi (stile romani e sabini), secondo la logica dello scambio, ovvero la logica secondo cui ciascun gruppo scambia le proprie donne con l’altro. Qualsiasi antropologo può dirvi come la regola dello scambio sia stata fondante per la costituzione di un sistema sociale, in quanto introduce un’altra fondamentale regola, quella secondo cui è interdetta ad elementi dello stesso sangue (fratelli, parenti stretti) di riprodursi tra loro.
"uomo Quasi parallelo all’erectus ed antropologicamente molto simile è l’uomo di Ceprano, il primo europeo! L’ergaster, viaggiatore instancabile, pur essendo vissuto ben 400.000 anni (si tenga conto che il sapiens è vissuto fino adesso 4 volte meno) non si era mai spinto in Europa, o comunque non si erano trovate tracce tali da dimostrare questa presenza. Nel 1994, proprio nei pressi di Ceprano, città del Lazio, mentre si stava costruendo una strada emersero dei resti incredibilmente antichi, si trattava dei resti fossili di un antenato dell’uomo, poi detto appunto di Ceprano. Costui, vissuto 900-800 anni fa, si trovò a competere con le specie animali che abitavano allora la temibile savana italica. Savana!? La cosa appare strana, ma proprio da un sito vicino ad Isernia (dunque non molto lontano dalla città laziale), usato dai nostri antenati come area di deposito e trattamento delle loro vittime, sono stati rinvenute numerosissime ossa di rinoceronti, leoni, iene, antilopi e persino speciali bufali, in definitiva un bel safari.
Altro figlio del patriarca ergaster, il suddetto mauritanicus, "genitore" di un altro carneade della storia dell’umanita, l’impronunciabile heidelbergensis a sua volta padre dei Romolo e Remo dell’evoluzione ovvero Sapiens e Neanderthal. Ma ancora una volta non è il caso di precipitare, l’uomo sta per compiere un passo decisivo, addomesticare l’entità più feroce che abbia abitato mai il pianeta terra: il fuoco.
L’AVVENTURA DI UN CURIOSO SPACCONE
Ore 22,16 (500 mila anni fa). L’ennesimo incendio si è appena spento nella savana. Gli ominidi sono in cerca delle vittime dell’incendio, carcasse di animali rimasti intrappolati da fuoco e perciò bruciacchiate. Sanno che la carne di queste è molto più tenera e buona. Ma la ricerca si è rivelata infruttuosa e il gruppo di ominidi sta per tornarsene con quelle che un dì saranno dette "pive nel sacco". Ma ecco che il più sfrontato del gruppo, scontento per l’esito della ricerca, decide di attaccare briga con un piccolo fuocherello che ancora brucia tra i rami di un albero, come per punire quell’incendio che stavolta non ha fatto il suo lavoro. Tra la meraviglia e la paura dei suoi compari, il coraggioso ragazzotto percuote con il bastone quel fuocherello, ma non con rabbia piuttosto per intrattenere il suo pubblico difatti catturato da quella impresa. Dopo un paio di colpi, però, se ne allontana, un pò come tutti gli spacconi, perché in fondo ne ha una paura terribile; torna verso gli altri che intanto urlano più di prima. Il gaglioffo sorride perché pensa stiano celebrando la sua impresa, ma non è così, vogliono anzi avvertirlo del pericolo che sta per minacciarlo: il bastone, a contatto del fuoco ha subito il suo contagio e sta piano piano bruciandosi. La paura fa sì che l’avventuroso lasci il bastone per terra, ma già qualcuno dei suoi amici prende a deriderlo. Quale magra figura sta risultando da questo suo cimento, l’orgoglio gli prude dentro fermando la sua fuga. Così, da vero impavido, riprende il controllo di sé e torna ad avvicinarsi al bastone in fiamme. Si accovaccia lentamente, cautamente prende in mano il bastone. Non c’è tanto da prenderla alla leggera, si tratta del primo essere vivente da che mondo è mondo si avvicina al fuoco per tentare di capirlo, forse ghermirlo o addirittura usarlo. Il momento è topico, lo spaccone alza il bastone e lo mostra ai suoi simili, ha addomesticato il fuoco, per caso, per una puerile dimostrazione di forza, per curiosità e grazie ad un’innegabile dose di coraggio, ad ogni buon conto la sua vita e quella dei suoi simili non sarà più la stessa!

…continua…

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.