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“Questo pregevole album, profondo e spesso gioioso a un tempo, merita ampiamente di essere indicato come uno dei più grandi traguardi di Paul Simon”. Queste le parole con le quali Elvis Costello celebra l’ultimo lavoro dell’ormai settuagenario Paul Simon.
E se nell’immaginario collettivo il nome del cantautore statunitense è indissolubilmente legato a quello di Art Garfunkel, Paul Simon procede da tempo spedito nella sua lunghissima carriera solista, approdando dopo Surprise (2006), al suo dodicesimo album in studio, So Beautiful or So What, uscito a metà aprile su etichetta Hear Music/Concord Music Group.
Sin dalla copertina, l’immagine della doppia elica del DNA umano, si comprende che questo è un album intenso, che riflette sulla vita e sul suo significato. E’ la spiritualità, infatti, l’aspetto dominante in quasi tutti i testi. Ma una spiritualità che, come lo stesso Simon tiene a precisare, non deve andare intesa in senso religioso. Ma connessa con i tempi e i problemi che assillano l’America attuale. E, allora, l’amore, la speranza, il futuro, l’economia allo sfascio, diventano parola che si rifugia nei suoni e nei ritmi dei dieci brani contenuti nell’album.
In poco meno di quaranta minuti, So Beautiful or So What è un viaggio introspettivo tra note liriche e pensose, suadenti e un po’ malinconiche ripensate però con immediatezza e freschezza. E, come lo stesso Simon dichiara, riprende a comporre con la chitarra sulle ginocchia, mettendoci piu’ cuore e partendo non da premesse ritmiche, ma armoniche che riprendono le armonie complicate di brani come Still Crazy After All These Years (1975). Non per questo viene meno il dominio assoluto sulla materia, fatta di arrangiamenti ricercati e accuratissimi, concepiti grazie alla sapiente regia del co-produttore Phil Ramone e al sound complesso e stratificato di musicisti di fama internazionale quali Chris Bear (batterista dei Grizzly Bear), il chitarrista camerunense Vincent Nguini e il fantasioso percussionista Steve Shehan.

"PaulIl risultato e’ una riuscita miscela di influenze che raccontano la storia infinita di questo compositore e incantatore di parole e suoni e che vagano dal rock al doo wop del Simon adolescente, al folk degli inizi, fino a giungere al sound africano e all’anima ‘world’ di perle come Graceland (1986).
Dal folk-rock del brano iniziale Getting ready for Christmas Day, si passa, attraverso il ritmo soca di Afterlife, al vecchio sound di Mrs Robinson in Dazzling Blues, pura poesia che non si smetterebbe mai di ascoltare. E, ancora, dall’intreccio spagnoleggiante di guitara di Rewrite, alla strumentale Amulet e alla musicalità semplice, dominata dalla voce vellutata di Simon alle prese con interrogativi esitenziali in Questions for the Angels, si giunge al sound africano fiero e splendente in Love and Blessing. Dulcis in fundo, la title-track, So Beautiful or So What che racconta vividamente la storia dell’omicidio di Martin Luther King e nella quale Simon ci mette tutti i sounds finora ascoltati e li accompagna con il ritmo sincopato della chitarra elettrica. Insomma, un album riuscito e un bel ritorno per il fuoriclasse ed eterno ‘giovanotto’ di Newark.
In attesa di tornare in duetto con il suo compagno di sempre, Art Garfunkel, afflitto da un problema alle corde vocali, Paul Simon sarà in Italia per un’unica data del suo nuovo tour, il 17 luglio all’Arena Civica di Milano. Naturalmente, l’Italia lo sta già aspettando.
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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.