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"ossu"Presentato a Bari, il 2 marzo, con un live concert al Nord Wind il nuovo cd della band barese The Ossuary, (Stefano “Stiv” Fiore alla voce, Domenico Mele alla chitarra , Dario “Captain” De Falco al basso e Max Marzocca alla batteria). Per i maniaci del metal, questi nomi suoneranno familiari, data la loro militanza in altre band locali, la più famosa delle quali è certamente una delle band metal italiane più interessanti, anche a livello internazionale: i Natron. In attesa di una nuova e agognata rivoluzione metal che venga a spazzare via tanta musica di “plastica” che “infesta” le orecchie dei tanti bravi ragazzi di oggi, The Ossuary si rivolgono al passato. Come uno sguardo nello specchietto retrovisore ci fa capire meglio come procedere in auto, uno sguardo all’hard rock/ heavy metal anni ‘80 ci può chiarire le idee su ciò che vorremmo ascoltare in futuro o su ciò che non vogliamo ascoltare oggi. Il cd “Post Mortem Blues” è un’ondata di heavy metal classico “britannico” molto cupo, con sonorità che ricordano sicuramente Black Sabbath, Angelwitch, Diamond Head, Uriah Heep, Pentagram, ma hanno anche qualcosa di maideniano. L’album è stato registrato nei Creepy Green Light Studios a Bari da Lorenzo Signorile.

Il primo pezzo, uno dei miei preferiti, e grande opener, “Black Curse”, ci catapulta in una nuova dimensione, forse l’unica vera dimensione possibile per i fanatici del metal, un mix di potenza, groove, melodia, grandi vocals, drumming massiccio, trascinante, ma ricco di cadenze e un assolo di chitarra sognante, che esprime tutta la tensione e feeling possibili, senza l’esigenza di mostrare virtuosismi sterili. Dal primo brano si comprende che l’album avrebbe potuto essere registrato nel 1979-80: le sonorità sono quelle che amiamo da sempre. Il secondo brano “Witch Fire”, mi fa tanto pensare agli Angelwitch, bellissimo con la fantastica idea di piazzare un assolo di chitarra subito dopo la prima strofa. Segue “Blood On The Hill“, con un attacco di batteria che fa pensare a un pezzo vagamente festaiolo, ma che viene immediatamente squarciato da un riff crudele.

"ossuary"Il suo incedere minaccioso anche qui ci trasporta altrove, in un luogo di guerra, sulle colline insanguinate. La durezza dei riff è dosata con maestria e viene accompagnata da un basso mai banale e con la sua piena personalità. Il pezzo seguente: “Graves Underwater”, parecchio articolato e ben strutturato, ha un ritornello che vi rimarrà bene impresso anche dopo il primo ascolto. Questo brano è decisamente tra i miei preferiti per le sue potenzialità evocative e la tensione emotiva che lo pervade. “Post mortem blues”, la title track, inizia con un attacco, un po’ alla “Ride the Sky”, Lucifer’s Friend/Trouble, coinvolgente e trascinante che giunge, forse non troppo naturalmente, a una svolta più “blueseggiante”: l’unico momento “leggero e scherzoso”, in un album che mantiene una costante cifra di tensione e serietà. “The Crowning Stone” è caratterizzata da un bel riff cadenzato, molto doom (old school), ma ci sorprende con una parte arpeggiata molto dark, di quelle di cui sono capaci gli Ossuary, che ci trasporta in un’atmosfera più rarefatta, e offre un giusto contrasto alla potenza delle parti distorte. Penultimo brano è “Evil Churns”. Questo brano è caratterizzato da una grande capacità di orchestrazione: incomincia lento, con l’alternanza tra parti distorte e parti arpeggiate, ma c’è una sorpresa: un riff più veloce arriva a squarciare il drappo funebre che era stato innalzato nella prima parte. Memorabile l’assolo di chitarra. Il pezzo finisce con sorprendenti sonorità prog/ dark. Chiude l’album “The Great Beyond” che conferma l’ottima vena compositiva della band, non allentando affatto la tensione che pervade l’intero lavoro.

Per concludere, solo una frase di una persona nota: “per andare avanti devo guardare indietro”. Attendiamo con ansia l’avvento di una nuova rivoluzione Heavy Metal, nel frattempo ascoltiamo The Ossuary.

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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.