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"wc1"Ci vorrebbero pagine e pagine per raccontare tutte le mie impressioni e le emozioni vissute in occasione del Wine challenge 2015 di Barletta.

Sulla falsariga dell’epico scontro che vide contrapposti 13 cavalieri italiani ed altrettanti francesi il 13 febbraio del 1503, la serata è stata impostata sul duello fra 13 grandi vini italiani ed altrettanti d’oltralpe, in un evento magicamente organizzato all’interno del Castello di Barletta.

Dire che la serata, che ha gremito la storica Piazza d’Armi del maniero barlettano,  è stata un successo sarebbe riduttivo e mortificherebbe l’eccezionale risalto che luoghi, organizzatori, ospiti e protagonisti hanno senz’altro meritato.

L’avvenimento “Nero di Troia Wine Challenge 2015" è stato ideato ed organizzato dal manager Stefano Remigi.

Il castello era avvolto da un’atmosfera davvero  magica, con sbandieratori,  squilli di "wc9"tromba per dare inizio alla Disfida, con gli eleganti banchi d’assaggio di tutti i  26 vini in gara, scelti dall’ enologo Roberto Cipresso che ha arbitrato la tenzone guidando i due capi squadra: l’Italia era capitanata da Giancarlo Giannini e la Francia da Phillipe Leroy.

Due emozioni mi hanno colta a tradimento e le devo raccontare necessariamente: la prima, quando, per introdurre la serata, gli organizzatori hanno proiettato il video del regista statunitense Michael Loos dedicato al territorio del Nero di Troia. Finalmente!  Paesaggio, colori, storie, persone, fatiche e tanta positività. Io sono stata ancor più colpita al cuore nel vedere ed ascoltare i racconti di Pietro Zito, Peppe Zullo e Cristoforo Pastore, uomini  che da tantissimi anni (iniziando come tante voces clamantis in deserto)  investono nel nostro territorio e nelle "wc6"sue ricchezze inestimabili. E, poi, vedere con quanta attenzione e stupore  tutti questi ospiti  d’onore, provenienti da mezzo mondo, seguivano il video e scoprivano attraverso le immagini, i suoni e le testimonianze  la più autentica bellezza pugliese che ha costituito per noi “ indigeni “ un motivo di legittimo orgoglio.

(Per chi volesse visualizzare il video: https://www.youtube.com/watch?v=hFRGTUmy-Yg)

La seconda emozione mi ha colto quando, osservando dal mio tavolo quello di fronte, il mio sguardo è stato catturato dalla nostra bandiera tricolore, incastonata sul tavolo, che garriva sostenuta dal vento e circondata da tantissimi calici, multicolore per i vini che essi contenevano e per il riflesso portato dalla candela posta a centrotavola e circondata da grappoli d’uva. E, fra me e me, pensavo a quante storia di fatica, sudore, speranze ed intuizioni imprenditoriali avrebbero potuto raccontare quei calici, se solo avessero avuto il dono della parola.

Tutti gli intervenuti sono stati conquistati a tavola dai piatti  straordinari  preparati dal"wc8" mitico Peppe Zullo, che riesce ad incantare con la sua borragine in tempura o con il fico settembrino con capocollo e riduzione di mosto cotto (e tanto altro, perché erano “solo" 13  le portate in abbinamento a tutti i vini in degustazione).

Non credo si possa procedere oltre nella comprensione dell’alto significato della serata e dell’iniziativa senza fare un rapido cenno alla storia del Nero di Troia, perché chi sa ravvivi il ricordo e chi non sa, magari, apprenda qualcosa di nuovo.

Il Nero di Troia ha una storia enologica un po’ difficile ma storicamente questo vitigno arrivò nella città di Canosa, documentata già nei trattati degli antichi romani. Marco Terenzio Varrone ( I sec. a.C.) nel suo trattato “De re rustica", descrive i modi di coltivare la vite dei diversi popoli italici e cita il particolare sistema di allevamento in uso a Canosa, nel cui territorio la leggenda vuole essere stati piantati per la prima volta i vitigni del Nero di Troia dall’eroe omerico Diomede (naufragato alla foce dell’Ofanto dopo la caduta di "wc7"Troia e che aveva risalito il corso del fiume sino a giungere a Canosa). Leggenda a parte, la prima pubblicazione scientifica in cui compare la denominazione Uva di Troia o Vitigno di Canosa risale al 1875, quando direttore della cantina sperimentale di Barletta era il professor Giuseppe Frojo, membro del comitato Ampelografico Centrale, che, volendo rispolverare la leggenda di Diomede, ribattezzò il vitigno Uva di Troia. Prima di allora si era sempre utilizzata la denominazione Vitigno di Canosa, come confermato da una memoria pubblicata nel 1844 a firma di Achille Bruni. Nella descrizione, indicando i vitigni indigeni a bacca rossa coltivati nel territorio ofantino, il Bruni cita precisamente: vitigno di Canosa, Zagarese e Gaglioppo  (da “Storia regionale della vite e del Vino”, AA. VV., a cura di A. Calò ed A. Bertoldi Lenoci, Ed. Pugliesi, 2010).

