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"silvia"La Terza edizione del Premio Eureka tenutasi a Terni lo scorso 9 giugno, presso l’Archivio di Stato, ha visto la partecipazione di molti artisti ed in particolare di Silvia Vagnoni vincitrice del Premio Speciale Lsdmagazine con il suo dipinto “Nella foresta dei pensieri”. L’artista romana ha da sempre improntato la sua produzione sulla ricerca del bello dell’equilibrio e dell’armonia, il raggiungimento dunque del concetto di bellezza naturale in estetica. Obiettivo che ha perseguito con dedizione e successo riuscendo a scovare, grazie ad una esclusiva sensibilità, dettagli e particolari che nei suoi dipinti prendono il posto di elementi essenziali per l’interpretazione, e non di minuzie trascurabili. L’intervista cerca non solo d’indagare il dipinto “Nella foresta dei pensieri”, scoprendo quel velo di affettività che vi è tra autore ed opera, ma anche la carriera artistica di Silvia Vagnoni, cercando di capire cosa rappresenti per lei l’attività di artista e  cosa l’ha portata a questa scelta, o forse bisogno.

Quando ha capito che l’arte era il suo sentiero da seguire?
C’è stato un momento drammatico della mia vita in cui mi sono trovata ad un bivio e l’arduo sentiero dell’arte mi ha offerto una nuova prospettiva d’interessi.
Qual è l’opera d’arte o l’autore che agli inizi della sua carriera artistica l’ha influenzata e affascinata maggiormente? E come queste preferenze sono  cambiate negli anni?
Caravaggio e Piero della Francesca mi hanno da sempre affascinato, l’uno per la sua forza espressiva l’altro per la pulitezza del segno e del colore. Poi sono venuti Artemisia Gentileschi, Vermeer, e tra i moderni Roberto Ferri  e  Samorì .
Quando ha iniziato a dipingere e perché?

Da sempre, direi. Ricordo un incontro fulminante (io bambina)  con un mio cugino acquisito, pittore già adulto, al quale chiesi di disegnare per me e lui con un breve tratto fece apparire ai miei occhi stupiti un posacenere di cristallo con una sigaretta accesa. Non ho mai dimenticato come per ultima apparve la voluta di fumo.  Le circostanze della vita  mi hanno portato per altre vie, poi  quando ho potuto disporre a piacimento del mio tempo ho avuto la fortuna di frequentare gli studi degli artisti  della Nuova Maniera Italiana, che mi hanno affascinato e aperto uno spiraglio su un mondo che puoi interpretare con la tua fantasia.

Quali e quante tecniche ha sperimentato e qual è la sua preferita?

Da sempre l’olio, per la sua duttilità. Anche l’acrilico mi ha permesso di realizzare in velocità alcune opere con buoni risultati, come “Nella foresta dei pensieri” dove il lavoro con l’olio è stato di finitura per non soffocare le trasparenze sottostanti in acrilico. Ho dedicato un qualche tempo  a tentativi di acquerello presto abbandonati per il pastello specialmente in alcuni ritratti, ed anche dipinti murali con tecnica d’invecchiamento. Poi , però, torno all’olio mio preferito.

In “Nella foresta dei pensieri” ad un occhio allenato non sfuggiranno delle somiglianze con autori del passato quali i preraffaelliti, il colore dell’incarnato per citarne uno.  Coma mai questa scelta stilistica?"Nella

Questo dipinto costituisce un ponte di passaggio tra la produzione più colorista e più carica di materia  e la tendenza  a realizzare con una gamma limitata di colori una perfetta sintesi  tra il soggetto e il contesto.

Il dipinto, vincitore del premio speciale Lsdmagazine, emana al contempo una serenità ed intensità un po’ enigmatici. Quali riflessioni e pensieri l’hanno portata alla sua realizzazione?

Credo che rappresenti un mio momento personale di riflessione, quando nella mente i pensieri si affastellano e vedi i flash di tutta la vita; e ricordi i momenti belli che cerchi di sottrarre alla foresta delle difficoltà  trascorse.  La giovane donna è pensierosa ma l’espressione accenna ad un sorriso; un buon auspicio per i giorni a venire.

Cosa spera che il dipinto trasmetta agli osservatori?

Vorrei che fosse un segno di speranza e d’incoraggiamento per il futuro.

Cosa le ha dato il mondo dell’arte nel corso degli anni?

Emozioni,  emozioni e amici.

A quale tra tutte le sue opere è affezionata maggiormente e perché?

Una piccola copia de “I bari” di Caravaggio iniziata da vent’anni almeno e  allo stato attuale di discreto abbozzo.  Solo il personaggio  del ragazzotto gabbato è finito mentre per il resto  rarissimamente trovo il coraggio di dare qualche pennellata. Provo un timore reverenziale che mi impedisce di proseguire, quasi  temendo le ire del Maestro. L’amo perché ho trovato il coraggio di affrontarla.

Com’è guardare il mondo con gli occhi di un artista? Cosa, secondo, lei rende un artista tale?

Ciascuno di noi con il suo bagaglio personale viaggia attraverso il mondo e ne assorbe gli umori , li elabora  con le proprie formule alchemiche e li trasforma  in visioni che la mano concretizza.  Le opere che prendono vita  sono  frutto delle esperienze personali e collettive ma anche espressione di sentimenti e di desideri.  E l’artista è tale se riesce a comunicare l’idea ispiratrice della propria opera.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.