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Nuovo episodio per la rubrica "Storie di film e dintorni", continua  come ogni domenica l’appuntamento fisso con il Cinema. Dove eravamo rimasti?

Quella frecciata del presidente della METRO all’indirizzo di Billy Wilder era proprio una cattiveria. In Germania, appena cinque anni prima, gli ebrei venivano gasati. Mayer e Wilder erano ebrei. Il primo era nato in Russia e arrivato negli Stati Uniti con la famiglia quand’era un ragazzo; il secondo era nato in Polonia e arriva in America nel 1933 in fuga dal nazismo. Il giovane Billy non era l’emigrante in cerca di fortuna, aveva già fatto i suoi primi passi verso il traguardo che voleva raggiungere… e non era l’angolo della strada. Laureato, aveva fatto il giornalista, lo scrittore, sceneggiatore e regista. La sua era una famiglia agiata, ma rimasta in Germania saranno vittime dell’Olocausto. Il commento piccato di Mayer dunque, era duro e gratuito, e la stampa americana non glielo lascia passare.

"L’autore de La fiamma del peccato e di Giorni perduti – scrive ancora Virgintino – ha scandito magistralmente il racconto, la differenza fra i due mondi, il drammatico trapasso degli anni verdi agli anni grigi è reso con mirabile evidenza; tutto è dosato, dal fotogramma alla battuta, con squisito senso artistico, con una potenza che non dà tregua ne respiro allo spettatore".

Viale del tramonto arriva in Italia nel 1951 e nessun critico nostrano si sognò di"c2" definirlo meno di un capolavoro. Magari all’inizio degli anni Cinquanta il pubblico italiano non era proprio di bocca buona, ma i nostri critici sapevano riconoscere un’opera d’arte quando la vedevano. Candidato a 11 premi Oscar, ne ottiene tre: miglior sceneggiatura originale a Billy Wilder e Charles Brackett, miglior scenografia e miglior colonna sonora a Franz Waxman.

Nello stesso periodo in cui Billy Wilder è alle prese con Viale del tramonto il regista Joseph L. Mankiewicz sta girando un’altra magnifica opera: Eva contro Eva. Il primo sviluppa il tema di un’attrice cinematografica talmente egocentrica che si ritiene più grande del cinema stesso; il secondo, Mankiewicz, parte dall’arrivismo, quale molla per scalare le vette più alte della notorietà con qualunque mezzo, disegnando così un amaro ritratto della società americana. Eva contro Eva è ambientato nel mondo del teatro "un mondo unico – sostiene Virgintino – abitato da esseri che recitano senza soste la commedia della vita". Il film, sceneggiato dallo stesso regista, narra di una talentuosa ragazza, Eva, interpretata da Anne Baxter, che riesce a farsi ricevere da una diva del teatro di prosa, "c3"Margo, sostenendo di essere un’attrice di prosa di una piccola cittadina di provincia con una sconfinata ammirazione per lei, Margo, "magistralmente interpretata da Bette Davis che illumina il suo difficilissimo personaggio". Eva blandisce Margo con tanta sfacciataggine che riesce ad entrare nelle sue grazie: la diva ci casca. L’assume ed Eva diventa segretaria e confidente dell’attrice che non tarda ad accorgersi di una tresca fra la ragazza e il regista della compagnia, amante di Margo. Peggio, una sera Eva riesce, con la complicità del regista, a sostituire la diva ottenendo un successo strepitoso e conquista definitivamente pubblico, regista e produttore divenendo celebre come Margo. Qualche giorno dopo il suo trionfo, a casa di Eva si presenta una ragazza, una giovane ammiratrice della nuova diva sostenendo che ama il teatro, che vuole sapere tutto di lei e vuole fare l’attrice. Così, l’ingranaggio testato da Eva, si rimette in moto e il gioco ricomincia.

Joseph L. Mankiewicz, scrive Virgintino, "ha saputo penetrare nell’intima verità del "c4"mondo del teatro con mirabile sensibilità ed ha narrato, come poche volte capita di vedere sullo schermo, questa non facile vicenda con agilità e scorrevolezza, con un calore umano e un’evidenza veramente magistrali". Il film è proiettato sullo schermo del cinema Galleria dal 5 ottobre con grande successo di pubblico. Candidato a 14 premi Oscar, il 24 marzo, al Pantages Theatre di Los Angeles per l’assegnazione della prestigiosa statuetta, Eva contro Eva ottiene 6 premi: miglior film, miglior regia e sceneggiatura a Joseph L. Mankiewicz, uno quale miglior attore non protagonista a George Sanders e uno ciascuno alla fotografia, in bianco/nero, e al sonoro. Un film imperdibile e da rivedere.

Continua…

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.