Attualmente, sono sette  le D.O.C.  a base del vitigno, con una superficie vitata di 2.100 ettari. Mi piace immaginare quanto possa essere stato contento Federico II (amante di questo vino corposo) che, dall’aldilà, avrà sicuramente pensato : “Miei cari posteri, come al solito io avevo visto lungo anche in questo…” .

L’imperatore, infatti, nella sua corte durante le cene pasteggiava con il Nero di Troia. Questo vino, dai colori rosso rubino, dai sentori di frutti rossi e dal profumo speziato, potrebbe davvero rappresentare il business del futuro enologico pugliese."wc3"

Il Wine Challenge di Barletta  è stata una lungimirante intuizione di Francesco Fumarulo, Presidente delle Cantine della Bardulia e costituisce una grandissima occasione per La Filiera Vitivinicola del Nero di Troia, mirabilmente organizzato da Stefano Remigi sulla base di un progetto redatto dalla Cassandro srl di Barletta e ritenuto meritevole dei Finanziamenti del PSR 2007 – 2013 (un esempio di come degnamente utilizzare i fondi europei): si è trattato, senza alcun dubbio, di un evento di grande impatto comunicativo.

Tuttavia, bisogna anche  riconoscere lo sforzo di tutti i produttori di zona, che hanno investito nella qualità.

Da appassionata  di vino potevo non degustare i 26 vini?

"wc5"Compilando la scheda del singolar tenzone, ho assaggiato e giudicato anch’io i vini, impegnati a due a due in un duello testa a testa fra un italiano ed un francese, secondo un confronto attentamente studiato dall’enologo Roberto Cipresso, che li ha abbinati in ragione di affinità da terroir o di altre loro particolari caratteristiche:

Cremant d’Alsace/Prosecco; Champagne/Franciacorta; Chablis/Collio; Pouilly Fumè/Falanghina del Taburno; Cote Du Rhone Blanc/Trebbiano d’Abruzzo; Rosè De Provence/Salice Salentino; Cote Du Rhone Rouge/Primitivo di Manduria; Chateauneuf Du Pape/Montepulciano d’ Abruzzo; Bourgogne/Barbaresco; Croge hermitage/Nero di Troia; Bordeaux Rouge/Brunello di Montalcino che, perdonatemi, mi è rimasto impresso con il numero di campione 24 per la sua eleganza ed armonia.

I duellanti erano tutti di eccellente livello, ma il mio palato (e forse anche il mio cuore) hanno, in conclusione, optato per i vini tricolore.

Alla fine, l’Italia ha vinto 7 a 6 per la giuria tecnica, mentre per la giuria popolare 9 a 4. Ha vinto proprio il Brunello di Montalcino per la giuria tecnica, mentre la giuria popolare ha premiato il Nero di Troia.

Al momento della proclamazione, grande  l’esultanza dell’Ettore Fieramosca della serata, vale a dire Giancarlo Giannini. Dulcis in fundo, duello a parte fra Sauternes/Moscato nobile passito. Ha vinto, in questo caso, la Francia, per la quale ha alzato vittoriosamente la bottiglia il condottiero francese Guy de la Motte, impersonato da Philippe Leroy."wc2"

Serata splendida, indubbiamente e successo che ha meritatamente ricompensato gli sforzi degli organizzatori, fra i quali una menzione particolare meritano Lello LacerenzaLuciana DoronzoManlio Cassandro che sono stati davvero dei perfetti padroni di casa. Anche i sommeliers, va detto, hanno svolto un ottimo lavoro dando eleganza al loro incarico e risultando sempre all’altezza del compito.

In estrema sintesi,  tanta bellezza in generale, tanta autorevolezza  tra gli ospiti d’onore e tanta gioia del pubblico presente non è evento da tutti i giorni. Il castello stata una cornice fantastica ed ha visto, finalmente, un abbinamento riuscito fra la Storia con la “S" maiuscola e tanta efficace comunicazione delle ricchezze del territorio.

Ogni ulteriore dettaglio sulla serata alla pagina “Nero di Troia – La Disfida enologica".

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.